I 10 Neopro’ più attesi del 2019 dodici mesi dopo

Come ormai da tradizione, anche in avvio di 2019 vi avevamo presentato i dieci neo professionisti che avevamo considerato più promettenti o comunque da seguire con maggiore attenzione nell’anno che sarebbe venuto. Conclusa ormai la stagione sportiva, cominciamo dunque a tracciare i nostri consueti bilanci e partiamo proprio con il valutare come se la sono cavata quei dieci giovani che avevamo selezionato: hanno saputo mantenere le aspettative e come hanno vissuto la loro prima stagione tra i professionisti?

Se per alcuni sono arrivati rapidamente grandi successi, lanciandoli verso una consacrazione che sembra già definitiva, per altri l’anno trascorso è stato complicato, a volte avaro di soddisfazioni, e ci sono stati dei passaggi a vuoto, che possono comunque servire come base per crescere. Andiamo dunque a scoprire più dettagliatamente come si sono comportati i nostri dieci ragazzi durante questo loro primo anno nel grande ciclismo.

1. Remco Evenepoel (Deceuninck Quick-Step): Il classe 2000 arrivava in gruppo con le stimmate del predestinato dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere nelle categorie giovanili a soli 18 anni. Il salto tra i grandi in età così giovane potrebbe fare paura, ma non al diciannovenne belga, che dopo una sola stagione si è issato già ai vertici del ciclismo mondiale. Dopo un inizio di stagione subito da protagonista, flirtando con il successo, la prima vittoria non tarda ad arrivare: a giugno con la conquista di tappa e generale del Giro del Belgio, che ha fatto da preludio a vittorie ancora più importanti. Il giovane fenomeno della Decenunick-Quickstep ha infatti conquistato la Clásica San Sebastián 2019 con un numero che rimarrà ancora a lungo negli occhi degli appassionati, appena una settimana prima di laurearsi campione europeo a cronometro. Nella prova contro il tempo ha poi ottenuto anche il titolo di vice campione del mondo con il secondo posto a Yorkshire 2019, dove anche nella prova in linea si è fatto notare facendo da gregario a Philippe Gilbert, incoraggiandolo dopo una caduta con fare da veterano.

2. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates): Lo sloveno classe ’98 non arrivava tra i professionisti con la stessa popolarità di Evenepoel, ma anche aveva già un palmarès di tutto rispetto, indicativo di quello che avrebbe potuto ottenere in questa stagione, sia nei giovani che nelle sue fugaci apparizioni contro professionisti. Confermando le qualità evidenziate nel successo al Tour de l’Avenir, il ventunenne nel corso dell’annata ha già fatto capire che il suo nome sarà uno di quelli a cui dovremo prestare attenzione nelle corse a tappe dei prossimi dieci anni. Cominciando subito alla grande con il successo da record alla Volta ao Algarve, è cresciuto sino a conquistare il Giro di California, ma la vera consacrazione doveva ancora arrivare. La sua perla è infatti la Vuelta a España, nella quale si presenta con i gradi di capitano da dividere con l’ex vincitore Fabio Aru, che rapidamente dimostra di non averne. Nel corso delle tre settimane lo sloveno ottiene invece tre spettacolari successi parziali e riesce a salire sul podio di Madrid, sia come detentore della maglia bianca dedicata ai giovani, per la quale è riuscito a battere il favoritissimo Lopez, sia come terzo classificato nella generale finale.

3. Matteo Moschetti (Trek-Segafredo): Il velocista italiano ha iniziato bene la sua stagione allo UAE Tour, dove è riuscito ad ottenere anche un secondo posto di tappa alle spalle di Caleb Ewan. Positiva è stata poi anche tutta la prima parte di stagione, con la prima partecipazione in carriera ad un GT sulle strade del Giro d’Italia, durante il quale il ventitreenne ha ottenuto anche un quarto e un quinto posto parziale prima di essere costretto al ritiro a seguito di una caduta nella decima tappa. Un infortunio in allenamento ne ha poi condizionato tutta la seconda parte dell’annata, nella quale non è riuscito ad ottenere risultati di rilievo fino al quinto posto nella prima tappa del Tour of Guangxi, che fa ben sperare per la prossima stagione e per il resto della carriera.

4. Marc Hirschi (Sunweb): Il giovane corridore svizzero giungeva all’appuntamento con la sua prima stagione tra i professionisti con il titolo di campione del mondo dell’under 23, caricando subito su di sé un grosso bagaglio di aspettative. Corridore versatile, l’elvetico ha avuto modo di testarsi su tutti i terreni, dalle classiche alle corse a tappe, tranne che sulle grandi montagne, vista l’assenza da tutti e tre i grandi giri. Il classe ’98, tuttavia è riuscito a dare ampia dimostrazione delle sue qualità con un quinto posto nella generale e un secondo posto di tappa al BinckBank Tour e con il terzo posto alla Clásica San Sebastiàn. La sua bravura a cronometro e in salita potrebbe farlo diventare un corridore da GT, nel frattempo però Hirschi ha partecipato a molte delle classiche più importanti, dimostrando di poter fare bene anche nelle corse di un giorno.

5. Gino Mäder (Dimension Data): L’elvetico della Dimension Data è, fra i dieci nomi di questa lista, uno di quelli che meno ha saputo rispondere alle aspettative che erano stato riposte in lui. Dopo alcuni buoni segnali lanciati alla Vuelta a San Juan, del corridore capace di vincere due tappe al Tour de l’Avenir 2018 non c’è stata più traccia in tutto il resto del 2019. Tanti ritiri nel corso della stagione che sicuramente non fanno palmarès, ma potranno servire da esperienza per un corridore che ha ancora tutto il futuro dalla sua parte.

6. Edoardo Affini (Mitchelton-Scott): La stagione dell’azzurro non era iniziata nel migliore dei modi, con una serie di ritiri nelle classiche di primavera, ma da quel momento in poi per il classe ’96 è stata un costante crescendo di condizione e di convinzione nei propri mezzi. Una vittoria di tappa al Giro di Norvegia, poi concluso in quarta posizione, ha fatto scattare in lui una molla, che ha portato immediatamente a un quarto posto nei campionati nazionali a cronometro. Il risultato più importante è però la medaglia di bronzo ottenuta nella medesima specialità alla rassegna continentale di Alkmaar che, insieme a un secondo e a un primo posto di tappa nelle prove a cronometro di BinckBank Tour e Tour of Britain, ci consente di considerarlo già uno dei migliori specialisti al mondo.

7. Robert Stannard (Mitchelton-Scott): Corridore completo, l’australiano è riuscito solo a sprazzi ad esprimere le sue qualità nel corso di questa stagione. Dopo aver indossato la maglia di leader della Settimana Internazionale Coppi e Bartali grazie alla vittoria nella cronosquadre iniziale, le prestazioni del classe ’98 sono state decisamente meno appariscenti, passando anche per le classiche del Nord. Dopo la partecipazione a Fiandre e Roubaix, la squadra ha deciso di non convocarlo per nessun GT, portandolo comunque a fare gavetta in alcune brevi corse a tappe e classiche WorldTour nelle quale non ha brillato, correndo sostanzialmente al servizio della squadra.

8. Harry Tanfield (Katusha-Alpecin): Prima stagione tra i professionisti abbastanza anonima per il 24enne britannico. Nella prima parte dell’annata, dove partecipa alle classiche del Nord, sono più le corse che non riesce a portare a termine rispetto a quelle che in cui arriva al traguardo; piuttosto comprensibile per un neo professionista alle prese con le gare più complicate del calendario. Un po’ meglio va nella seconda parte del 2019, dove riesce a giungere quinto nella cronometro del BinckBank Tour vinta da Filippo Ganna e a guadagnarsi un posto nella CronoStaffetta Mista ai Mondiali di Yorkshire 2019, nella quale si mette al collo la medaglia di bronzo.

9. Jonathan Caicedo (Education First): Ci si aspettava forse di più dal 26enne ecuadoriano, dopo le belle prestazioni del 2018. Nella prima parte di stagione sembra piuttosto lontano dalla forma migliore, concludendo quasi sempre distante dai primi, poi a maggio partecipa al suo primo GT, il Giro d’Italia, terminandolo in 108ª posizione. Il momento migliore dell’annata per lui arriva tra giugno e luglio, quando vince il titolo di campione nazionale sia a cronometro che in linea e giunge quarto nella classifica finale della Adriatica Ionica Race, dando conferma delle sue qualità. Una stagione di apprendistato servita ad acquisire esperienza e fondo.

10. Alejandro Osorio (Nippo-Vini Fantini-Faizané): Stagione divisa in due per il giovane colombiano, che nei primi mesi del 2019 riesce a ottenere dei buoni risultati con due top ten di tappa alla Vuelta a San Juan e al Colombia 2.1, dove conclude anche undicesimo nella classifica generale. Un infortunio al ginocchio rimediato al Tour of the Alps, però, lo tiene fermo ai box fino ad agosto e, nelle gare disputate da quel momento fino al termine della stagione, non riesce quasi mai a esprimersi ad alti livelli, pur cercando di farsi vedere come può. Il prossimo anno, a causa della chiusura della squadra italo-giapponese, si trasferirà alla Caja Rural, dove proverà a mostrare quel talento in salita solo intravisto questa stagione.

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