Giro d’Italia 2023, Top/Flop del giorno

La nostra rubrica che traccia il bilancio della giornata appena conclusasi al Giro d’Italia 2023.

TOP

Davide Bais (Eolo-Kometa): Un sogno che diventa realtà per il corridore trentino: primo successo in carriera, in una delle corse più prestigiose al mondo e al termine di una giornata passata in fuga e con la salita del Gran Sasso nel finale. Il 25enne fa tutto alla perfezione, collaborando alla perfezione con gli altri attaccanti e risparmiandosi negli ultimi chilometri, quando inizia una marcatura a uomo su Petilli, da lui ritenuto il più pericoloso. Alla fine ne ha più dei compagni di fuga e va a prendersi questa vittoria che significa tantissimo per lui e la sua squadra, formazione Professional e dunque invitata al Giro, oltre alla Maglia Azzurra della classifica GPM.

Karel Vacek (Team Corratec-Selle Italia): Un secondo posto che vale come una vittoria quello del 22enne, che pochi anni fa lottava tra gli juniores con Remco Evenepoel e che poi si era un po’ perso, ammettendo anche di aver pensato di abbandonare il ciclismo lo scorso anno. Chiamato all’ultimo minuto per fare il Giro, il ceco si ritaglia una giornata da protagonista e va vicino al successo dopo aver sofferto sulla salita finale, stringendo i denti e lottando fino all’ultimo per provare a regalare una grande vittoria alla sua squadra, che al primo invito al Giro (nel primo anno tra le Professional) si sta mettendo in grande evidenza grazie alle fughe.

Andreas Leknessund (Team DSM): Il norvegese, che già si aspettava di dover difendere con le unghie e con i denti la Maglia Rosa, alla fine non ha particolari problemi a mantenere il simbolo del primato, anche perché nessuno lo attacca sulla salita finale. Il 23enne si limita a fare il suo, mettendo a lavorare la sua squadra per evitare che la fuga prenda troppo vantaggio (anche se a un certo punto perde virtualmente la maglia) e assicurandosi così un’altra giornata da leader.

FLOP

I rivali di Remco Evenepoel: È vero che il Giro è lungo e che di montagne ce ne sono ancora tante (in particolare nella terza settimana), ma il belga ha già preso un buon vantaggio su molti dei rivali con la crono iniziale e rischia di aumentare ulteriormente tale gap nella prova contro il tempo di domenica. E allora perché non provare ad attaccarlo oggi? Soprattutto se si considera che il campione del mondo è finito a terra due volte due giorni fa, dunque potrebbe avere ancora alcuni strascichi delle cadute e incappare in qualche difficoltà se attaccato. Poi certo, alla fine il 23enne vince la volata del gruppo con apparente facilità e sembra dimostrare di aver superato i problemi fisici: ma se non si prova neppure a metterlo in difficoltà, gli si rende la vita facile…

Gli scalatori puri: Un traguardo anche piuttosto prestigioso come quello di Campo Imperatore, primo arrivo in salita di questa edizione del Giro, avrebbe forse potuto fare gola a qualche scalatore di buon livello già piuttosto lontano in classifica. E invece nessuno di loro (se non il buon Petilli) prova ad andare all’attacco, non c’è bagarre e la fuga va via al primo tentativo, prendendo anche un vantaggio tale da rendere praticamente inutile ogni tentativo di attacco e di rimonta nel finale. Era davvero così brutta questa tappa?

Simone Petilli (Intermarché-Circus-Wanty): In realtà, inserirlo tra i flop è un po’ ingeneroso, e per il coraggio, la grinta e l’essere arrivato a giocarsi la vittoria bisognerebbe solo fargli gli applausi come agli altri due fuggitivi Bais e Vacek, ma dei tre davanti il 30enne era probabilmente quello più scalatore e alla fine arriva terzo. Lui stesso, dopo il traguardo, ammette di avere fatto alcuni errori, sprecando forse troppe di quelle energie che nel finale avrebbero potuto permettergli di staccare gli altri due. Errori dai quali imparare per la prossima volta, che chissà non arrivi già durante questo Giro.

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