#SpazioTalk, Gianni Savio presenta il progetto Petrolike: “Correremo anche in Italia, vorremmo la licenza Pro Tour nel 2025”

40 anni di carriera e non sentirli. Gianni Savio inizia oggi la sua stagione numero 40 da direttore sportivo, stavolta alla guida della Petrolike, il nuovo progetto messicano che parte dalla categoria Continental ma ha l’ambizione di passare nel Pro Tour già a partire dal 2025. In vista della Vuelta a Tachira 2024, dove ci sarà l’esordio stagionale della sua nuova squadra, che sostituisce il precedente progetto GW Shimano, abbiamo contattato Gianni Savio. Di seguito l’intervista integrale concessa alla redazione di SpazioCiclismo. Potete ascoltarne una parte nella puntata di SpazioTalk, il podcast di SpazioCiclismo, dedicata al ciclismo italiano.

Parlaci del nuovo progetto Petrolike.
È un progetto che pare molto interessante. Abbiamo concluso il contratto con la GW Shimano. È stata una stagione comunque buona, abbiamo chiuso in ottime relazioni con loro. Però abbiamo avuto quest’opportunità con la Petrolike già due mesi fa. Il titolare della Petrolike è un grande appassionato di ciclismo, esce ogni giorno in bicicletta e voleva dare spazio al ciclismo messicano. Il direttore generale sarà David Plaza.

Che tipo di programma avete per i prossimi anni?
Il programma è a medio termine. Partiamo da una Continental perché non si può fare diversamente. Il primo obiettivo è di fare una squadra Professional nel 2025. Il fatto stesso di avere in squadra due corridori come Johnathan Caicedo, campione ecuadoregno, che ha vinto sull’Etna al Giro d’Italia tre anni fa, e Diego Camargo, altro colombiano, buono scalatore. Poi ci sono giovani messicani. Il progetto nasce come uno sviluppo del Messico nel ciclismo internazionale. Ci sono giovani interessanti, integrati da corridori di esperienza per formare una squadra a nostro avviso interessante.

Ma quindi correrete solo in America o in tutto il mondo?
Correremo in tutto il mondo, anche in Italia. Rispetto all’anno scorso è un progetto più ampio. La GW era una squadra colombiana, fabbricante di biciclette in Colombia che puntava sul suo mercato. Era un aspetto commerciale, qui c’è un aspetto sportivo per lanciare nel ciclismo che conta i giovani messicani. In Italia correremo al Laigueglia, alla Settimana Coppi e Bartali, al Pantani e al Giro dell’Emilia. Facciamo tutte le corse che può fare una Continental, ovviamente non possiamo fare quelle per le Pro Tour.

Quanto dura il contratto con il main sponsor?
L’accordo è triennale, però l’intento è continuare. Come sempre, questo dipenderà da vari fattori: se ci sono i risultati, si potrà andare avanti. I risultati dipendono dalle risorse economiche che vengono messe a disposizione.

In un futuro un po’ più lontano può esistere la parola World Tour?
La parola World Tour era uscita anche con la Drone Hopper. Allora avevo frenato gli entusiasmi, dicendo di iniziare a pensare alla categoria Professional. Se ci saranno le risorse, potremo anche pensare al World Tour. Tutto però dipenderà dalle risorse economiche. Di sicuro è un progetto più importante rispetto a quello della GW. Il fatto stesso di avere due corridori come Caicedo e Camargo è una fotografia della situazione. L’anno scorso l’obiettivo era lanciare altri giovani e ce l’abbiamo fatta: Guatibonza è andato alla UAE Development, Umba all’Astana. Ma si sapeva che la GW non aveva risorse economiche per garantirsi corridori migliori.

Dove trovi ogni anno le energie per ripartire, anche dopo delusioni come quella con Drone Hopper?
È questa che io bonariamente presento come maledetta passione. È la passione che mi spinge. Già non è facile gestire una squadra in situazione normali, con la Drone Hopper io e Marco Bellini abbiamo fatto un miracolo per portare al termine una stagione senza che il main sponsor portasse denaro dal primo giugno in poi. Ora affronto questa nuova stagione con lo stesso entusiasmo di 40 anni fa. Dico 40 perché questa sarà la mia quarantesima stagione.

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