Caja Rural-Seguros Rga, il commiato di Mikel Nieve: “Ho dato tutto per i miei capitani; Froome è stato il più umile e umano”

Fra i tanti corridori di alto profilo che chiuderanno la loro attività alla fine di quest’anno c’è anche Mikel Nieve. Basco di Leitza, lo scalatore ha iniziato a correre fra i professionisti nel 2008: per lui 5 vittorie individuali e 22 partecipazioni ai Grandi giri, chiusi 6 volte fra i primi 10 della classifica generale. La missione di Nieve, che ha disputato l’ultima stagione della sua carriera con la maglia della Professional Caja Rural-Seguros RGA, era però principalmente quella di uomo di fatica a disposizione dei capitani di Team Sky (tra il 2014 e il 2017, il periodo d’ora della corazzata britannica) e BikeExchange (nelle sue varie denominazioni, dal 2018 al 2021).

“Chiudo la carriera con la sensazione di aver passato degli anni bellissimi – le parole di Nieve in un’intervista a Marca – Ho avuto la fortuna di vivere facendo quello che mi piace e questo non capita a tutti. Smetto con la consapevolezza di aver conosciuto grandi corridori, belle persone e di aver vissuto splendidi momenti”. Fra questi ci sono le vittorie personali, come detto non tantissime: tre di queste sono tappe del Giro d’Italia e, nel dettaglio, una è passata alla storia come una delle più dure del ciclismo moderno; 229 chilometri con 7mila metri di dislivello: “Era il 22 maggio 2011, si andava da Conegliano a Val di Fassa e c’erano le salite di Piancavallo, Forcella Cibian, Giau, Fedaia e quella per andare all’arrivo. Fu una tappa durissima e quel successo portò una grande allegria in casa Euskaltel (la squadra con cui Nieve gareggiò nei primi anni di carriera – ndr)”.

Vittorie individuali da ricordare, come quelle di squadra. Nieve, la cui ultima gara della carriera è stata Il Lombardia 2022 (chiuso anticipatamente per via di una caduta) è stato gregario di grandi scalatori e uno lo ricorda con particolare affetto, Chris Froome: “Un grandissimo, ma quello che più mi colpiva era la sua umiltà e la sua maniera di essere semplice e di trattare allo stesso modo tutti gli altri. La sua umanità ha davvero attirato la mia attenzione. Ora sta provando a tornare al massimo dopo il suo incidente: nel Tour de France di quest’anno, ha lottato per una vittoria di tappa, ed è una cosa che fa ancora sperare per il meglio”.

Il basco, 38 anni, traccia la sua situazione fra passato e futuro: “Spero di essere ricordato come un gran lavoratore, che ha da tutto e che ha fatto il meglio che ha potuto – le parole dello scalatore – Non so se io sia stato un gregario ideale per i grandi capitani, ma ho la coscienza a posto perché non mi sono mai risparmiato, anche se a volte i piani riuscivano e altre volte no. Il ciclismo mi ha dato molto e qualche volta mi ha fatto soffrire. Questo sport è cosi: gioie e dolori. Il mio futuro? Non so cosa farò, ma non scarto la possibilità di restare nel ciclismo. Ho tanta esperienza da portare. Ma adesso voglio riposarmi e condurre una vita tranquilla in cui poter fare le cose che non ho potuto fare negli anni di carriera”.

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