Burgos-BH, la dirigenza chiede al governo spagnolo la “cassa integrazione” per corridori e staff

Anche la Burgos-BH è costretta a misure drastiche a causa del coronavirus. Secondo quanto riporta AS, la formazione spagnola avrebbe presentato al governo nazionale la richiesta di ERTE per i propri venti ciclisti e sei membri dello staff tecnico. Il dossier, secondo la legislazione dello Stato, prevedrebbe la sospensione dei contratti a causa della difficoltà economica dell’impresa nel pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Di fatto dunque gli atleti riceverebbero la disoccupazione per i primi 180 giorni di inattività, percependo un introito pari al 70% del loro stipendio abituale. Una volta terminata la situazione di crisi, i loro contratti potrebbero essere riattivati. Un provvedimento simile alla cassa integrazione italiana, con cui il team spera di salvarsi da questo periodo difficile.

Il direttore sportivo David Cantera ha rivelato al portale spagnolo: “La richiesta di ERTE è stata elaborata, ed è in attesa di approvazione, per i contratti fissati dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020. In teoria durerà per tutta la durata dello stato di allarme, poi vedremo quando si tornerà alla corsa. Ma con gli sponsor ci sono tre anni firmati, e vogliamo che i ciclisti prendano il 100%“. Dichiarazioni che lasciano dunque ampiamente aperta la possibilità di vedere ancora la squadra al via delle corse, una volta che l’emergenza sanitaria mondiale sarà passata il calendario ristabilito.

La Burgos-BH è la prima formazione europea a prendere una decisione così drastica. Di recente era stata confermata la notizia del taglio di una parte degli stipendi dei corridori e dello staff di Astana e Lotto Soudal: quest’ultima ha deciso di mettere in disoccupazione i dipendenti legati da un contratto di consultazione o collaborazione. Il timore naturalmente è che la crisi possa proseguire e avere effetti ancora più duraturi sul mondo del ciclismo. A maggior ragione se corse di risonanza mediatica mondiale come Tour de France 2020 e Giro d’Italia 2020 non dovessero trovare una nuova collocazione nel calendario.

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