Groupama-FDJ, Thibaut Pinot: “Sono ai margini dell’ambiente e credo anche della società. Sogno la maglia rosa, perché la gialla è troppo grande”

Thibaut Pinot si racconta a cuore aperto. Il corridore della Groupama-FDJ ha concesso un’intervista a Ouest-France, parlando di vari temi tra passato, presente e futuro. Il francese ha rivelato che il suo obiettivo per il prossimo anno è semplicemente quello di “tornare ad alzare le braccia al cielo e far male agli avversari”, mentre ha raccontato i momenti difficili degli ultimi due anni, soffermandosi soprattutto sul periodo dello scorso Giro d’Italia, corsa a cui avrebbe dovuto partecipare, ma a cui poi non ha potuto prendere parte per via dei problemi fisici.

“Sono stati mesi interminabili, una sofferenza mentale – ha spiegato –  Soprattutto nel periodo del Giro, corsa che avevo voglia di fare e che era nel mio programma. C’erano corse tutti i giorni. Qualsiasi cosa tu faccia ti riporta alla tua condizione in quei momenti. Accendi Twitter, la tv, qualsiasi cosa, c’è sempre qualche notizia sul ciclismo. Persino la gente te lo ricorda quando vai a fare la spesa, quando vai in panetteria, soprattutto al mio paese. Non c’è un giorno in cui non mi parlano di bici. Tutti mi parlavano della Vuelta, ‘ speriamo di vederti alla Vuelta’ e io rispondevo di sì, sapendo che non sarebbe stato possibile. Già a maggio lo sapevo, ma non potevo dir loro questo, non volevo deluderli”.

Lo scalatore transalpino ha poi spiegato il suo feeling con il Giro e l’obiettivo Maglia Rosa, l’ultimo che gli manca di quelli che si era prefissato a inizio carriera, considerando troppo per lui la Maglia Gialla del Tour (anche se il prossimo anno dovrebbe andare alla Grande Boucle): “Quando sono passato pro, ho fatto una lista di obiettivi. Li ho raggiunti quasi tutti, c’erano: essere campione di Francia, vincere in tutti e tre i GT, vincere il Lombardia e indossare la maglia rosa al Giro. Mi manca solo quest’ultima cosa. La maglia gialla è sempre stata, per me da ragazzino, qualcosa di troppo grande, per questo ho sempre sognato di portare la maglia rosa del Giro”.

Il classe ’90 ha poi parlato anche del termine della sua carriera e della sua immagine di uomo lontano dall’epoca contemporanea: “Sono ai margini di questo ambiente, e credo anche della società. Il giorni in cui mi ritirerò sbatterò il telefono contro il muro. Rispondere a un messaggio per me è una fatica. Chiamare qualcuno, scrivere un messaggio, cose che ho sempre detestato. […] Essere diversi è grave? No, io la vivo molto bene, ma sono sempre contronatura. Mi forzo, non ho scelta, altrimenti non sarei nemmeno qui a fare interviste”.

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