Saluti a… Pierre Rolland

Pierre Rolland appende la bici al chiodo dopo sedici anni in cui è stato tra i corridori più amati dal pubblico francese e non solo. Il classe ’86, costretto ad interrompere la carriera prima di quando avrebbe voluto a causa della chiusura della B&B-Hotels, è stato uno scalatore generoso, che ha fatto dello stile di corsa aggressivo e mai al risparmio il suo marchio di fabbrica. Il transalpino ha ottenuto tanti successi in montagna, soprattutto tra le strade di casa, dove spiccano due splendide affermazioni al Tour de France, ma anche fuori dai confini francesi, come dimostra la splendida vittoria di tappa ottenuta al Giro del 2017. Le vittorie ottenute in carriera sono 12 e, al netto delle tre tappe nei GT, tutte in gare minori, ma il suo essere sempre protagonista in corsa gli permette di lasciare il ciclismo come uno dei corridori francesi più apprezzati della sua generazione.

Il nome di Rolland inizia a circolare già nel 2004, quando il francese entra nel giro della sua nazionale giovanile, chiudendo in quindicesima posizione il mondiale juniores. Il primo assaggio di professionismo arriva invece due anni dopo, quando il nativo di Gien diventa stagista della Crédit Agricole a metà stagione, alternando comunque calendario U23 e professionistico fino a fine anno. Le prestazioni sono buone e la squadra si convince a tenerlo in rosa l’anno successivo, che si apre subito con una vittoria alla Tropicale Amissa Bongo, che però all’epoca non aveva ancora lo status di corsa professionistica. La prima vera vittoria da pro’, allora, arriva ad agosto in una tappa del Tour du Limousin. Nel 2008 il blasone delle corse a cui partecipa aumenta, ma lui riesce comunque a ben figurare, ottenendo vari piazzamenti tra Parigi-Nizza e Giro del Delfinato, in quest’ultimo caso vincendo anche la classifica degli scalatori. Dopo l’esperienza olimpica a Pechino (conclusa con il ritiro), la Crédit Agricole chiude i battenti e Rolland è costretto a cambiare squadra, accasandosi alla Bbox Bouygues Telecom, antenata dell’attuale TotalEnergies.

Il primo anno alla corte di Jean-René Bernaudeau si chiude senza successi, ma con l’importantissima esperienza del debutto al Tour de France, che Rolland chiude al ventesimo posto della generale. La situazione inizia a cambiare nel 2010, quando ottiene la vittoria che mancava da tre anni sul traguardo di Belleville, finale della quarta frazione del Circuit de la Lorraine. Fatto il pieno di fiducia, arriva carico al Tour de France, dove però non ottiene molto più del quarto posto nella tappa di Gap, mentre prima della fine dell’anno fa in tempo a debuttare anche alla Vuelta, che si conclude però con un ritiro.

Nel 2011 la squadra di Bernaudeau cambia sponsor e punta fortemente sul Tour, dove riesce a fare grandi cose. Thomas Voeckler conquista la maglia gialla inserendosi in una fuga e la tiene fino all’ultima tappa di montagna, scortato spesso e volentieri proprio da Rolland nei momenti in cui la strada sale. Lo stesso Rolland, poi, riesce a trovare anche gloria personale, proprio nel giorno in cui il suo capitano crolla e deve cedere le insigne del primato. Mentre Voeckler fatica sulle rampe dell’Alpe d’Huez, infatti, a Rolland viene lasciata la libertà di giocarsi le proprie carte e il classe ’86, certo che avrebbe ripreso e staccato Contador e Samuel Sanchez, parte per poi involarsi in solitaria verso il suo primo successo di tappa in un GT, che chiuderà anche con la vittoria della Maglia Bianca di miglior giovane e con l’undicesimo posto nella generale, che diventerà poi decimo dopo la squalifica di Alberto Contador. Dopo il Tour si vede poco e da settembre è già concentrato sul 2012, che si apre con un successo di tappa all’Etoile de Bessèges in una frazione mossa che lo vede anticipare Franck Vermeulen sul traguardo e che gli vale anche la maglia di leader, che perderà soltanto nell’ultima tappa. L’avvicinamento al Tour è ancora una volta senza grandi sussulti (al netto di un dodicesimo posto alla Liegi chiudendo nel gruppo che si gioca il podio e qualche piazzamento sparso in altre gare), mentre si conferma il feeling particolare con la Grande Boucle.

Già nella tappa della Planche des Belles Filles vinta da Froome si piazza settimo, ma il capolavoro arriva qualche giorno dopo, sul traguardo di Les Sybelles, dove arriva in solitaria dopo essersi inserito nella fuga del mattino e aver rischiato anche di perdere tutto a causa di una caduta in discesa. Il successo di tappa gli vale anche l’ingresso in top 10, un piazzamento che Rolland difende nelle tappe successive (tra cui quella di Peyragudes chiusa al quinto posto) per arrivare a Parigi in ottava posizione, anche se a oltre 16 minuti dal vincitore Bradley Wiggins e a oltre 10 dall’ultimo gradino del podio occupato da Vincenzo Nibali. Visto che i risultati arrivano, Rolland decide di non cambiare i suoi programmi nemmeno nel 2013. Una vittoria di tappa e nella generale al Circuit de la Sarthe sembrano potergli dare ragione, ma già nelle altre corse non arrivano grandi segnali. Al Tour, infatti, capisce subito di non poter fare classifica, ma con grande generosità prova a reinventarsi, andandosi a prendere la maglia a pois già nella seconda tappa. Il transalpino indossa la maglia di miglior scalatore fino alla quindicesima tappa, ma sul Mont Ventoux deve cederla a Froome e da quel giorno va in difficoltà anche in questa classifica, che chiuderà poi al terzo posto alle spalle di Quintana e dello stesso Froome.

Dopo un’annata difficile, dunque, il classe ’86 decide di rimescolare un po’ le carte e nel 2014 decide di affrontare un nuovo programma, che prevede anche la partecipazione al Giro d’Italia. Il debutto alla Corsa Rosa è subito positivo, con un crescendo di condizione nell’arco delle tre settimane che lo porta a lottare per il podio. Il miglior risultato parziale è il terzo posto nella controversa tappa di Val Martello, mentre nella diciottesima tappa, approfittando della giornata nera di Cadel Evans, riesce a portarsi al terzo posto della generale. Purtroppo per lui, Fabio Aru va molto più forte nella cronoscalata di Cima Grappa del giorno successivo e il francese deve accontentarsi di chiudere la corsa al quarto posto nella generale, che è comunque il suo miglior risultato in un GT. Rinvigorito dalla prestazione italiana, Rolland punta a fare classifica anche al Tour de France, che chiude in undicesima posizione nella generale e con un sesto posto di tappa come miglior risultato. Nel 2015 torna al vecchio programma, dimostrandosi però più forte di un tempo, piazzandosi secondo nella frazione inaugurale del Giro di Catalogna, dove per un giorno indossa anche la maglia di leader, e vincendo una tappa e la generale della Vuelta a Castilla y Leon. Al Tour il compito è sempre quello di cercare il successo di tappa e di ottenere un buon piazzamento in classifica, che arriverà con il decimo posto finale, mentre per quanto riguarda i piazzamenti parziali, la vittoria gli sfugge in particolare a Saint-Jean-de-Maurienne, dove chiude alle spalle del solo Bardet, anche se ben staccato. Quello della diciottesima tappa è uno delle tre top 10 di tappa insieme all’ottavo di La Pierre-Saint-Martin e al sesto dell’Alpe d’Huez, dove quattro anni prima aveva ottenuto il suo primo successo al Tour.

Dopo l’esperienza dell’anno precedente, lo scalatore transalpino decide di riprovare il doppio GT e prende parte alla Vuelta, interpretata sempre con il suo stile aggressivo, ma che non gli porta più di un quinto posto di tappa. Quelle sulle strade del GT iberico saranno le sue ultime pedalate con la maglia della Europcar, visto che a fine anno arriva la firma con la Cannondale, trasferendosi dunque per la prima volta in una squadra non francese. L’ambientamento nella compagine americana va bene, nonostante il cambio di lingua, che però per Rolland non è un problema “almeno finché si parla di ciclismo e non di letteratura”. Il team di Jonathan Vaughters, che all’arrivo di Rolland spiega di vedere in lui ancora un enorme potenziale inespresso nonostante sia alla soglia dei trent’anni e che fino a quel momento si allenava come “un corridore del 1975”, gli cuce un programma su misura per l’avvicinamento al Tour molto simile a quello delle sue annate precedenti: partecipazione a tante brevi corse a tappe, dove però raccoglie ben poco. Le cose, però, stavolta non vanno molto meglio nemmeno alla Grande Boucle, dove oltre il sesto posto nella tappa di Culoz non riesce a ottenere molto, chiudendo poi sedicesimo nella generale a Parigi. Ci riprova alla Vuelta, ma anche in questo caso i risultati non arrivano, a causa anche di una condizione che va in calando nell’arco delle tre settimane.

Nel 2017, allora, Rolland decide di riprovare l’accoppiata Giro-Tour, mettendosi in mostra sulle strade italiane già al Tour of the Alps, che chiude al sesto posto della generale dopo due top 10 di tappa. Nella seconda partecipazione alla corsa rosa non riesce a fare nuovamente classifica, ma lascia comunque il segno. Dopo un terzo posto sul traguardo di Bagno di Romagna, Pierre Rolland mette la sua firma su quello di Canazei coronando una splendida fuga, per poi ottenere un terzo posto di tappa anche sull’arrivo di Piancavallo. Dopo il Giro, poi, arriva anche la vittoria della tappa regina della Route du Sud, che sembra lanciarlo verso un grande Tour de France, ma le cose vanno diversamente a causa di una bronchite che lo porta a vivere la Grande Boucle più anonima della sua carriera, nonostante riesca comunque ad arrivare fino al traguardo di Parigi.

La stoicità di Rolland, poi, è messa in evidenza anche dalla striscia che si interrompe nel marzo del 2018 nel corso della settima frazione del Giro di Catalogna. Il francese, infatti, è costretto ad abbandonare la corsa, cosa che non faceva da ben tre anni, quando nella primavera del 2015 era stato costretto ad abbandonare la Tirreno-Adriatico sotto una pioggia incessante. Nel 2018 il programma è sempre incentrato sul Tour, con l’ottavo posto finale al Giro del Delfinato che sembra essere un buon biglietto da visita per il GT di casa. Anche stavolta però i risultati non arrivano nonostante vari tentativi di entrare in fuga, con l’undicesimo posto di Mende come miglior risultato. Alla Vuelta c’è un sussulto con il terzo posto nella quarta tappa, ma è solo un caso isolato, visto che anche stavolta non arrivano prestazioni degne di nota, nonostante il tentativo di raccogliere punti per la classifica scalatori in alcune tappe. Visto il trend in evidente calo, dunque, la formazione di Vaughters, diventata nel frattempo EF Education First, e Pierre Rolland decidono di dividere le loro strade nel 2019, con il francese che fa ritorno a casa, firmando con la Vital Concept.

L’anno non inizia però nel migliore dei modi, visto che a inizio marzo lo scalatore francese è costretto a fermarsi per una doppia frattura al polso, che gli fa saltare prima la Parigi-Nizza e poi gran parte della primavera. A maggio torna alle corse al Tour of Yorkshire per poi ottenere un sesto posto alla Vuelta Aragon. In estate partecipa al Giro del Delfinato e alla Route d’Occitanie, senza grandi sussulti, complice anche il fatto che la sua squadra non è invitata al GT di casa. Il finale di stagione è comunque positivo, con tre settimi posti: Vuelta Burgos, Tour du Limousin e CRO Race.

L’anno della stagione divisa a metà dal Covid lo vede tornare alla Grande Boucle, dove sfiora il successo nella dodicesima e nella tredicesima frazione venendo anticipato da giovani emergenti, prima di chiudere la corsa in diciottesima posizione. In precedenza aveva già vinto una tappa e la classifica generale al Tour de Savoie Mont – Blanc, confermando ancora la capacità di lasciare il segno.. Il 2021 comincia bene con un successo parziale in una tappa del Tour du Rwanda, ma poi il transalpino fatica ad essere protagonista nelle corse successive. Nel 2022, invece, si mette in mostra soprattutto al Giro del Delfinato: in otto tappe va in fuga 5 volte, chiude secondo una frazione e conquista la Maglia a Pois. Alla Grande Buocle, però, non viene dato seguito a questi risultati positivi. Altre buone prestazioni nel corso dell’anno lo convincono a rimanere in gruppo almeno per un’altra stagione, ma la chiusura della B&B Hotels cambia i suoi piani: dopo aver provato a cercare un nuovo team, infatti, decide di appendere la bici al chiodo, lasciando i pochi posti rimasti liberi a disposizione dei suoi più giovani compagni di squadra.

Le gioie

I momenti più belli della carriera dello scalatore transalpino sono ovviamente legati al Tour de France e in particolare al biennio 2011-2012. Nel 2011, infatti, riesce a conquistare la tappa con arrivo sull’Alpe d’Huez, arrivando a Parigi in Maglia Bianca dopo aver anche svolto un grandissimo lavoro al servizio di Thomas Voeckler. Un buon risultato a cui seguono quelli dell’anno successivo. Grazie ad una lunga fuga, infatti, riesce a conquistare la frazione con arrivo a La Toussire e rientrare nella top 10 della generale dove chiuderà ottavo.

Anche al Giro d’Italia, comunque, il classe 1986 si è preso le sue belle soddisfazioni, chiudendo ai piedi del podio una edizione del 2014 corsa con grande grinta e ritrovata passione e vincendo la tappa di Canazei nel 2017, al termine di un’altra delle sue lunghe fughe. In quell’anno chiuse al terzo posto anche altre due frazioni, facendone uno dei più temuti cacciatore di tappe di montagna.

I Dolori

Rolland ha poco da recriminarsi in una carriera sempre corsa all’attacco, anche se ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto, forse schiacciato dall’essere stato frettolosamente indicato come il miglior francese della sua generazione, l’uomo destinato a raccogliere l’eredità ancora oggi in sospeso di Bernard Hinault sul trono di Francia. 12 successi in carriera restano un discreto bottino per un corridore con le sue caratteristiche, ma la sua storia ciclistica è costellata anche da tante occasioni mancate, con molti piazzamenti vicini alla vittoria. In particolare dispiace che non sia mai riuscito a completare la piccola tripla corona: per lui, infatti, non è mai arrivato un successo parziale sulle strade della Vuelta a España, nonostante ci abbia provato più volte nelle sue quattro partecipazioni.

Tra i dispiaceri più grandi, però, forse c’è quello di essere stato costretto ad interrompere la sua carriera quando aveva ancora voglia di continuare a pedalare. In particolare pesa il non aver salutato i suoi tifosi sulle sue strade con un vero e proprio addio. Con il senno di poi sarebbe anche stato bello vedere il nativo di Gien ottenere un’ultima vittoria nella sua ultima stagione, corsa ancora una volta sempre all’attacco.

Palmarès

  • 2006 (Dilettanti)
Prix d’Armorique
  • 2007 (Crédit Agricole, due vittorie)
1ª tappa La Tropicale Amissa Bongo
2ª tappa Tour du Limousin
  • 2010 (Bbox Bouygues Telecom, una vittoria)
4ª tappa Circuit de Lorraine
  • 2011 (Team Europcar, una vittoria)
19ª tappa Tour de France (Modane Valfréjus > Alpe d’Huez)
  • 2012 (Team Europcar, due vittorie)
3ª tappa Étoile de Bessèges (Bessèges > Bessèges)
11ª tappa Tour de France (Albertville > La Toussuire-Les Sybelles)
  • 2013 (Team Europcar, due vittorie)
3ª tappa Circuit Cycliste Sarthe (Angers > Pré-en-Pail)
Classifica generale Circuit Cycliste Sarthe
  • 2015 (Team Europcar, due vittorie)
3ª tappa Vuelta a Castilla y León (Zamora > Alto de Lubián)
Classifica generale Vuelta a Castilla y León
  • 2017 (Cannondale-Drapac, due vittorie)
17ª tappa Giro d’Italia (Tirano > Canazei)
3ª tappa Route du Sud (Saint-Gaudens > Gavarnie-Gèdre)
  • 2020 (B&B Hotels-Vital Concept, una vittoria)
Tour de Savoie Mont-Blanc
  • 2021 (B&B Hotels, una vittoria)
6ª tappa Tour du Rwanda (Kigali (Rond Point KBC)> Kigali (Monte Kigali))

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