CicloMercato, Chris Froome sempre più verso la Israel: resta da capire quando. Già per il Tour o nel 2021?

Non è più questione di se, ma di quando. Ne parlavamo nei giorni scorsi durante la nostra ultima puntata di SpazioTalk e oggi la Gazzetta dello Sport ribadisce il concetto. Il passaggio di Chris Froome alla Israel Start-Up Nation sembra ormai quasi assodato vista la rottura con la dirigenza Ineos, ma resta da stabilire forse il nodo più importante in questo momento. Il Keniano Bianco lascerà il team già quest’anno per correre da capitano unico il Tour de France 2020 oppure approderà nella sua nuova squadra nel 2021? Una questione non da poco perché andrebbe a stravolgere gli equilibri in campo, permettendoci di vedere e vivere una Grande Boucle completamente diversa, le cui strategie e tattiche complessive (anche delle altre squadre) potrebbero cambiare.

Quello che fino a poche settimana fa sembrava impensabile, forte di anni di pieno sostegno, sembra ormai praticamente certo: Chris Froome lascerà il Team Ineos. Gli interrogativi sulla condizione dell’ormai 35enne britannico e l’emergere di una star assoluta come Egan Bernal, a cui ormai non appartiene più solo il futuro ma anche il presente, hanno avuto la meglio del comune passato glorioso. Dave Brailsford, probabilmente più di testa che di pancia, ha fatto i suoi conti e ha compreso che era meglio dare sostegno e fiducia al giovane colombiano, che ormai dà più garanzie tanto sul presente che sul futuro.

Al punto che, secondo quanto riporta il quotidiano rosa, il quattro volte vincitore del Tour non sarebbe neanche considerato attualmente certo del posto al via di Nizza, ma se lo dovrà conquistare in strada. Nei giorni scorsi Servais Knaven aveva ammesso che partire con tre capitani (già, perché nell’equazione ovviamente non va dimenticata neanche la presenza di Geraint Thomas – nonché più a lungo termine anche di Richard Carapaz) non era possibile, parlando di due capitani e un battitore libero, facendo così iniziare a trasparire dubbi sulla fiducia in squadra rispetto a Froome.

Dal canto suo il natio di Nairobi è invece più che convinto dei suoi mezzi. Dopo aver nei mesi scorsi ammesso i propri dubbi, il rinvio dovuto al covid-19 lo ha invece favorito, dandogli più tempo per riprendersi e, forte dei numeri evidenziati in allenamento, vuole quello che è sempre stato il suo posto. Disposto a condividere eventualmente i ruoli, non accetterebbe però di essere messo da parte, considerato meno degli altri che hanno sì vinto le ultime due edizioni, ma anche grazie alle vicende che lo hanno coinvolto.

Senza l’infortunio tutto sarebbe stato diverso, a partire dalla scorsa Grande Boucle, ma ormai la strada è segnata e ricucire sembra impossibile. Lo strappo peraltro non è neanche necessariamente tale, quanto piuttosto una natura usura risultato del tempo trascorso, accelerata dagli eventi. Aggiungendo che dall’altro lato Froome sa anche che di occasioni non ne avrà più così tante visto che l’età ineluttabilmente avanzata, vederlo partire da subito non è dunque impossibile. Aggiungiamoci che la proposta del team di Sylvan Adams, pronto a costruire un team attorno a lui, ammonterebbe a 15 milioni in tre anni

Non è una trattativa semplice per molte ragioni (sportive, commerciali e finanziarie), ma è qualcosa che concretamente è sul tavolo e che tutti stanno tenendo seriamente in considerazione. E lo conferma il fatto che una vera smentita non è mai arrivata. Cosa che invece puntualmente la ex Sky ha sempre fatto per chiarire pubblicamente le situazioni (e restituire internamente la serenità necessaria).

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