Bingoal-Pauwels Sauces-WB, il caso-Molly: il padre diventa talent-scout per la QuickStep e la squadra non rinnova il contratto al figlio

Kenny Molly era uno dei corridori più rappresentativi della Bingoal-Pauwels Sauces-WB, sia per “anzianità di servizio” nella squadra Professional belga che per le qualità dimostrate negli anni. Il belga, 25 anni, pareva destinato a proseguire la sua carriera agonistica con la squadra giallo-fluo, ma all’improvviso si è verificata una rottura che ha portato al “divorzio”. Molly, infatti, non figura nell’organico che la Bingoal ha ufficializzato in vista della stagione 2023. Alla base della separazione una vicenda quantomeno insolita, raccontata da WielerFlits, che vede protagonista il padre del corridore.

All’interno della squadra c’era anche il padre di Kenny, Johan Molly, che prestava servizio come tuttofare. “Ma dalla prossima stagione sarò un talent scout per la Soudal-QuickStep – racconta proprio Molly senior a WielerFlits – Questa scelta mi dà la possibilità di trasformare un passatempo in una professione. Ma la cosa non è andata giù al manager della Bingoal, Christophe Brandt.”.

Ancora Molly: “Lui aveva già detto a Kenny che nel 2023 sarebbe stato un capitano in corsa nelle prossime stagioni; mio figlio voleva restare e già a fine agosto era tutto fatto. Poi però – le parole del padre del corridore – il direttore sportivo Christope Detilloux mi ha accusato di voler portar via corridori dalla squadra per farli approdare alla Quick-Step. ‘Se tuo padre pensa di fregarci, noi faremo lo stesso con te. Niente contratto’, hanno detto a Kenny”.

Molly senior nega le accuse: “Non ho mai fatto nulla di simile, non ho mai fatto una singola promessa a nessuno. Alle corse parlavo con i più giovani e con i dilettanti, ma questo non andava a intaccare la posizione della Bingoal. È ingiusto essere accusato di questo, soprattutto perché è una cosa che va a danneggiare mio figlio. Per me è una mancanza di rispetto. Io ho portato alla squadra corridori come Arjen Livyns, Joël Suter e Stanislas Aniolkowski, ho convinto giovani a unirsi alla squadra e ho organizzato le loro partecipazioni a gare in Spagna, anche se non era mio compito. Fa male sapere che mio figlio è diventato una vittima della mia scelta di andarmene. Giocano con la carriera di un ragazzo”.

La risposta di Christophe Brandt non si è fatta attendere: “Il corridore voleva più soldi. Io ho fatto un’offerta, ma lui non l’ha valutata sufficiente. Noi lo abbiamo sempre sostenuto, sia da U23 che da professionista, ma adesso il suo percorso di crescita è finito. Se vuole guadagnare di più, qui da noi non è possibile. Il padre? Potrei dire molto su di lui…”

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