Dieci anni fa l’epilogo del Caso Armstrong: per David Walsh “rifiutarsi di collaborare con l’USADA fu il più grande errore” e per Johan Bruyneel fu “una barbarie”

Dieci anni fa esatti l’UCI annullò tutti i risultati conseguiti da Lance Armstrong dal 1° gennaio 1998. Fu il triste epilogo del Caso Armstrong, con cui l’UCI il 22 ottobre 2012 si uniformò alla decisione analoga della USADA di pochi mesi prima, arrivata dopo una lunga raccolta di prove a discapito dell’ex campione texano, clamoroso vincitore di sette Tour de France dal 1999 al 2005 nella propria “seconda carriera” dopo avere sconfitto nel 1998 un cancro ai testicoli in stadio avanzato. Soltanto pochi mesi dopo, nel gennaio del 2013, arrivò la celebre intervista televisiva da Oprah Winfrey in cui ammise l’uso sistematico di sostanze dopanti. David Walsh, celebre giornalista britannico tra i suoi più ferventi accusatori fin dai primi successi post-malattia, è tornato sull’argomento in questi giorni in un dibattito sul The Times.

All’epoca non apprezzai la crudeltà con cui l’USADA disegnò Armstrong come un imbroglione né capii la gravità della punizione. Le sue sette vittorie al Tour de France sono state cancellate ed è stato bandito a vita. Per la stessa infrazione i suoi compagni furono condannati a sei mesi. Avevano collaborato, lui no”, ricorda Walsh che rileva anche una condotta sbagliata della difesa del texano: “Uno per uno i compagni di Armstrong sono stati persuasi a parlare con Travis Tygart. A giugno 2012, l’USADA aveva già così tante informazioni su Armstrong che inviò loro una lettera dicendo che dovevano rivelare tutto ciò che sapevano. La risposta di Robert Luskin, un avvocato di Washington che rappresenta Armstrong, affermò che l’indagine era ‘una vendetta che non ha nulla a che fare con l’apprendimento della verità, vogliono solo regolare i conti e ottenere pubblicità grazie a Lance, non faremo parte di questa farsa“.

L’errore di Armstrong e dei suoi legali, secondo Walsh, fu quindi quello di non collaborare: “Quattro mesi prima Armstrong avrebbe potuto raccontare la sua storia all’USADA. In cambio, gli avrebbe restituito due dei suoi sette Tour e avrebbe ricevuto una sanzione da due a quattro anni. Con cinque Tour, Armstrong sarebbe ora al pari di Anquetil, Merckx, Hinault e Indurain. Rifiutarsi di collaborare con l’USADA fu il più grande errore di Armstrong“.

MARCA prova a ricostruire la faccenda anche con l’aiuto dello storico DS della US Postal, Johan Bruyneel: “Già ai tempi ci sembrava una sanzione troppo dura, ma ora sembra qualcosa di sproporzionato. È chiaro che fu stata una campagna orchestrata. Ho sempre detto che l’USADA voleva la testa di Lance come trofeo per dimostrare che comandano loro. È stato oltraggioso come è stato gestito tutto questo”. Bruyneel critica i metodi dell’Agenzia Antidoping Statunitense, rea di avere estorto testimonianze “sotto minaccia” dando a chi ha ceduto una squalifica ridotta e mettendo poi il rapporto ottenuto sulla pubblica piazza “per farlo esplodere come una bomba” dando vita a una vera a propria “barbarie”.

Aggiunge anche che il fatto che nessuno abbia rivendicato la vittoria in quei sette Tour la dice lunga: “Vincere il Tour, anche dopo, ti cambia la vita. Chiediamo a Pereiro, per esempio. Nessuno dei suoi rivali ha mai detto di meritare quella vittoria”. Inoltre, ritiene ridicolo che l’UCI abbia cancellato tutti i risultati ottenuti, tanto che gli organizzatori del Tour de France ancora lo citano tra i vincitori passati, anche se con l’asterisco: “Penso che il Tour e l’UCI si siano resi conto che sia ridicolo lasciare quel vuoto di sette anni“.

Molti avvocati si sono offerti di riaprire il caso e cambiare la sentenza – aggiunge – L’ultimo, svizzero l’anno scorso. Ma, dopo la settimana che ho passato al TAS e dopo aver controllato come funziona, ho detto loro di dimenticarsene. Se fosse un tribunale normale, va bene, ma come funziona lì è impossibile. È lì creato dalle istituzioni sportive e loro gestiscono tutto. È una fabbricazione o un prodotto delle istituzioni. Se ci fosse qualcuno con molta pazienza, determinazione e molti soldi, il TAS potrebbe essere abbattuto. Ma nessuno di coloro che sono coinvolti o che devono difendersi lo farà perché il loro tempo è limitato. Sono atleti con pochi anni di carriera e questo gioca contro di loro. Il TAS è uno scherzo“.

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