Oscar Freire ammette: “Sono un po’ invidioso della visibilità che le classiche hanno oggi”

Oscar Freire non nasconde un po’ di “invidia” per la grande visibilità che le classiche hanno ora a livello mediatico. Il tre volte iridato, nonché tre volte vincitore della Milano – Sanremo, si dice dispiaciuto per al differenza di copertura che le grandi corse di un giorno avevano nel periodo in cui era ai vertici del ciclismo mondiale rispetto a quello attuale, in particolare in Spagna, ma non solo. “Almeno ora si possono vedere – commenta all’agenzia iberica EFE – Prima, quando correvo la Sanremo neanche la mia famiglia poteva seguirla. I ciclisti di oggi hanno questa fortuna. Sono un po’ invidioso della visibilità che hanno oggi”.

Vincitore inoltre anche di una Gand-Wevelgem, tre Freccia del Brabante, una Parigi – Tours, un GP di Amburgo, nonché tappe a Tour de France e Vuelta a España per un totale di 70 successi in carriera, il classe 1976 vede bene la differenza di visibilità che c’è ora rispetto ai suoi tempi e per un corridore che ha fatto delle classiche il terreno di caccia sa anche cosa significa in termini personali.

Un discorso che ovviamente nulla toglie alla sua stima per i grandi campioni del ciclismo attuale, partendo da Tadej Pogacar, Wout Van Aert e Mathieu Van Der Poel, che dopo aver dato spettacolo alla Milano – Sanremo si apprestano a darlo anche domenica al Giro delle Fiandre. “Spesso ti sorprendono perché sono capaci di attaccare a 50-60 chilometri dal traguardo e vanno fino in fondo – commenta – Dopo alcuni anni più noiosi, in cui le grandi squadre bloccavano la corsa, questi la distruggono e la rendono molto più interessante. Sono tre corridori fortissimi che sanno fare tutto. Io me la cavavo in salita e andavo forte allo sprint, ma uno come Van Aert ora vince la tappa regina, una crono e le volate…”

Lodando poi le sfide tra il belga e il neerlandese, nonché la grande competitività dello sloveno “che fa come Merckx ai suoi tempi”, lo spagnolo spezza tuttavia anche una lancia a favore del ciclismo dei suoi tempi: “Anche corridori come Michele Bartoli e Paolo Battini davano spettacolo nelle classiche, ma non avevano la stessa visibilità che c’è ora”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio