Movistar, Óscar Rodríguez racconta la terribile caduta del Giro d’Italia: “Andavo a 80 all’ora e non ho potuto frenare: ho rischiato di perdere un rene”

Óscar Rodríguez se l’è vista brutta, al Giro d’Italia 2023. Il corridore spagnolo è caduto in discesa durante la Camaiore-Tortona e ha terminato la sua ingovernabile scivolata contro il palo di un cartello stradale. Le immagini del suo tremendo incidente hanno fatto il giro del mondo e, visto com’è andata e quelle che potevano essere le conseguenze, il portacolori della Movistar può dirsi contento. Rodríguez è rimasto ricoverato all’ospedale di Tortona per 12 giorni, è tornato a casa, in Navarra, con la possibilità di riprendere a pianificare la sua carriera di ciclista professionista.

È lui a raccontare nei dettagli quello che è successo: “Stavamo lavorando in testa al gruppo per riprendere la fuga – le parole di Rodríguez in un’intervista al Diario de Navarra – Non stavo bene, perché avevo appena avuto un virus gastrico, ma toccava comunque a me tirare. Poco prima c’era stata la caduta degli Ineos (quella che è costata il ritiro a Tao Geoghegan Hart, ndr), quindi c’era stato un rallentamento e a quel punto dovevamo riprendere velocità. Ricordo che mi si è avvicinato Jonathan Milan (Bahrain Victorious), rimproverandomi per non so cosa, due volte. La seconda volta, mentre Milan mi parlava, Otto Vergaerde (Trek-Segafredo) mi è passato troppo vicino, all’esterno”.

Lo spagnolo ricorda tutto: “Non ho potuto evitarlo e con la mia ruota anteriore ho toccato la sua posteriore. Era una curva facile, si poteva fare a 80 all’ora senza frenare. In quel momento si sono rotti tutti i raggi della mia ruota e non mi era più possibile controllare la bici. Sarebbe stato meglio cadere direttamente sull’asfalto, invece sono rimasto in sella. Vedevo quella avvicinarsi sempre di più e non potevo fermarmi. Il cartello stradale, invece, non l’avevo visto. Ma non potevo fermarmi: la ruota davanti era distrutta e la bici a quella velocità non si ferma usando solo il freno posteriore“.

Rodríguez prosegue nel racconto: “Ricordo di aver urlato prima di schiantarmi e poi ero sdraiato a terra. Continuavo a urlare, perché qualcuno venisse ad aiutarmi. L’urto con il palo è stato secco, poi sono andato anche contro il muro della casa vicina. È arrivata l’ammiraglia e il mio direttore sportivo, Xabier Muriel, mi ha chiesto subito se pensavo di poter continuare… L’ambulanza ci ha messo un po’ di più, dato che stava assistendo i corridori che erano caduti poco prima. Quando è arrivata, poi, ci è voluta un’ora per arrivare in ospedale. A Tortona mi hanno trattato bene, non ho dovuto aspettare un solo secondo. Mi ha assistito il dottor Marco Lorenzo Berardinelli, che era anche molto simpatico e conosceva lo spagnolo”.

Il problema più grave riguardava un rene, da cui i medici hanno dovuto estrarre molto sangue: “Mi hanno detto che bisognava vedere come evolveva la situazione e che c’era il rischio che avrebbero dovuto asportarlo. Fortunatamente le cose sono andate per il meglio. Sono rimasto in ospedale 12 giorni, ma progressivamente mi sentivo meglio, tanto che ho chiesto di essere dimesso un giorno prima di quanto previsto”.

Rodríguez sottolinea: “In quei momenti pensavo a come sarebbe stata la vita senza un rene. Il medico della Movistar aveva anche iniziato a prospettarmi la possibilità di continuare a correre. In ogni caso, sono stato molto fortunato. Se avessi preso il colpo giusto qualche centimetro più in alto e mi si fosse forato un polmone… Stavamo andando molto veloci. Adesso ho voglia di tornare a correre: in squadra mi dicono di stare calmo, io vorrei gareggiare già fra agosto e settembre. Sono un professionista, andare in bici è il mio lavoro: inoltre, sono una persona positiva e credo che cose del genere ti rendano più forte”.

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