Pagelle Vuelta a España 2023: Jumbo travolgente, Kuss emozionante, Remco rinascente, Ayuso crescente

Sepp Kuss (Jumbo-Visma), 10: L’americano coglie la sua grande occasione vivendo tre settimane ad altissimo livello, difendendosi come non mai a cronometro e riuscendo ad attraversare l’intera corsa senza incidente e senza giornate no. Favorito ovviamente anche dalla presenza e l’esperienza dei suoi due compagni, viene ripagato per tutto il duro lavoro che ha sempre svolto per il team, sacrificando per anni le sue ambizioni personali (tante volte perdendo opportunità di vittoria, magari aspettando i capitani di giornata che non erano al meglio in quell’occasione). Una vittoria che potrebbe cambiargli la carriera.

Jumbo-Visma, 10: Stagione praticamente perfetta per la formazione neerlandese (perlomeno per quanto riguarda i grandi giri), che in queste tre settimane si dimostra ampiamente la più forte del lotto, senza possibilità di appello. I tre capitani sono ovviamente quelli che capitalizzano e si vedono maggiormente, ma nel complesso l’intero team è un ingranaggio perfetto in cui ogni elemento gira alla perfezione in ogni circostanza e quelle rare volte che c’è qualcosa che stona, ci pensa un altro a fare da diapason per riaccordare tutto.

Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 9,5: Il danese non era quello del Tour de France, tanto che inizialmente fa fatica, senza riuscire a fare la differenza né in salita né a cronometro. Con il passare dei giorni cresce e, pur non arrivando a quel livello, si prende due splendide tappe e, a conti fatti, è sostanzialmente l’unico a riuscire a fare la differenza in salita (anche se chiaramente favorito dalle tattiche di squadra che inibiscono l’inseguimento e fanno sì che i due più forti non possano esprimersi a fondo). Malgrado il piccolo-grande affronto sull’Angliru, è poi sempre pronto a mettersi alla causa dell’inatteso capitano, dimostrando sempre grande rispetto e gentilezza.

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 9,5: Anche lui non appare al meglio, complice una preparazione non idilliaca, ma riesce a sfruttare al meglio le tattiche di squadra per ritrovarsi in posizione ideale. Quando tuttavia emerge il suo compagno, non fa mai nulla per danneggiarlo, ad eccezione della giornata sull’Angliru (che probabilmente internamente avevano deciso sarebbe stata lo spartiacque decisivo, senza possibilità di replica). Con grande onestà ammette che per un vincente come lui non è semplice non poter lottare per il successo personale, ma anche lui si adatta presto al ruolo, felice di ricambiare quanto ricevuto in questi anni dall’americano, portandosi così a casa un bel podio e due vittorie di tappa.

Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), 9,5: Dopo le prime due vittorie allo sprint sembrava destinato a fare sfracelli. Alla fine subisce anche qualche sconfitta, ma la perla finale e le grandi generosità e dinamicità con cui affronta anche le tappe non necessariamente a lui adatte dimostrano che può essere molto più di un velocista, candidandosi anche ad un ruolo in molte tattiche e aggiungendo “cacciatore di tappe” al suo portfolio.

Remco Evenepoel (Soudal-Quickstep), 8,5: Il giorno del Tourmalet salta probabilmente più di testa che di gambe, ma da quel momento esce come rafforzato, andandosi a prendere due splendide vittorie di tappa, numerosi piazzamenti e regalando emozioni a tutto il pubblico, sino all’ultimo metro. Chiaramente, rispetto all’obiettivo iniziale questa Vuelta è un calando, ma la reazione del 23enne fiammingo è stata importante e con l’attenuante di una stagione in cui ha dovuto raffazzonare la preparazione, il bilancio è più che positivo.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 8,5: Rispetto allo scorso anno perde una posizione in classifica, il che chiaramente può essere visto come un passo indietro, anche considerando il calo nelle ultime giornate. Sarebbe tuttavia riduttivo fermarsi a questo, andando piuttosto a vedere anche come è arrivato qui in Spagna, con che percorso di avvicinamento e che corridori hanno chiuso davanti a lui, che si è dimostrato il migliore degli altri, resistendo agli assalti nelle ultime due tappe.

Mikel Landa (Bahrain Victorious), 8: Arrivato senza pretese, corre pensando alle tappe, poi si ritrova in alta classifica e grazie al quel bonus ritrova la voglia di lottare giorno per giorno. Un entusiasmo che trasmette anche alle gambe, chiudendo peraltro in un crescendo che gli permette di risalire la china dopo una inevitabile flessione dovuta alla cronometro. Supportato da una squadra che crede fortemente in lui tanto da mettersi a sua completa disposizione, centra il suo miglior risultato in carriera nel grand tour di casa.

Cian Uijtdebroeks (Bora-hansgrohe), 8: Al suo primo GT se la cava egregiamente anche nel confronto diretto con i big, sfidandoli a viso aperto in più di una occasione. Complice una caduta e un fastidioso dolore al soprassella finisce in calando, concedendo qualche posizione che si era meritatamente conquistato in strada. Per il ventenne belga un ottimo inizio che fa decisamente ben sperare.

Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 8: In mezzo a tanto lavoro per i compagni, prima si inventa velocista, poi vince una tappa a cronometro, poi nuovamente si getta nella mischia degli sprint, per poi infine provare il colpaccio da gran cacciatore di tappe. Alla fine chiude con tre secondi posti da aggiungere al successo nella cronometro, confermando qualità fuori dal comune che meriterebbero molte più attenzioni e accortezze, nonché possibilità di esprimersi maggiormente.

Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), 8: Le fughe sono ormai il suo marchio di fabbrica. Raccoglie così una vittoria e numerosi piazzamenti, dimostrandosi ormai uno dei più temibili di questa epoca nell’esercizio, nonché uno degli uomini più desiderati con cui andare all’attacco vista la grande generosità con cui partecipa alle azioni, senza mai lesinare quando c’è da spingere sui pedali.

Andreas Kron (Lotto Dstny), 8: Tra i più generosi nell’arco delle tre settimane, è colui che passa il maggior numero di chilometri e di tempo in fuga, unendo qualità alla quantità visto che centra altri due podi, pronto poi a sacrificarsi per i compagni quando capisce che non ne ha per dire la sua in prima persona.

Wout Poels (Bahrain Victorious), 8: Un finale di Vuelta eccezionale lo vide mandare in crisi praticamente tutto il gruppo sull’Angliru, per centrare il successo pochi giorni dopo, al termine di una fuga magistralmente condotta e gestita.

Enric Mas (Movistar), 7,5: Considerando che non correva da mesi, ovvero dalla caduta nella prima tappa del Tour de France, il sesto posto non sarebbe assolutamente un brutto risultato, visto che a lungo è stato con i migliori perdendo poi terreno nel finale, inevitabilmente visto che mancava di fondo. Va tuttavia mitigato con le altisonanti dichiarazioni che chissà perché hanno costellato il suo approccio e il suo inizio di Vuelta.

Rui Costa (Intermarché-Circus-Wanty), 7,5: Una vittoria di astuzia che lo vede ritornare al successo a questi livelli dopo oltre sei anni e a dieci dall’ultimo trionfo in un GT. Anche lui spesso all’attacco, non è tra i più appariscenti, ma indubbiamente fra i più presenti, provandoci sempre, e, anche quando non è al meglio, è pronto  a provarci.

Jesus Herrada (Cofidis), 7,5: Meno presente di altre volte, fa spesso fatica a centrare la fuga, ma quando la centra si trova ad essere tra i migliori scalatori e non si lascia sfuggire una splendida opportunità che vale ampiamente il biglietto

Geoffrey Soupe (TotalEnergies), 7,5: Una vittoria che è l’apice della carriera per questo gregario che si trova al posto giusto al momento giusto, coronado il sogno di un vita. Un exploit estemporaneo che basta e avanza.

Lenny Martinez (Groupama-FDJ), 7,5: Partito alla grande con il settimo posto ad Andorra e il secondo a Javalambre alle spalle di Kuss, che gli permette di andare a vestire la Maglia Rossa (il più giovane a riuscirci dai tempi di Indurain), il giovane scalatore transalpino si spegne con il passare dei giorni anche a causa di qualche problema fisico, ma il suo primo GT resta sicuramente positivo.

Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 7: Anche lui costretto a reinventarsi la preparazione dopo il ritiro dal Giro d’Italia, coglie alla fine un discreto settimo posto, senza tuttavia mai trovare il livello che gli conoscevamo, ma sempre correndo di rincorsa, arrancando quando i big fanno il loro gioco, tranne rare occasioni. Le attenuanti comunque non mancano, così come il fatto di essere riuscito comunque a dare costanza ai suoi sforzi è una conferma di qualità importanti.

Marc Soler (UAE Team Emirates), 7: Per due settimane sembra poter essere anche considerato un pretendente al podio finale, occupando a lungo la seconda posizione della generale. L’Angliru, però, lo respinge e finisce fuori dalla Top 10. Complessivamente, però, è sempre nel cuore dell’azione, provando spesso la fuga e risultando più volte piazzato negli ordini d’arrivo di giornata. Dal punto di vista tattico, comunque, si è rivista la sua versione un po’ anarchica.

Alberto Dainese (Team dsm-firmenich), 7: Non si vede quasi mai negli ordini di arrivo (anche a causa di un po’ di sfortuna), a meno di leggerli al contrario, ma ancora una volta tira fuori da cilindro una vittoria di peso, la sua terza in un GT su cinque disputati. Con la giusta dose di fiducia alle sue spalle può fare l’atteso salto di qualità.

Santiago Buitrago (Bahrian-Victorious), 7: Arrivato con ambizioni di classifica, sembra doverci presto rinunciare, ma una serie di fughe e l’ottima prova sull’Angliru lo riportano in alto. A quel punto stringe i denti, ma tiene duro e impara per provare in futuro ad alzare l’asticella, proponendosi anche come qualcosa in più di un seconda linea.

Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny), 7: Al primo Grande Giro della carriera, il 22enne belga si mette alla prova inserendosi in diverse fughe, chiudendo al terzo posto a Larra-Belagua alle spalle di Evenepoel e Bardet e arrivando a giocarsi il successo anche nella penultima frazione, dimostrando quindi anche un buon recupero nonostante tre settimane impegnative.

Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), 7: Oltre al grandissimo lavoro per i compagni, nel quale spesso si trova a lavorare dopo un convincente Antonio Tiberi (7), il siciliano ha anche le sue occasioni e va abbastanza vicino al successo, trovando sulla sua strada un grande campione, quel giorno imbattibile. Ma per il ragusano è l’ennesima conferma di qualità complessive importanti, proponendosi come un corridore prezioso su più fronti, sempre pronto a sacrificarsi per gli altri.

João Almeida (UAE Team Emirates), 6,5: Problemi di salute lo rallentano già in seconda settimana, ma stringe i denti e non molla, ritrovando poi le forze per provare a correre meno passivo e più intraprendente, come aveva accennato di poter fare anche prima dei suoi problemi, intenzionato a scardinare il potere Jumbo-Visma prima che diventasse un pericolo insormontabile.

Steff Cras (TotalEnergies), 6,5: Il belga si è ritagliato ormai un ruolo da regolarista che può risultare molto importante per una squadra Professional. Dopo lo sfortunato ritiro dal Tour de France, riesce a chiudere all’11esimo posto la Vuelta, ottenendo il miglior piazzamento della carriera. In salita è sempre uno degli ultimi a cedere nei confronti dei primissimi della classifica.

Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), 6,5: La firma da vincitore ce l’ha lasciata anche questa volta, bissando il successo ottenuto nell’edizione 2022 della Vuelta e riuscendo a tenersi dietro nell’occasione Kaden Groves. Aggiunge al conto anche un secondo e un quarto posto di giornata e porta a termine le 21 tappe con un bilancio tutto sommato positivo.

Romain Bardet (Team dsm-firmenich), 6,5: Aveva detto che sarebbe andato a caccia di tappe, non curando la classifica generale, è così è stato. Alla fine ha raccolto un secondo e un terzo posto, in tappe vinte rispettivamente da Evenepoel e Kuss. Ci ha provato spesso, dimostrando una volta di più la sua ormai proverbiale combattività.

Pelayo Sanchez (Burgos-BH), 6,5: Tra gli elementi più in evidenza di una squadra che per farlo è necessariamente costretta ad andare all’attacco tutti i giorni, il 23enne chiude terzo a Guadarrama e sesto a La Laguna Negra, confermandosi un profilo interessante e da seguire con attenzione.

Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA), 6,5: Si piazza tre volte nei dieci in tre volate, sfiorando il successo a Oliva. Poi è costretto ad abbandonare per problemi fisici.

Edward Theuns (Lidl-Trek), 6: Assieme al suo ultimo uomo Jacopo Mosca (6), è una delle poche note positive della formazione statunitense. Il belga centra infatti qualche bel piazzamento in volata, provando anche qualche azione dalla distanza per sparigliare le carte.

Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), 5,5: A Barcelona era nel novero dei favoriti per il podio, se non per il successo finale, ma già alla terza tappa perde terreno. Da lì in poi esce progressivamente di classifica, finendo anche a terra in un paio di occasioni. La condizione non era quella del Giro d’Italia e anche i tentativi di fuga in cui si lancia da corridore “libero” non portano frutti.

Astana Qazaqstan, 5: Davvero troppo poco quello che la squadra kazaka mette in mostra durante la corsa, con i suoi corridori poco protagonisti anche nelle fughe da lontano. Si salva solo David De La Cruz (6), che era in lotta per la top-10 della generale fino al ritiro per gastroenterite all’inizio dell’ultima settimana.

Hugh Carthy (EF Education-EasyPost), 5: Sulle strade spagnole aveva vissuto i suoi migliori momenti appena quattro anni fa, ma stavolta sembra un lontano parente, sempre in ritardo e in perenne affanno, senza mai riuscire a concludere niente. Ha il merito di stringere i denti e provarsi quanto più spesso possibile, ma da uno come lui non basta.

Sergio Higuita (Bora-hansgrohe), 4,5: Mai in fuga e mai nei primi 30 di tappa, il 26enne colombiano vive tre settimane decisamente anonime nonostante le sue caratteristiche potrebbero consentirgli di essere protagonista in diverse giornate.

Team Jayco AlUla, sv: Molto sfortunata la formazione australiana, che perde praticamente subito il suo uomo di classifica, Eddie Dunbar (sv), e un altro possibile protagonista come Filippo Zana (sv), oltre a diversi altri corridori, tanto da chiudere la corsa in tre. Unica nota positiva è quindi Matteo Sobrero (6,5), che prova ad andare all’attacco in un paio di occasioni, cogliendo il secondo posto al Collado de la Cruz de Caravaca.

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