Bilancio Squadre 2019: Deceuninck-QuickStep

Anche solo ripetere quanto fatto lo scorso anno era molto difficile, ma la Deceuninck-Quickstep ci è andata davvero vicina. Se infatti il 2018 si era chiuso con il record di 73 vittorie, in questa stagione la squadra diretta da Patrick Lefevere si deve “accontentare” di 68 successi, che chiaramente ancora una volta incoronano la formazione belga come la più vincente dell’annata. Soprattutto, dimostrano ulteriormente che i manager del team ogni anno riescono ad allestire un roster di atleti competitivo su tutti i terreni, nonostante al termine della scorsa stagione ci siano stati alcuni addii pesanti quali quelli di Niki Terpstra, Fernando Gaviria e Maximilian Schachmann.

Anche in questo 2019 quindi, i numeri sono da capogiro: 140 podi, 41 successi di tappa nelle corse a tappe (di cui 8 nei Grandi Giri), 20 in gare di un giorno (di cui 2 classiche monumento), 35 in totale nelle corse WorldTour. Ben 15 dei 25 corridori della squadra sono andati a segno almeno una volta, con Julian Alaphilippe a comandare con un bottino di dodici vittorie. Ciliegina sulla torta, la vittoria nella classifica a squadre dell’UCI WorldRanking.

Cosa ha funzionato

In una squadra che praticamente ha vinto dalla prima all’ultima corsa disputata, si può dire che ha funzionato quasi tutto. Di certo, il sopracitato Julian Alaphilippe è stato la punta di diamante della formazione belga, autore di una primavera fantastica con le vittorie di Strade Bianche, Milano-Sanremo e Freccia Vallone, e diversi successi parziali nelle varie gare a tappe. Dopo una primavera del genere, ci si poteva magari aspettare un calo del 27enne, e invece si presenta al Tour de France in forma strepitosa, conquistando due frazioni, vestendo la Maglia Gialla per 15 tappe e rischiando anche di vincere la Grande Boucle. Perde la maglia di leader solamente al terzultimo giorno di gara e conclude quinto nella classifica finale, vincendo il premio della combattività. Una stagione da incorniciare per lui.

Meno vittorie rispetto al 2018 per Elia Viviani (che comunque riesce ad alzare le braccia al cielo per dieci volte), ma tutte di grande qualità. Supportato sempre bene dal treno della Deceuninck-Quickstep, con il danese Michael Morkov spesso decisivo, il veronese toppa solamente al Giro d’Italia, ma si rifà con la sua prima vittoria di tappa al Tour, dove svolge anche un gran lavoro al servizio di Alaphilippe. Vince per la terza volta ad Amburgo, in un agosto magico dove conquista anche Prudential RideLondon e titolo europeo, anche se quest’ultimo arriva con la maglia della nazionale.

Anche gli altri velocisti della squadra, i giovani Fabio Jakobsen e Alvaro Hodeg, hanno dato il loro contributo in termini di vittorie, con sette successi ciascuno. Il neerlandese, in particolare, è riuscito a lasciare il segno anche nel primo Grande Giro disputato in carriera, prendendosi due tappe alla Vuelta a España, oltre a conquistare il titolo nazionale. Meno roboanti le vittorie del colombiano, che è comunque riuscito a vincere una tappa in una gara WorldTour, al BinckBank Tour, prima di concludere la stagione con una brutta caduta al Tour de l’Eurométropole.

Nel comparto classiche, nonostante i 37 anni e un 2018 sottotono, Philippe Gilbert ha dimostrato di non essere ancora un corridore al termine della carriera, ma al contrario di essere uno da non sottovalutare mai. In primavera, l’ex campione del mondo si prende la sua quarta Monumento, conquistando la Parigi-Roubaix, mentre il finale di stagione è tutto impostato a cercare la forma migliore per il mondiale di Yorkshire 2019, al quale Gilbert punta molto. A causa di una caduta, la prova iridata non finisce come sperato, ma nelle settimane precedenti aveva trovato due splendide vittorie di tappa alla Vuelta che facevano ben sperare.

La Deceuninck-Quickstep dimostra poi ancora una volta di puntare molto sui giovani, e con Remco Evenepoel la scelta si è rivelata azzeccata. Nonostante passi professionista a neanche 19 anni di età, il belga manifesta in fretta di essere il fenomeno che si era visto tra gli juniores, vincendo quattro corse (più il campionato europeo a cronometro) e dimostrando di essere già un corridore pronto per i grandi palcoscenici. In mezzo a vittorie sempre di grande spessore, il suo capolavoro è la vittoria alla Clasica San Sebastian, ma anche riuscire a guadagnarsi la convocazione al mondiale (dove conquista un’argento nella prova contro il tempo) ha il suo peso.

Tra gli altri giovani, positiva anche l’annata del completo danese Kasper Asgreen, autore di una stagione di grande consistenza in cui spiccano le prestazioni al Giro delle Fiandre, secondo alle spalle di Alberto Bettiol, e il grande lavoro al Tour de France tutto al servizio di Alaphilippe, del passisa francese Rémi Cavagna, spesso all’attacco e vincitore di tappa alla Vuelta a España, e dello scalatore britannico James Knox, autore di un buon finale di stagione.

Cosa non ha funzionato

Tra le note meno positive della stagione, si può citare Bob Jungels, che aveva puntato molto sulle classiche del Nord e sul Giro d’Italia. In realtà, durante la primavera non riesce ad essere pienamente competitivo, correndo bene solamente Kuurne-Bruxelles-Kuurne (che vince), E3 Harelbeke e Dwars door Vlaanderen. Al Giro, unica vera nota dolente dell’annata della formazione belga, è invece tutta la squadra ad essere poco performante, con Viviani che riesce a conquistare una tappa, salvo essere poi declassato e, da quel momento, entrare in un circolo vizioso che lo porta spesso a piazzarsi, ma mai a vincere. Decisamente in ombra anche il lussemburghese.

Altalenante l’annata di Zdenek Stybar, che parte bene vincendo una tappa alla Volta ao Algarve, la Omloop het Nieuwsblad e l’E3 Harelbeke, apparendo meno appariscente quando più ci si aspettava che fosse protagonista (ovvero nelle classiche monumento), ma d’altro canto era anche chiuso da situazioni tattiche particolare. Il resto della stagione comunque conferma un trend negativo nel resto della stagione, puntando molto su un mondiale in cui poi non riesce ad emergere. Discorso simile per Yves Lampaert, in generale comunque meno brillante rispetto ad un 2018 di altissimo livello, e l’emergente Florian Sénéchal, comunque capace di farsi notare.

Ci si aspettava invece decisamente di più da Enric Mas dopo il secondo posto alla Vuelta 2018 ma, a parte la vittoria al Tour of Guangxi di fine stagione, nel resto del 2019 lo spagnolo non riesce quasi mai a convincere, piazzandosi spesso nelle top ten, ma sempre abbastanza lontano dai primi. Discreto comunque il lavoro per Alaphilippe in un Tour de France non proprio brillante, ma in cui salva la baracca chiudendo in crescendo.

In generale, sono poche le corse in cui la squadra non ha rivestito un ruolo di primo piano. Tra queste, si possono citare due gare importanti quali Liegi-Bastogne-Liegi e Il Lombardia, nelle quali i corridori della Deceuninck-Quickstep non hanno fornito buonissime prestazioni, terminando fuori dalla top ten.

Top/Flop

+++ Julian Alaphilippe
++ Elia Viviani
+ Philippe Gilbert
– Yves Lampaert
— Enric Mas
— Bob Jungels

Miglior Momento

Non è facile scegliere il momento migliore tra i tanti bei momenti vissuti dalla squadra belga quest’anno, ma sicuramente uno tra i più esaltanti è stato la vittoria di Julian Alaphilippe in Maglia Gialla nella cronometro di Pau, tredicesima tappa del Tour de France, dove il francese ha sbaragliato la concorrenza rifilando 14 secondi ad uno specialista delle prove contro il tempo come Geraint Thomas, rafforzando inoltre la leadership nella classifica generale.

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