#SpazioTalk, Gianni Savio: “Con la Colombia ho un ottimo rapporto, che ogni anno si rinnova con l’ingaggio di nuovi corridori”

Tante novità in casa Drone Hopper-Androni in vista della prossima annata. Oltre ovviamente al nuovo sponsor Drone Hopper, il cui arrivo è stato annunciato negli scorsi mesi, la formazione italiana ha visto infatti l’innesto di diversi nuovi corridori nelle ultime settimane. La squadra guidata da Gianni Savio, che negli scorsi giorni aveva assicurato ai nostri microfoni la presenza del team nella prossima lista diramata dall’UCI per le licenze della stagione 2022, potrà contare ancora una volta su parecchi giovani, alcuni dei quali provenienti dalla Colombia, paese nel quale l’esperto manager torinese in passato ha scovato tanti talenti. Proprio con Savio abbiamo quindi parlato di questo legame con il paese sudamericano, dei giovani che sbarcheranno in Europa con la squadra e della crescita del progetto Drone Hopper in un’intervista esclusiva, di cui un estratto è andato in onda nel podcast SpazioTalk.

Volevo intanto chiederti i parlarmi dei tre nuovi acquisti colombiani: dimostra la vostra attenzione per la realtà colombiana e per le promesse.
Io con la Colombia ho mantenuto non solo un buon rapporto, ma proprio un ottimo rapporto. Tu sai che ho lanciato tanti corridori colombiani tra i professionisti: tra questi c’è un certo Egan Bernal, ma parliamo anche di Ivan Sosa e poi questo giovane nel quale io ho veramente molta fiducia che è Santiago Umba. Purtroppo quest’anno è stato condizionato dalla frattura alla clavicola che ha riportato al Tour de l’Avenir e quindi ha dovuto fermarsi, però vedrai che il prossimo anno potrebbe essere protagonista. In Colombia ho diretto la Colombia – Selle Italia quando c’erano i vari Hernan Buenahora e Chepe Gonzalz; poi ho lanciato José Serpa. Prima ancora, quando dirigevo la ZG Mobili – Selle Italia, Nelson Cacaito Rodriguez, con il quale abbiamo vinto una tappa regina al Tour de France del ’94, con primo Cacaito, secondo Ugrumov e terzo Marco Pantani. Quindi c’è un legame veramente stretto e consolidato che ogni anno si rinnova con l’ingaggio di nuovi corridori. In pratica le mie squadre non possono presentarsi senza corridori colombiani.

Siete arrivati ad averne sei adesso di colombiani con questi nuovi.
Sì, perché oltre ai tre nuovi ci sono Jhonatan Restrepo, nel quale ho molta fiducia e credo che farà una buona stagione il prossimo anno, Daniel Muñoz, buon scalatore che quest’anno ha anche vinto in Romania e appunto Umba, che quest’anno ha vinto a La Planche des Belles Filles, traguardo storico, nel Tour d’Alsace. Quindi c’è una presenza colombiana di corridori a mio avviso di qualità e questi tre giovani hanno storie diverse. Il più giovane di tutti è Brandon Rojas, che ha diciannove anni, quindi ricalca un po’ le orme di Egan Bernal che ho lanciato tra i professionisti proprio a soli diciannove anni, ed è un corridore che si è espresso bene in Colombia. Poi c’è Didier Merchan, ventidue anni, che correva nella Colombia Tierra de Atletas e che per altro gli sportivi italiani conoscono perché è stato a correre qui da noi e ha vinto il Giro del Medio Brenta. Poi c’è un corridore da rilanciare, come ho fatto altre volte nella mia storia (non so se dire fortunatamente perché continuo sempre con la stessa passione che avevo quando ho iniziato o sfortunatamente perché obiettivamente gli anni passano), questo Juan Diego Alba: corridore che due anni fa è arrivato sul podio del Giro d’Italia Under 23, peraltro dopo aver vinto la tappa regina. Ma è stato il giovane talento subito preso dal WorldTour: è andato alla Movistar e praticamente si è perso, perché obiettivamente non ha fatto nulla. Allora io cerco di rilanciarlo. Guarda un esempio: Mattia Cattaneo, che ora è alla QuickStep. Era un gran talento, aveva vinto il Giro d’Italia under-23 e podio del Tour de l’Avenir, però se non lo rilanciavo io non so se oggi si potrebbe trovare nella Deceuninck. Perché praticamente l’ho rilanciato quando lui si era perso nella Lampre. Quindi spero che possa essere altrettanto con Juan Diego Alba: non lancio proclami, ma ci credo.

Invece cosa mi puoi dire di Ricardo Zurita?
Ricardo Zurita è un giovane di origini venezuelane. Io lo porterò difatti alla Vuelta Tachira adesso a gennaio. Avremo un’attività molto intesa, perché avremo la Vuelta Tachira, dove porterò tutti i giovani, poi praticamente in contemporanea la Vuelta San Juan e proprio in questi giorni ho definito l’accordo con gli organizzatori della Challenga Mallorca. Questo Ricardo Zurita è un giovane interessante che tiene in salita e ha uno spunto veloce. Corre nella squadra che, nella prossima stagione, rappresenterà un po’ il nostro ‘semillero’ come si dice in Sudamerica, la divisione giovani dell”equipo principal’.

Un progetto decisamente in crescita il vostro, con la permanenza di sponsor e l’aggiunta di uno nuovo.
Sì, comunque con la permanenza degli sponsor e poi con questo nuovo sponsor, che ha un progetto veramente grandioso. Perché il titolare della Drone Hopper, Pablo Flores, è un ingegnere aeronautico, che lavorava proprio nell’aeronautica spagnola, e ha avuto questa idea innovativa di questo drone. Quindi ha pensato bene di lasciare il posto certo che aveva per iniziare questa attività che potrà essere rivoluzionaria nel campo dei droni. Dato che è un appassionato di ciclismo, assieme a Marco Bellini, il nostro responsabile marketing e sponsor della squadra, ci siamo conosciuti e abbiamo siglato un contratto quadriennale che è importante, perché così come il nostro intento è di poter fare un salto qualitativo, e lì ci vogliono le risorse economiche, lo stesso è da parte della Drone Hopper, che vorrebbe entrare nel WorldTour. La squadra sarà affiliata in Italia, loro sono contenti che sia affiliata in Italia perché sono molto interessati al mercato italiano.

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