B&B Hotels, Jan Bakelants: “L’UCI e il mondo del ciclismo non imparano mai: si stacca la spina a un intero progetto e nessuno dice niente”

Il “caso B&B Hotels” ha scosso il mondo del ciclismo professionistico nell’arco delle settimane a cavallo delle stagioni 2022 e 2023. Jerome Pineau aveva annunciato piani di grande sviluppo per la squadra da lui diretta, con nuovi sponsor pronti a entrare nel mondo agonistico delle due ruote e un programma di grandi ambizioni, con tanto di nomi illustri (Mark Cavendish su tutti) per il CicloMercato, la creazione di una squadra femminile e anche l’apertura di una formazione giovanile. Alla fine, però, non se n’è fatto nulla. Ma proprio nulla, visto che la squadra ha chiuso i battenti, sparendo anche dal panorama Continental.

Diversi atleti che erano in parola con Pineau hanno trovato un’altra sistemazione, ma per altri l’esito della vicenda ha portato al ritiro anticipato. Sul caso si è espresso Jan Bakelants, corridore che ha appena appeso la bicicletta al chiodo, con degli spunti di pensiero interessanti: “Ci sono diverse cose che non mi convincono – le sue parole raccolte da Sporza – Prima di tutto, il comportamento dell’Unione Ciclistica Internazionale. Mi sembra un’organizzazione senza forza, senza denti. È successa questa cosa, loro hanno preso nota e basta. Non hanno detto nulla. Ma se io presentassi un progetto aziendale del genere e gli staccassi la spina dall’oggi al domani, di certo qualcuno qualche domanda me la farebbe”.

Bakelants sottolinea inoltre che “non è stato un caso isolato. Capita almeno una volta ogni tre anni, basta pensare com’è finito il progetto ‘Pegasus’ o quello che è successo alla CCC. L’UCI vuole che i trasferimenti siano ufficiali solo dal primo giorno di agosto ed è una cosa che va anche bene. Ma allora perché nessuno controlla subito che le squadre abbiano i fondi necessari per mettere sotto contratto i corridori? Lo si fa solo nel mese di ottobre e a quel punto saltano fuori i problemi. È una cosa assurda”.

L’ex corridore belga ribadisce un concetto già sentito spesso: “È tempo che gli atleti assumano un maggiore controllo sullo sport che praticano. Il mondo del ciclismo è in una strada senza uscita. Capisco il modo di comportarsi di ASO (la società che organizza, fra le altre cose, il Tour de France – ndr): loro hanno la gallina dalle uova d’oro e non hanno motivo di macellarla e condividerne i pezzi con altri. Tutti guardano al loro orto, ma questo non farà crescere ulteriormente il ciclismo”.

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