Addio a Renato Longo, leggenda del ciclocross

Questa notte è scomparso Renato Longo, leggenda del ciclocross mondiale, l’italiano più vincente della storia nella disciplina. Classe 1937, è venuto a mancare questa notte a 85 anni dopo aver avvertito un malore lo scorso fine settimana. Nato a Vittorio Veneto, Longo è stato uno dei più eccezionali campioni della disciplina a livello internazionale conquistando ben cinque titoli mondiali (1959, 1962, 1964, 1965, 1967), oltre ad altre tre medaglie, nonché dodici titoli nazionali (1959, 1960, 1962 e 1964-1972), superando così il suo amico e mentore Amerigo Severini, che lo aveva avvicinato a questo sport, più che alla strada, dove infatti conquisterà solo due corse in carriera (la prima tappa del Giro del Portogallo e il Trofeo UVI-Gp Fivizzano).

Iniziate le corse nel 1955, ad appena 18 anni, per quattro anni  continuò anche il suo lavoro come panettiere (lavorava di notte e correva di giorno) fino al momento in cui arrivarono i primi successi internazionali. Dal 1959 si dedicò dunque con grande passione al ciclismo, dominando la scena nel nostro paese per oltre un decennio, diventando un punto di riferimento fondamentale per tutti coloro che sono venuti dopo. Dopo di lui un solo italiano riuscirà nuovamente a salire sul gradino più alto di un mondiale CX, Daniele Pontoni, nel 1997.

Nella sua splendida carriera, Renato Longo ha vinto 233 corse su 388 disputate. Oltre ai titoli mondiali e nazionali, a cui va aggiunto un successo nel mezzofondo, si è aggiudicato 4 Trofei Martini a Parigi, 6 Trofei Garinei, 10 Gran Premi dell’Epifania a Solbiate Olona. Si ritira dall’attività agonistica nel 1972, dopo aver vestito le maglie di Feru (1960), Ignis (1960-1961), Europhon (1962-1963) e Salvarani (1964-1971) e Vc Vittorio Veneto.

“Arrivato al vertice, sono stato costretto a licenziarmi – raccontava alla Gazzetta dello Sport in occasione dei suoi 80 anni, quando ancora faceva una  trentina di chilometri in bici al giorno – Sono passato professionista con un contratto da 400mila lire all’anno, ma da panettiere ne prendevo 47mila al mese. Ho corso con la Ignis di Borghi, l’Europhon e 8 anni con la Salvarani. Non mi sono arricchito con lo sport, però è stato bello. Ho visto il mondo. Ho vissuto quel periodo come un romanzo”. E con fierezza ricordava i suoi rivali (15 mondiali in tutto): “Il più forte è stato Wolfshohl, poi Eric De Vlaeminck. Noi tre siamo stati i più grandi nel cross”.

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