UCI, Lefevere denuncia “l’ipocrisia del sistema UCI” riguardo i contratti

Anche quest’anno, anomalie invernali durante presentazioni e ritiri delle squadre. Costretti dal regolamento UCI, i corridori che hanno firmato per una nuova squadra sembrano in questo periodo fuori posto, indossando le loro vecchie divise in mezzo ai loro nuovi compagni. Una situazione che si ripete puntualmente durante l’inverno a causa di un regolamento che prevede che i contratti entrino in vigore dal primo gennaio, per concludersi chiaramente il 31 dicembre successivo. Per evitare dunque eventuali penali con sponsor ecc, i corridori devono dunque mantenere i colori sociali di chi in quel periodo li paga ancora, anche se nel mentre si allenano con la nuova squadra, seguendone le direttive. Una situazione abbastanza paradossale, che potrebbe non sembrare particolarmente importante, ma che, fosse anche solo per questioni di sfruttamento dell’immagine, crea problema che non sono proprio indifferenti.

Ad esempio, la Katusha – Alpecin ha presentato ieri la propria maglia, ma teoricamente non avrebbe potuto usare come testimonial il nuovo arrivato Marcel Kittel, l’esponente di spicco del suo organico, soprattutto mediaticamente. Da regolamento qualcosa di impossibile, visto che il tedesco è ancora, di fatto, sotto contratto con la Quick-Step Floors, ma che è stato concesso dal team manager della sua ex squadra Patrick Lefevere. “L’ho autorizzato a partecipare all’evento della Katusha per dimostrare l’ipocrisa del sistema UCI – scrive polemico sui social il dirigente belga – Intanto, noi della Quick-Step lo dobbiamo pagare sino al 31 dicembre…”

Effettivamente, anche considerando che il calendario UCI vede l’inizio della nuova stagione a novembre, non sembra così difficile poter adattare di conseguenza anche i contratti, spostando semplicemente l’inizio della decorrenza di un paio di mesi. L’unico limite a questa soluzione sarebbe il primo anno, con una potenziale sovrapposizione che andrebbe risolta tra le parti, che economicamente dovrebbero trovare un accordo. Qualcosa che non sembra irrisolvibile, considerando anche che entrano in ballo interessi da parte dei vari sponsor che sarebbero ben contenti di poter utilizzare da subito il merchandising e le immagini, associando sin da subito la propria immagine a quella dei propri campioni. Chissà cosa avrebbe pensato il PSG se dopo aver pagato tutti quei soldi per Neymar avrebbe dovuto aspettare mesi prima di poterne vendere la maglia, con il Barcellona che nel mentre magari poteva continuare ad incassare dalla grande mediatizzazione della vicenda?

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