Gino Mäder, la madre ricorda quel terribile giorno: “Penso fosse semplicemente il suo destino morire quel giorno”

Toccante testimonianza della mamma di Gino Mäder. Dopo quasi tre mesi da quando il ciclista svizzero ha perso la vita sulle strade del Giro di Svizzera, per la prima volta sua madre racconta la morte improvvisa del giovane corridore elvetico che ha avuto un effetto profondo non solo sui suoi compagni di squadra, ma anche sull’intero gruppo. Discreti sinora, ricordando la stessa riservatezza e garbo che il classe 1997 emanava, coloro che gli erano vicini hanno parlato ora per la prima volta. Sandra Mader, sua madre, ha parlato a lungo, con toni pacati, commossi e commoventi.

Intervistata dal quotidiano tedesco Sudkurier spiega la sua giornata del 16 giugno, quando era impegnata con un evento aziendale al quale lo stesso corridore la aveva convinta ad andare. Ricorda anche alcuni dettagli da brividi: “Potete crederci o meno, ma quel giorno ero molto nervoso, non so neanche perché. Poi qualcuno mi ha chiesto se Gino avrebbe corso il Tour de France e ho risposto che non si può mai sapere, con una caduta potrebbe essere tutto finito… Questo risposi…”

Convinta che suo figlio avesse tagliato il traguardo, appena conclusa la tappa esce di casa più tranquilla, ma il suo mondo stava per crollare. Riceve infatti un primo messaggio, poi la chiamata del suo ex marito, il padre di Gino, che le dice di tornare subito a casa e richiamarla. Lì trova l’altra figlia, la sorella di Gino, che sa già quanto successo e riceve la chiamata da Meret, la compagna di Gino, che le spiega di essere stata contattata dal medico della squadra per recarsi al più presto all’ospedale si Chur, dove Gino è stato trasportato.

Non ricevono alcuna indicazione, ma già in quel momento Sandra si rende conto della gravità: “Per me in quel momento era chiaro che si trattava solo di decidere se bisognava spegnere le macchine o meno”, commenta con emozione. Arrivati in ospedale arriva la notizia terribile. L’infortunio era troppo grave e anche se esternamente aveva riportato solo un taglio sul viso, Gino era in condizioni critiche. I medici lo avrebbero tenuto in coma artificiale per 12 ore per valutare se vi fossero segni di attività cerebrale.

“A quel punto, se vi fosse stata attività le macchine sarebbero state spente. Se non fosse stato in grado di respirare da solo, sarebbe soffocato, se invece avesse respirato nessuno avrebbe potuto dire per quanto, se per un minuto, un’ora, un giorno o dieci anni”, aggiunge spiegando che il medico comunque era stato chiaro sul possibile futuro di Gino: “Non sarebbe mai più stato in grado di chiamarmi mamma, sarebbe rimasto a letto per sempre, che non avrebbe mai più parlato o camminato”.

La mattina dopo arriva l’atteso test e l’esito è chiaro: non ci sono segni di attività cerebrale e alle 11:24 Gino Mäder viene dichiarato morto. Mentre iniziano le comunicazioni a squadra, organizzatori, media, ecc, bisogna prendere anche un’altra decisione importante riguardo il corpo di Gino, i cui organi sono stati donati: “Non so quali esattamente, ma non abbiamo messo alcuna restrizione, è quello che Gino avrebbe voluto”. Una decisione che permette “di dare almeno un po’ di senso alla sua morte”.

Questo incidente mortale ha messo in discussione molte delle questioni relative alla sicurezza dei ciclisti, portando ad alcune ulteriori misure e attenzioni nelle corse seguenti, specialmente in discesa. Ma la madre di Gino Mader non cerca qualcuno da incolpare. “Penso che fosse semplicemente il suo destino morire quel giorno”, aggiunge fatalista colei che pochi giorni dopo la morte del figlio si è recata sul luogo dell’incidente, al quale si sente inevitabilmente legata, ritrovando anche pezzi del suo casco…

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