Doping, la Fondazione Antidoping del ciclismo si adegua alle direttive AMA

Anche la Fondazione Antidoping del Ciclismo interviene sul tema controlli. Dopo quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Agenzia Mondiale Antidoping, il CADF ha oggi spiegato che necessariamente deve adattarsi all’epidemia in corso e alle conseguenti misure sanitarie in vari paesi, adattando necessariamente il proprio programma di conseguenza. In un breve comunicato emesso nella giornata odierna, si legge dunque che in seguito alle direttiva AMA, il programma di test e raccolta dei campioni prenderà necessariamente in considerazione tre fattori di base.

Il primo ovviamente è il fatto che le corse sono state annullate o rinviate (tra cui anche i Giochi di Tokyo 2020), quindi la situazione si diversifica rispetto alla normalità anche in questo ambito. Ovviamente, più nello specifico, bisogna anche tenere conto dei paesi considerati a rischio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle varie restrizioni che i governi delle singole nazioni hanno messo in piedi per fronteggiare l’epidemia in atto. L’ultimo fattore è strettamente legato al secondo visto che alcuni laboratori accreditati hanno in questo momento chiuso e sospeso le proprie attività, come in Spagna ad esempio.

Messe in opera alcune precauzioni per proteggere corridori, le loro famiglie e i controllori stessi, seguendo le linee guida sanitarie e dell’AMA, la fondazione fa sapere che, ove è ancora possibile, si continueranno ad effettuare alcuni test. In particolare il focus in questo momento sarà sui corridori ritenuti in questo momento più sospetti, che fanno dunque parte di un gruppetto definito dall’UCI, anche in base ai dati del passaporto biologico o eventuali segnalazioni.

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