Doping, la sentenza del Tribunale nazionale spagnolo: “Non è lecito squalificare un atleta per il passaporto biologico, si va contro la presunzione d’innocenza”

Una sentenza dell’Audiencia Nacional, un tribunale che ha giurisdizione in tutto il territorio spagnolo, rischia di compromettere l’utilità del passaporto biologico ai fini dei controlli anti-doping. L’organo giudiziario iberico si è espresso infatti contro l’utilizzo del metodo, divenuto ormai da anni un riferimento nei test relativi all’attività sportiva, a seguito del protrarsi della vicenda che vede coinvolto Ibai Salas, un ciclista spagnolo che ora ha 31 anni e che è in pratica fermo dal 2018, quando vestiva la maglia della formazione Burgos-BH, già all’epoca di categoria Professional.

Salas fu fermato per anomalie nel passaporto biologico e fu squalificato dall’Agenzia spagnola per la protezione della Salute nello Sport per 4 anni. L’Agenzia Mondiale Antidoping all’epoca “approvò” il provvedimento, che fu però impugnato dai legali di Salas. Il Tribunale amministrativo di Madrid accolse il ricorso del corridore e dichiarò che la squalifica non poteva essere considerata valida con i soli dati risultanti dal passaporto biologico. A quel punto, l’AMA fece appello sia al Tribunale d’Arbitrato dello Sport (quello di Losanna, in Svizzera, per intenderci) che alla sopracitata Audiencia Nacional (un organo extra-sportivo, quindi).

E se il TAS ha confermato la squalifica del corridore spagnolo, la Audiencia Nacional si è espressa sulla vicenda con la sentenza dello scorso 19 gennaio, sentenza che conferma un punto che potrebbe risultare decisivo nelle questioni legate al doping, sia passate che presenti e future: “I risultati del solo passaporto biologico non possono determinare la responsabilità dell’invididuo di aver commesso il fatto, ma solo la possibilità che ci sia stato l’utilizzo di una sostanza illecita. Questo però deve essere provato”. Nel caso di Salas, questo non avvenne: il corridore fu squalificato a seguito delle anomalie riscontrate nel suo passaporto biologico, senza però mai risultare positivo a un controllo antidoping.

La sentenza recita inoltre: “Solo un atleta che può aver commesso senza alcun dubbio l’infrazione o messo in atto una condotta illecita può essere squalificato. Una sanzione che rimane nel campo delle possibilità non rispetta il principio della presunzione d’innocenza“. Restando al solo territorio spagnolo, questo andrebbe contro una norma della locale Costituzione.

Salas, peraltro, ha visto cancellati tutti i risultati ottenuti nel 2017 e nel 2018, mentre la squalifica sportiva ha avuto inizio nell’agosto 2020 e terminerà nel prossimo 2024.

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