Caso Froome, la difesa della Sky: massimo sei mesi di squalifica per salvare Giro e Tour

La Sky non ha perso tempo riguardo al caso che sta coinvolgendo Chris Froome. Secondo quanto riportato dal Il corriere della Sera, il dossier preparato dalla squadra è già in viaggio verso la Fondazione Antidoping del Ciclismo (CADF) di Aigle, in Svizzera. Il cuore della difesa è dimostrare che Froome non si è mai dopato e che i 2.000 ng/ml di salbutamolo trovati nelle sue urine lo scorso settembre alla Vuelta sonola naturale metabolizzazione di una quantità lecita del broncodilatatore Ventolin“.

L’obiettivo finale sarebbe quello di prepararsi a un test di laboratorio, attraverso il quale il britannico dovrà dimostrare le propria innocenza, ammettendo davanti ai giudici di aver assunto lo spray nel finale di gara e ripetendo l’inalazione in laboratorio, sperando di ottenere un risultato clinico analogo. In caso di risultato non congruente, appellandosi a studi che sostengono che quattro puff ravvicinati bastino a raggiungere concentrazioni nelle urine anche triple rispetto a quelle del proprio corridore, la Sky sarebbe disposta ad accettare un massimo di sei mesi di squalifica.

Questi farebbero perdere a Froome la Vuelta, che andrebbe a Nibali, ma gli permetterebbero senza problemi di essere al via di Giro d’Italia e Tour de France. Non sarà però facile convincere la CADF che ha dalla sua ha un’infrazione solo al terzo caso positivo su migliaia di test con, oltretutto, i valori più alti mai raggiunti da un ciclista. Secondo gli esperti della fondazione antidoping, se non di abuso, si tratterebbe di evidente negligenza con conseguente squalifica dai nove ai dodici mesi.

Rimane così aperta la discussione riguardo all’uso del Ventolin, molto diffuso tra gli atleti di tutte le discipline, del quale resta ancora difficile stabilire quale sia il limite consentito più adeguato.

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