Secondo quanto riporta L’Equipe, Golstein sarebbe in questo periodo indagato ed indagato dalla polizia belga nel quadro di una inchiesta per frode fiscale, che avrebbe convinto definitivamente Biver a chiudere questa porta così intrigante, ma anche evidentemente nebulosa. Malgrado le grandi promesse, non solo in termini economici ma anche temporali visto che si garantiva una continuità di otto anni, i riscontri effettivi mancavano e tutto veniva costantemente rimandato. Così, mentre Biver da un lato aveva già fatto richiesta all’UCI per ottenere licenza WorldTour, il suo mecenate continuava a tentennare.
I contratti che sarebbero dovuti essere siglati, anche nei confronti di corridori importanti come Dylan Teuns, Damiano Caruso, Stefan Kung, fino a voler arrivare poi a Romain Bardet e Marc Soler, venivano dunque ritardati, così come non venivano depositate le garanzie banciarie con i bonifici più volte promessi ma mai effettuati. Al sesto incontro posticipato il manager lussemburghese ha capito che qualcosa non andava, scoprendo inoltre che l’aereo privato del suo teoricamente patron che aveva una falsa immatricolazione. A questo punto il progetto è dunque saltato, con Biver che reclama danni e interessi al belga.