Vuelta a España 2022, Chris Froome: “Remco, Ayuso e Rodriguez sono impressionanti, molto interessante vedere questa evoluzione”

Chris Froome è all’ultima chiamata. Il campione della Israel-Premier Tech è arrivato a questa Vuelta a España 2022 reduce dal Covid-19 non nelle migliori condizioni e non è riuscito finora a mettersi in mostra per quelle che sono le sue qualità. Oggi, con in programma l’ultima tappa di montagna, il britannico non ha grandi ambizioni personali, consapevole che la sua condizione è ormai lontana da quella che a luglio gli ha permesso di ottenere un comunque interessante terzo posto sull’Alpe d’Huez al Tour de France. Per lui è piuttosto l’occasione di osservare l’evoluzione dei giovani che hanno dato spettacolo in queste tre settimane, da Remco Evenepoel ovviamente, ai due giovani talenti spagnoli Juan Ayuso e Carlos Rodriguez.

“Avere la maglia di leader e dimostrare di essere capace di difenderla è una grande motivazione, ma con questo viene anche molta pressione e ci sono grandi aspettative – osserva colui che in carriera ha indossato 18 volte la Maglia Rossa, conquistando due volte la classifica finale – Remco ha dimostrato di poterle gestire molto bene lungo questa Vuelta e oggi sarà per lui un grande test. Penso che ormai per lui è fatta, credo che ormai gli altri si giocheranno il podio, piuttosto che provare a batterlo”.

Corridore che, anche vista la sua provenienza, ha ci ha messo molto ad emergere prima di diventare il riferimento assoluto nei GT per sei stagioni, fino al momento del terribile incidente che lo ha costretto ad un lungo stop e un lungo processo di recupero che sinora non lo ha ancora mai permesso di tornare ai suoi livelli, il 37enne analizza la nuova tendenza che vede i giovani già pronti per giocarsi le loro carte ad altissimo livello: “È impressionante vedere questi ragazzi giovani, come Carlos e Ayuso. Mostrano grande maturità per essere così giovani e fare già classifica è ormai qualcosa a cui dobbiamo abituarci. Penso che sia dovuto al fatto che hanno accesso ad alimentazione, allenamento e preparazione sin da giovanissimi, già da quando hanno 15 anni. Quindi quando diventano professionisti a 20 anni sono pronti e a giocarsela con i migliori del gruppo. È una dinamica interessante e tendenza. Il futuro della Spagna è chiaramente salvo”.

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