Tour de France 2020, Pierre Rolland: “Bisogna crederci altrimenti ci arrendiamo e ci vediamo l’anno prossimo”

Il Tour de France 2020 è uno dei pochi grandi eventi sportivi al momento ancora confermato. Dopo il rinvio degli Europei di calcio e, soprattutto dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ASO prova invece ancora a tenere duro sperando di fare della Grande Boucle, al via il prossimo 27 giugno, il baluardo della rinascita dello sport dopo le restrizioni dettate dalla diffusione globale del Coronavirus. In gruppo ci sperano quasi tutti, sia perché l’annullamento di un evento di tale portata sarebbe distruttivo per tutto il movimento professionistico, sia perché la maggior parte dei big ha bisogno di un obiettivo a cui puntare dopo i rinvii delle classiche e del Giro d’Italia.

Anche Pierre Rolland (B&B Hotels – Vital Concept) ha espresso la propria opinione in merito a questo periodo di riposo forzato a L’Équipe: “Non è facile, siamo abituati a stare fuori tutto l’anno. Ovviamente, non poter uscire in bici neanche per una o due ore è frustrante. Soprattutto perché il Tour dovrebbe iniziare tra tre mesi – spiega Rolland – Dobbiamo accumulare ore in sella alla nostra bici. È uno sport di resistenza e non possiamo rimediare rimanendo sui rulli di casa per un’ora o due. Ancora una volta, saranno quelli che riusciranno ad accettare meglio e ad adattarsi meglio alla situazione che saranno al meglio tra tre mesi durante il Tour. Ma il problema è che in alcuni paesi i ciclisti sono ancora autorizzati a uscire”.

Questa dinamica, che è tra quelle che ha convinto il CIO a rinviare i Giochi Olimpici, inquieta lo scalatore francese: “È piuttosto frustrante vedere i belgi o gli olandesi allenarsi. La competizione sarà uguale per tutti e non ci sarà una classifica di coloro che sono stati confinati e degli altri. Capisco molto bene il valore del confinamento, sono completamente d’accordo, ma vedere che quando attraversi il confine esci normalmente, è un po’ difficile da accettare”.

Il Tour de France resta nel frattempo l’unica ancora di salvataggio a cui appigliarsi: “Bisogna crederci. Dobbiamo fissarci un obiettivo altrimenti ci arrendiamo e ci vediamo l’anno prossimo. Capisco perfettamente che i Giochi Olimpici siano stati cancellati, ma il Tour è un evento diverso, è senza dubbio un evento mondiale ma alla fine il gruppo è meno internazionale dei Giochi Olimpici. Può fare a meno di alcune nazioni. Già, non ci sono tutte le nazioni del mondo presenti . Il Tour, indirettamente, colpisce meno atleti, meno persone. Ci sono persone ai lati delle strade, ma non sono stadi da 80.000 persone o piscine olimpioniche. C’è un effetto di massa che è meno significativo”.

La possibilità di un Tour a porte chiuse non esalta nemmeno lui: “Trovo difficile da crederlo. Per ora, questi sono i presupposti – aggiunge – ASO sta lavorando con i ministri per garantire che il Tour si svolga nei tempi previsti. In tal caso, ciò significa che saremo fuori da questa pandemia. Sarebbe straordinario se il Tour fosse il primo evento di un ritorno alla normalità. Sarebbe una grande festa. E speriamo che il pubblico sia presente a bordo strada“.

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