Tour de France 2017, Nibali su Aru: “Fabio ha fatto benissimo. Deve attaccare ancora”

Vincenzo Nibali interviene per omaggiare Fabio Aru, nuovo leader del Tour de France 2017. Il sardo è il primo atleta tricolore ad indossare il simbolo del primato alla Grande Boucle dopo il siciliano, trionfatore sui Campi Elisi nel 2014. Proprio quest’ultimo, in ritiro per preparare la Vuelta a Espana, si è raccontato a La Gazzetta dello Sport rivelando le sue impressioni, dispensando i suoi consigli e confessando le sue aspettative circa il Tour del suo connazionale ed ex compagno di squadra.

Il portacolori della Bahrain – Merida commenta telegrafico la situazione del sardo, facendone il punto: “Il Tour è ancora lungo, ma Fabio ha fatto benissimo a sfruttare l’occasione – esordisce Nibali – Lui su quelle rampe quando scatta fa male e sta correndo molto bene. Ed è nella condizione di forma della vita. Come spesso accade, non tutti i mali vengono per nuocere…”, evidenziando come la sorte abbia risarcito l’assenza forzata di Aru dal Giro d’Italia con un’opportunità forse ancora più grande.

Il ruolo di assoluto protagonista delle corse di tre settimane è, secondo Nibali, un titolo che Fabio era destinato ad assumere: “Era facile. Le qualità le ha dimostrate da subito, già al Giro 2013 (vinto da Vincenzo, ndr). In più sa di essere forte, ma forse non s’immaginava di essere da subito protagonista“. Inoltre l’alfiere dell’Astana possiede doti che è difficile rintracciare in gruppo: “È testardo, cocciuto, duro e ha grinta. Si fissa un obiettivo e fino a quando non lo raggiunge non si dà pace”, commenta il messinese.

Uno degli handicap più influenti con cui Aru potrebbe convivere da qui a Parigi è legato alla tenuta della sua squadra. Un uomo importante come Dario Cataldo ha dovuto abbandonare la corsa, mentre il co-capitano Jakob Fuglsang è alle prese con le conseguenze di una caduta. Interpellato su questo tema, Nibali sottolinea l’importanza di un gruppo solido di uomini intorno al capitano durante un grande giro: “Al Tour la squadra è importantissima, anzi fondamentale. È la corsa in cui la squadra conta di più. Fondamentale per gestire la corsa e per curare gli avversari. Se non hai una grande squadra, anche un corridore a quattro minuti può diventare pericoloso. E tu non puoi rincorrere tutti” commenta il trentaduenne, senza centellinare parole che potrebbero far vacillare le speranze sulla solidità dell’Astana.

Una forza di cui Fabio potrebbe disporre è la guida di Giuseppe Martinelli dall’ammiraglia, direttore sportivo con il quale Nibali ha condiviso il suo lavoro per quattro stagioni e del quale incensa le competenze tecniche. «Lì Fabio è messo bene, ha chi gli darà buoni consigli. Shefer a volte azzarda, ma Martinelli è molto bravo: vede la corsa, la sa leggere e spiegare», sentenzia il vincitore del Giro d’Italia 2016.

In conclusione, il siciliano consiglia di non avventarsi in giudizi o pronostici poco ragionati, perché mancano ancora molte frazioni alla fine e dietro ad ogni angolo potrebbe celarsi un’insidia. “Il Tour è ancora lungo, molto lungo – commenta l’ex Astana – Fabio deve guadagnare ancora tempo perché, nella crono di Marsiglia, Froome è avvantaggiato. Fabio deve attaccare ancora. Attaccare” chiude Nibali, lanciando un imperativo che si augura venga colto dal nuovo capoclassifica del Tour de France.

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