I 10 Neopro’ più attesi del 2021… un anno dopo

Come ormai da tradizione, anche in avvio di 2020 vi avevamo presentato i dieci neo professionisti che avevamo considerato più promettenti o comunque da seguire con maggiore attenzione nell’anno che sarebbe venuto.  Con la stagione ormai conclusa, possiamo iniziare a tracciare i nostri abituali bilanci di fine anno e, dopo aver già fatto quello relativo alle scommesse, ci dedichiamo oggi ai dieci neoprofessionisti che avevamo scelto un anno fa. Qualcuno è già ormai al livello di star internazionale, qualcun altro invece ha pagato di più il salto tra i grandi, mentre c’è chi ha fatto vedere un buon potenziale, che potrebbe portare risultati importanti in futuro.

1. Tom Pidcock (Ineos Grenadiers): Grande prima stagione tra i professionisti per il giovane britannico. Nonostante gli infortuni e un’Olimpiade da preparare (e chiusa con la vittoria dell’oro) nella MTB, il classe ’99 si è reso protagonista anche di una grande annata su strada, mettendosi in luce soprattutto nelle Classiche di primavera. Sembra addirittura sorprendente che abbia vinto solo una corsa, la Freccia del Brabante, visto le tante corse in cui è protagonista, compresa quella Amstel Gold Race persa al fotofinish con Van Aert (anche se qualcuno, persino una fonte autorevole come la Rai, resta convinto che la vittoria sia in realtà del portacolori della Ineos Grenadiers). Nel finale di stagione si presenta senza troppa voglia alla Vuelta, primo GT della carriera, che riesce anche a portare a termine, con un quarto posto di tappa come miglior risultato, prima di chiudere l’anno con il sesto posto ai Mondiali, che lo rende di fatto già uno dei grandi favoriti delle prossime classiche di primavera.

2. Marco Brenner (Team DSM): Probabilmente era lecito attendersi qualcosina in più dal giovane tedesco. I paragoni tra lui e Remco Evenepoel si sprecavano, ma al momento l’unica cosa che li accomuna è il passaggio diretto da juniores a professionista, se si pensa che il corridore della Deceuninck nel suo primo anno aveva ottenuto già 5 successi (tra cui San Sebastian e un titolo continentale a crono) e un podio iridato a crono, mentre il tedesco è ancora a quota 0. La prima annata del classe 2002 era partita subito senza acuti, ma con un piazzamento nei 10 (rimarrà l’unico della stagione) in una tappa della Settimana Coppi e Bartali, ma poi le difficoltà sono aumentate progressivamente, addirittura finendo fuori tempo massimo al Tour de l’Ain. Forse l’etichetta del predestinato gli ha fatto più male che bene, ma a 18 anni incappare in qualche momento difficile al primo anno da pro non è certo una cosa irrimediabile, anzi, c’è tutto il tempo per recuperare e tornare a esprimersi ai livelli che aveva fatto vedere nelle giovanili, forte dell’esperienza vissuta.

3. Olav Kooij (Jumbo-Visma): Ottima prima stagione tra i pro per il classe 2001, che conferma quanto fatto vedere a livello giovanile. I primi piazzamenti importanti della sua annata arrivano a maggio, al Giro d’Ungheria, con un quarto e un secondo posto di tappa, per poi proseguire con una costante crescita, che lo porta al secondo posto anche di una corsa WorldTour come il Giro di Polonia, fino alle due vittorie di tappe della CRO Race, arrivate dopo aver ottenuto anche un podio ai mondiali U23 e prima del terzo posto alla Gran Piemonte, che ha chiuso la sua stagione. L’impressione è che per quanto riguarda gli sprint, in casa Jumbo-Visma possano dormire abbastanza tranquilli, sapendo di avere tra le mani un talento pronto ad esplodere.

4. Giovanni Aleotti (Bora-Hansgrohe): Anche l’italiano ha alzato le braccia al cielo nella sua prima stagione da professionista. Prima ancora di vincere, però, l’azzurro ne ha approfittato per fare esperienza e partecipare a corse importanti come Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e, soprattutto, Giro d’Italia, primo GT della sua carriera, in cui si è messo spesso al servizio dei capitani in testa al gruppo, rendendosi molto utile per la squadra. Dopo l’esperienza formativa della corsa rosa, ha poi avuto delle libertà, che ha sfruttato pienamente al Sibiu Tour prendendosi un successo di tappa e la vittoria della generale davanti a Fabio Aru. Sono arrivati poi altri piazzamenti alla Settimana Ciclistica Italiana e al Giro di Polonia, oltre che un secondo posto al Circuito de Gexto, che conferma la sua attitudine anche per le corse di un giorno al pari del tredicesimo posto di una corsa WorldTour come la Bretagne Classic. Nel finale di stagione in Italia si mette di nuovo al servizio della squadra, dimostrandosi un corridore sul quale il team può contare nell’immediato e puntare per il futuro.

5: Jordi Meeus (Bora-Hansgrohe): La compagine di Ralph Denk potrebbe soffrire meno del previsto il ricambio generazionale. L’opera di rinnovamento del team, iniziata già un anno fa e pronta a culminare al termine di questa stagione con l’addio di Peter Sagan, potrebbe lasciare meno segni del previsto, vista la presenza di tanti corridori completi e soprattutto giovani. Il classe ’98 aveva in realtà iniziato l’anno in sordina, con pochissimi risultati di rilievo fino alla vittoria di tappa del Giro d’Ungheria arrivata a maggio. Corridore veloce, ma anche resistente, ha poi fatto vedere ottime cose alla Vuelta, con quattro piazzamenti nei dieci, tra cui un secondo posto, nonostante si sia dovuto dividere i gradi di capitano con Martin Laas. Acquisita fiducia dopo il GT iberico, il finale di stagione è da incorniciare con la vittoria alla Parigi-Bourges, dove la sua squadra si presentava ridotta all’osso per via del Covid-19. La sensazione è che la compagine tedesca possa avere un ottimo uomo da Classiche (che con Ide Schelling, potrebbe potenzialmente formare una coppia vincente e longeva), ma anche un corridore capace di vincere le volate di gruppo se messo nelle giuste condizioni.

6. Diego Camargo (EF Education-Nippo):  Arrivato con il peso del doppia successo alla Vuelta a Colombia (sia quella U23 che quella élite) nella scorsa stagione, non ha trovato grandi risultati in questa sua prima annata in Europa. Unico podio del 2021 è stato infatti nella crono dei campionati nazionali, chiusi in seconda posizione, mentre nel resto dell’anno non è mai riuscito ad entrare nei dieci, e nei venti ci è riuscito solo nuovamente in patria, nella prova in linea dei campionati nazionali. Per lui dunque un anno di apprendistato nel ciclismo che conta, con la formazione statunitense che non ha esitato a lanciarlo nella mischia anche di corse di primo piano, tanto da aver corso quasi solamente nel WorldTour, tra cui la Vuelta a España, primo GT della sua giovane carriera. Tanto lavoro dunque in favore dei compagni: ci si poteva aspettare di più, probabilmente, ma il suo era un passaggio difficile, anche considerata la pochissima esperienza, e la squadra ha valutato fosse necessario per lui questo tipo di percorso sotto traccia.

7: Antonio Tiberi (Trek-Segafredo): Annata sfortunata per il giovane corridore laziale, frenato da infortuni e problemi di salute che non gli hanno permesso di vivere un 2021 sereno e al pieno delle sue possibilità. Passista-scalatore di grandi prospettive, nel corso della stagione trova comunque alcune occasioni per farsi notare in prima persona, con il bel terzo posto al Giro di Ungheria come miglior risultato, affiancato da alcuni piazzamenti interessanti nel corso di un anno che nel complesso resta soprattutto per lui di apprendimento. Le aspettative su questo classe 2001 erano alte, ma l’obiettivo è fare un passo alla volta e i primi sono stati fatti.

8: Xandres Vervloesem (Lotto Soudal): Stagione ingiudicabile per il classe 2000. Alla sua prima gara dell’anno, Le Samyn, cade e si provoca un problema a una vertebra, poi dopo quindici giorni torna in gara alla Nokere-Koerse e cade di nuovo, procurandosi una frattura all’anca. A quel punto tutto il resto del 2021 è condizionato, tanto che riesce a disputare solo 18 giorni di corsa durante l’anno, portandone a termine soltanto otto. L’augurio è che il prossimo anno possa vivere una stagione libera da infortuni e mostrare tutto il suo potenziale.

9: Jonathan Milan (Bahrain Victorious): La sua priorità è stata per la pista, più che giustamente visti i risultati ottenuti. Ciononostante, il classe 2000 ha vissuto una prima stagione da professionista molto utile per fare esperienza. Il primo approccio è subito con una corsa WorldTour allo UAE Tour, con il team che gli mostra subito fiducia e lo fa debuttare anche nella sua prima Monumento in occasione del Giro delle Fiandre. Alla Settimana Ciclistica Italiana arriva il primo importante risultato personale con il secondo posto nella volata di Cagliari alle spalle solo di Pascal Ackermann. Dopo un’Olimpiade da sogno con l’oro nel quartetto, il friulano torna su strada per partecipare al Benelux Tour, che non riesce a portare a termine, così come non porterà a termine la sua ultima gara dell’anno, una Parigi-Roubaix bagnata e fangosa che gli vale tantissima esperienza. A stagione su strada terminata, si prende un oro individuale agli europei su pista, confermando poi anche quello del quartetto ai mondiali, dove vince anche un argento individuale. Per la strada l’appuntamento è  verosimilmente per la prossima annata, ma va già benissimo così.

10: Kevin Vermaerke (Team DSM): Classe 2000, il giovane statunitense ha corso abbastanza poco malgrado fosse un neopro atipico visto aveva già militato in passato per una formazione professional come la Hagen Bermans Axeon. Vincitore della Liegi – Bastogne – Liegi U23 due anni fa, il ragazzo californiano non è emerso in questa sua prima stagione con la maglia della formazione neerlandese, nella quale ha avuto poche occasioni per avere un ruolo in prima persona, dovendo spesso sacrificarsi per la squadra. Ancora molto giovane, aveva tuttavia sicuramente dalla sua una piccola esperienza in più da poter provare a far fruttare. Per quanto mostrato da ancora giovanissimo, era probabilmente lecito aspettarsi qualcosina in più, ma resta corridore di grande interesse.

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