#SpazioTalk, Sonny Colbrelli su Glasgow 2023: “Arriviamo con una bella nazionale, possiamo fare un bel mondiale”

Il mondiale di Glasgow 2023 nelle parole di chi, probabilmente, sarebbe stato protagonista. Sonny Colbrelli racconta in esclusiva a SpazioCiclismo le sue impressioni sul percorso della prova in linea mondiale, 272 km sulle strade scozzesi con arrivo a Glasgow, e sulle possibilità della nazionale italiana, che ha di recente comunicato le scelte del commissario tecnico Daniele Bennati. Il bresciano, che ha corso cinque mondiali élite con la maglia azzurra (chiudendo decimo a Fiandre 2021) prima di ritirarsi a causa dei noti problemi cardiaci, racconta le sue impressioni sulla prova di domenica. Un estratto dell’intervista può essere ascoltato nella puntata di SpazioTalk, il podcast di SpazioCiclismo, dedicata appunto al mondiale di Glasgow 2023.

Il percorso di quest’anno è uno dei più lunghi del terzo millennio, con i suoi 272 km. Secondo te questo sarà un fattore importante?
Sicuramente sì. Quando il chilometraggio è importante, bisogna sempre pensare che, se si sbaglia una virgola, la luce si può spegnere in un attimo. Perciò il chilometraggio è molto importante, bisognerà vedere anche le condizioni meteo. In Scozia può far caldo ma anche piovere, ci possono essere diversi fattori.

Pensi che la corsa sarà decisa sicuramente nel circuito finale o qualche formazione proverà a creare una situazione interessante già prima, magari mandando all’attacco qualche seconda linea?
Tutti quanti abbiamo visto il mondiale dello scorso anno, quando hanno lasciato andare via una fuga numerosa con dentro uno dei favoriti, se non il favorito in assoluto. Quest’anno certe nazionali non vorranno fare lo stesso errore. Però in un mondiale non hai una radio, quindi è tutto più difficile, più aperto. Se inizi a pensare chi c’è e chi non c’è, può sfuggirti un corridore. Certo, se uno deve marcare un corridore specifico deve stare sempre con lui, non può fare errori. Dopo 30 o 40 secondi hai dietro l’ammiraglia e ti dice chi c’è davanti, ma può già essere difficile chiudere.

Il circuito finale, tra l’altro, ha tanti strappi e tante curve, quindi non sarà semplice inseguire.
Esatto. Anche con 10 o 15 secondi, è difficile che quelli dietro ti possano vedere. E quando non vedi la fuga o chi sta davanti, ti viene un po’ di sconforto perché sei impegnato nell’inseguimento e non vedi mai il tuo obiettivo, anche se magari è dietro l’angolo. Quando hai l’avversario a vista ti viene più carica e voglia di chiudere. In questo percorso sono molto avvantaggiati gli attaccanti.

Cosa pensi delle scelte del commissario tecnico dell’Italia, Daniele Bennati?
Arriviamo con una bella nazionale: motivata, con corridori giovani, forti, in ottima condizione. Ci spiace molto non avere uno come Filippo Ganna, che sta andando molto forte. Ma penso che con Bettiol e Trentin, che saranno i nostri capitani, possiamo fare un grande mondiale. L’anno scorso erano criticati ancora prima di partire, si pensava non sarebbe arrivata neanche una top 10, però hanno corso da grandi protagonisti. Certo, uno come Bettiol magari avrebbe dovuto seguire Remco quando è partito, però abbiamo sfiorato la medaglia sia con Trentin sia con Rota. Ogni anno la nazionale italiana è competitiva perché è un gruppo e sa correre da gruppo. Magari non siamo i più forti, ma siamo i più compatti.

Secondo te, come dovrebbe provare a muoversi l’Italia? Altre nazionali, come il Belgio, hanno un roster fortissimo. La Slovenia, invece, ha un capitano fenomenale come Pogacar ma gregari che, sulla carta, sono meno competitivi. L’Italia può avere il vantaggio di avere tanti outsider interessanti ma nessun favoritissimo.
Ad oggi, se arrivassimo in volata con Pedersen, o Van Aert, o Van der Poel, magari sulla carta saremmo inferiori. Ma ripeto, il mondiale si vince sulla linea d’arrivo, soprattutto dopo 272 km. Magari un Bettiol o un Trentin potrebbero avere qualche energia in più. Gli altri potrebbero sprecare di più, provare più mosse, spendere più energie. Noi dobbiamo giocare sull’intelligenza tattica, isolare certi corridori per trovarci con più uomini e giocarci le nostre carte al meglio. Poi magari qualcuno si aspetta solo Bettiol e Trentin, ma ricordiamo che abbiamo altri corridori in grado di anticipare. Velasco mi sembra il Rota dello scorso anno. Ha vinto il campionato italiano, è andato forte al Getxo. Lui può essere il nostro jolly. Trentin invece è stato sfortunato al campionato italiano, ma spero che quella sfortuna possa essere ripagata al mondiale.

Manca più la maglia azzurra a Colbrelli o Colbrelli alla maglia azzurra, quindi alla nazionale? Un mondiale così sarebbe stato perfetto per te.
Mah, diciamo entrambi. Non solamente come condizione fisica, come eventuale leader per la nazionale, ma per il gruppo. Con Trentin e Bettiol facevamo gruppo, trascinavamo un po’ la nazionale. Ora magari manca un Sonny come all’Europeo, deciso, con una spalla come Trentin. Eravamo un tutt’uno, saremmo potuti essere un’arma vincente come è stato all’Europeo. Poi al mondiale nelle Fiandre siamo stati sfortunati a perdere Matteo e Ballerini, se no avremmo potuto cambiare il risultato di quel giorno. Magari non per la vittoria, perché Alaphilippe aveva una marcia in più, ma per un risultato migliore.

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