Pagelle Giro d’Italia 2022: Jai Hindley si ritrova, Carapaz si perde – Nibali, MVDP, Bini e Pozzo grazie di tutto!

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 9,5: Dopo il piccolo regalo che gli fanno sul Blockhaus il corridore australiano cresce rapidamente fino a diventare il più pimpante in salita. Non esita a mettere la squadra a tirare in alcune occasioni, fino al capolavoro tattico dell’ultimo giorno, con cui seppellisce le speranze degli avversari. Considerando che probabilmente anche gli altri giorni ne aveva per poter fare davvero male ai rivali, ha corso un bel rischio. A questo punto, dopo il successo sfiorato nel 2020, non si può certo dire che queste prestazioni siano casuali e non è un exploit estemporaneo. Resta ora da comprendere fino a dove può arrivare.

Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Fenix), 9: Grazie di essere venuto e torna presto! Il campione neerlandese è la grande star di questa edizione, anche quando non vince, anche quando non pesa sulla corsa (cosa peraltro piuttosto rara visto che attacca anche quando corridori come lui potrebbero starsene tranquilli). Vince probabilmente meno di quanto avrebbe meritato, tanto da chiudere alla fine con una “sola” vittoria di tappa, ma da questo Giro esce sicuramente ancora più forte di prima.

Arnaud Démare (Groupama-FDJ), 9: Tre vittorie di tappa e la Maglia Ciclamino sono un bottino di altissimo livello, confermando che è un corridore che sa lottare, soffrire e vincere con il suo gruppo.

Biniam Girmay (Intermarché-Wanty-Gobert), 9: In pochi giorni riesce a lasciare il segno come pochi altri, con un crescendo che lo vede entrare nella storia del Giro, del suo paese e del ciclismo in generale. La sua vittoria è uno spettacolo nello spettacolo, così come la sua capacità di farsi trovare pronto praticamente ogni giorno e su ogni terreno. Con la sua partenza il Giro ha perso moltissimo.

Koen Bouwman (Jumbo-Visma), 8,5: Due vittorie di tappa e la conquista della Maglia Azzurra fanno del corridore neerlandese uno dei grandi protagonisti di questa edizione. Visti i fallimenti dei vari Sam Oomen (5), Tobias Foss (5) e Tom Dumoulin (5), è colui che non sarebbe dovuto essere altro che un gregario a tenere alta la bandiera di un team che puntava decisamente a molto di più. Come lui, molto bene anche Gijs Leemreize (6,5), al quale è mancato il successo ma non il coraggio.

Lennard Kamna (Bora-hansgrohe), 8: Alla vittoria di tappa sull’Etna aggiunge tre settimane di grande spessore, nelle quali alterna con grande efficacia il ruolo di gregario e di battitore libero. La sua presenza in fuga è sempre una minaccia per tutti, così come le sue trenate in testa al gruppo sono tra quelle che fanno più male. Ne sa qualcosa Richard Carapaz, messo in crisi proprio dal suo ritmo.

Jan Hirt (Intermarché-Wanty-Gobert), 8: Catapultato nelle posizioni di vertice dalla fuga vincente sull’Aprica, che già di per sé vale un Giro, il corridore ceco nei giorni successi fa molto più che resistere, migliorando ulteriormente la sua posizione con prestazioni di grandissima solidità. Una crescita costante che lo porta a mancare la Top5 per soli 14 secondi, di gran lunga il suo miglior risultato in un GT.

Thomas De Gendt (Lotto Soudal), 8: Tanto lavoro per la squadra, come sempre, ma anche e soprattutto lo splendido successo di Napoli, capolavoro di esperienza e tatticismo. Dopo alcune stagioni difficili, quasi sempre e solo al servizio del team, dimostra che può ancora lasciare il segno con risultati pesanti.

Alessandro Covi (UAE Team Emirates), 7,5: Dopo tre settimane quasi completamente al servizio del team, si prende all’ultima occasione utile un successo di grandissimo prestigio con una azione spettacolare, con 50 chilometri di fuga solitaria iniziata sul Pordoi e conclusa sul Fedaia.

Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), 7,5: Il giovane corridore spagnolo centra la sua prima Top10 in un GT al termine di una corsa vissuta in primissimo piano visti i dieci giorni in Maglia Rosa. Perduto il simbolo del primato, non si dà per vinto e continua a lottare con grande determinazione, riuscendo poi anche a portarsi a casa la Maglia Bianca.

Santiago Buitrago (Bahrain Victorious), 7,5: Gregario tra i più efficaci di Mikel Landa, il giovane colombiano si prende anche una splendida tappa trionfando a Lavarone, diventando il colombiano più giovane di sempre a vincere una tappa al Giro. Classe 1999, chiude il secondo GT della sua carriera in grande crescita, con una dodicesima posizione che avrebbe potuto essere anche migliore se le gerarchie interne fossero state diverse.

Stefano Oldani (Alpecin-Fenix), 7,5: Spesso al servizio del team, trova anche lo spazio per muoversi da solo e lo fa andando a cogliere una delle vittorie più belle, al termine di una splendida fuga, gestendosi con grande intelligenza. Corridore completo, con questa vittoria deve imparare anche a credere più in sé stesso. Assieme a Dries De Bondt (7), anche lui vincitore di tappa con una splendida fuga, dimostra ancora una volta che la formazione professional belga ha una rosa completa, che va ben oltre i nomi dei big più in evidenza.

Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), 7: Il campione olimpico esce pesantemente ridimensionato da questa sconfitta. Il terzo podio consecutivo nei GT non è certo cosa da poco, ma in mancanza dei grandissimi nomi questa era la sua occasione per dimostrare di potersi issare alla loro altezza e non essere riuscito a vincere, peraltro con anche un paio di errori tattici non da poco, è una macchia che solo l’esplosione ad altissimi livelli di Hindley potrebbe riparare.

Mikel Landa (Bahrain Victorious), 7: Torna sul podio del Giro dopo sette anni, ma nell’arco delle tre settimane dà sempre l’impressione che gli manchi qualcosa, fino alla conferma dell’ultimo giorno. Peccato, perché per la prima volta dopo tanto tempo non ha infortuni o altri impedimenti a frenarlo. Anche per lui questo Giro è un passo indietro rispetto alle speranze che tantissimi appassionati nutrono nei suoi confronti.

Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: A quasi 40 anni ci vuole un problema idraulico alla sua bici per rallentarlo. Caduto nella discesa del Mortirolo quando era ancora in piena lotta per il podio, lo scalatore lucano da quel momento soffre e lotta come può per non naufragare, costretto ad una difesa che ne esalta il carattere che tutti conosciamo. Ma che bello sarebbe stato vederlo correre finalmente libero da problemi!

Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), 7: L’ultimo Giro della sua carriera si chiude ben al di là delle aspettative. Un quarto posto che non sa assolutamente di sconfitta, ma che anzi, dopo due stagioni molto difficili, aumenta il rammarico per quello che in questi anni avrebbe potuto dare al netto di infortuni e sfortune. E anche questo Giro, preparato male per colpa del covid e dei problemi di salute, sarebbe potuto sicuramente essere diverso. Un campione non si vede solo quando vince.

Pello Bilbao (Bahrain Victorious), 7: Pur meno brillante ed efficace rispetto ad altri anni, torna nuovamente nei primi cinque del Giro, confermandosi corridore di grande regolarità e solidità, anche nei momenti di difficoltà.

Alejandro Valverde (Movistar), 7: Gli manca l’acuto e in classifica non brilla, ma ci mette tutto quel che ha. A 42 anni compiuti, con una primavera intensa alle spalle, il murciano onora la Corsa Rosa con grande passione e professionalità, provando anche spesso la fuga, sapendo di non potersela più giocare come un tempo.

Matteo Sobrero (TeamBikeExchange-Jayco), 7: Nelle sue giornate si fa trovare pronto, con un quarto posto nella prima cronometro che viene perfettamente migliorato con il successo dell’ultimo giorno. Una crono senza sbavature, dominata sin dal primo all’ultimo metro da parte del campione italiano della specialità.

Mark Cavendish (Quick-Step Alpha Vinyl), 7: Una vittoria e due terzi posti forse non sono poi così tanto per uno come lui. Ed è sicuramente vero, ma l’anagrafe dice pur sempre che durante queste tre settimane ha compiuto 37 anni. E per un velocista come lui, capace inoltre di portare anche a termine una corsa così dura, sono tutt’altro che pochi.

Alberto Dainese (Team DSM), 7: Dopo i podi alla scorsa Vuelta, conquista al Giro la sua prima grande vittoria nel WorldTour e in un GT. Un talento che merita più spazio e considerazione.

Guillaume Martin (Cofidis), 7: Il risultato finale è ben lontano dalle aspettative, ma del grimpeur transalpino va apprezzata la voglia di mettersi costantemente in gioco, con la voglia sempre di provare qualcosa, piuttosto che starsene nascosto dietro i big che altrimenti lo avrebbero staccato senza che nessuno lo notasse. In un modo o nell’altro, è stato uno dei corridori più in vista di questo Giro.

Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 7: Un Giro ben lontano da quello che si aspettava, ma nel quale dimostra ancora una volta il suo grande carattere. Dopo la sconfitta si mette al servizio del team, con Lopez in Maglia Rosa, per poi giocare d’attacco quando ha più libertà. La splendida vittoria di Cogne sembra trampolino di lancio, invece si rivela l’apice di un finale in cui prova a lottare anche per la maglia azzurra e per un’altra vittoria di tappa. Obiettivi che non vengono centrati, ma di certo non è per non averci provato.

Emanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 6,5: Sulla carta uomo di riferimento della sua squadra, con il passare dei giorni si ritrovare ad essere progressivamente degradato, terminando in declino, ma con alcuni sprazzi essenziali anche al servizio del compagno Hindley.

Hugh Carthy (EF Education-EasyPost), 6,5: Un finale in crescendo potrebbe far aumentare il rammarico per essere arrivato al Giro in condizioni decisamente diverse da quelle auspicate. Malgrado tutto, grazie alla ottima terza settimana, il britannico conferma di poter essere un corridore da GT e tra gli scalatori più forti, ma deve trovare la regolarità richiesta.

Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), 6,5: Venuto con l’obiettivo di confrontarsi con i big puntando a un posto nei primi 15, il vincitore dello Zoncolan 2021 riempie la sua missione con grande diligenza. Tre settimane di apprendistato per lo scalatore romagnolo, che prova anche spesso ad attaccare, senza tuttavia mai riuscire a centrare una fuga che avrebbe potuto cambiare in tanti modi il suo giudizio, comunque positivo.

Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), 6,5: Le sue due vittorie di tappa, una prima e una dopo l’infortunio subito, fanno capire tutto il potenziale che non è riuscito a esprimere in questo Giro. Resta il grande rammarico di come la corsa sarebbe potuta essere diversa con lui tra i protagonisti.

Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 6: Tolto Démare, tra i velocisti è il più costante, raccogliendo una lunga serie di piazzamenti che da soli non basterebbero per salvarlo. Da premiare comunque la sua grinta e la grande voglia, che lo vedono andare in fuga in più di un’occasione per provarci fino in fondo e non lasciare niente di intentato.

Caleb Ewan (Lotto Soudal), 5: Non è stato il Giro che il folletto australiano si aspettava. Colpito anche dalla sfortuna, non vince e solo una volta è realmente in lotta per poterlo fare, vivendo tr…(ah, no, ma quando mai) due settimane difficili, tra i primi a perdere terreno e spesso senza riuscire a dire la sua. Una sconfitta pesante.

Ivan Sosa (Movistar), 5: Una delle grandi delusioni di questa edizione. Arrivato con il compito di fare classifica per lasciare maggiore libertà al sempiterno Valverde, il colombiano fallisce una delle occasioni più importanti della sua carriera.

Joao Almeida (UAE Team Emirates), sv: Forse ormai non era più in grado di vincere, ma il podio era ancora ampiamente alla sua portata quando una positività al covid lo costringe a salutare. Avrà altre occasioni perché ha dimostrato che sta continuando a crescere.

Romain Bardet (Team DSM), sv: Sembrava l’occasione della vita e forse, vista come è andata, lo era davvero. Tra i migliori in salita, il francese è costretto a salutare la Corsa Rosa per un malessere improvviso.

Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqstan), sv: Arrivato come uno dei grandi favoriti, il suo Giro dura pochi giorni a causa di un problema alla gamba sinistra.

Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), sv: Parte abbastanza bene, poi qualcosa non va. Si vede e si capisce quando è costretto al ritiro senza realmente aver capito cosa sia successo.

Roger Kluge (Lotto Soudal), 10: L’applauso alla maglia nera perché anche solo portare a termine il Giro è una impresa.

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