Coronavirus, Italia al lavoro per evitare la quarantena agli sportivi professionisti non europei

Niente quarantena per gli sportivi professionisti. È questo l’obiettivo dei presidenti di alcune federazioni sportive, tra i quali anche Renato Di Rocco, che in particolare teme per i problemi che questo possa causare ai colombiani e ai sudamericani in generale. Il nome più caldo è quello di Richard Carapaz (Ineos), che dall’Ecuador sta cercando soluzioni per recarsi in Colombia e prendere lo stesso volo che porterà i corridori del paese in Europa il 19 luglio. Il problema si pone in quanto queste nazioni, come gli Stati Uniti, sono state escluse dalla lista emanata dalla Comunità Europea nei giorni scorsi. Servono dunque soluzioni per farli entrare, ma l’obiettivo è anche creare deroghe, dispense o percorsi speciali per facilitarne l’ingresso nel paese in vista dei grandi eventi a cui devono partecipare.

“Domani chiederò ufficialmente con una lettera al ministero un percorso preferenziale per consentire di giocare in Italia agli atleti americani, come fatto in Germania con i russi”, ha spiegato ad esempio Gianni Petrucci, presidente della Federazione Italia Pallacanestro, che si è voluto fare portavoce anche delle altre discipline, come il ciclismo, ma non solo. Ad avere problemi sono potenzialmente anche le discipline (come pallavolo e tennis) e le categorie (sotto le professional, ad esempio, nel ciclismo) per le quali non è riconosciuto lo stato di sportiva professionista agli atleti. “Sono convinto che con il buonsenso anche attraverso attraverso il CONI si possa risolvere questa cosa”, ha aggiunto Petrucci.

Le richieste dovranno pervenire ed essere approvate dal Governo italiano, che in questi giorni ha invece confermato la necessità di quarantena per coloro che provengono dai paesi non inseriti nella lista diramata dall’Unione Europea. Sarà anche interessante capire se potrà essere fatto un ragionamento a livello comunitario al riguardo, considerando ad esempio che il volo charter atteso da Bogotà arriverà a Madrid, quindi saranno le autorità spagnole le prime a dover rispondere della questione.

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