Doping, Jan Ullrich torna a parlare della sua epoca: “Gli sponsor delle squadre sapevano tutto, mi pagavano per non dire niente”
Jan Ullrich è tornato nel mondo del ciclismo, dopo un periodo molto difficile e, prima ancora, un’epoca, quella che l’ha visto in sella, scandita da problemi legati al doping. Il tedesco, che oggi ha 50 anni, è stato uno dei corridori più importanti del periodo a cavallo degli Anni Novanta e di quelli Duemila, prima di essere coinvolto nell’inchiesta denominata Operacion Puerto e, successivamente, di confessare l’utilizzo di pratiche illegali.
Ullrich è stato poi il protagonista di un documentario, “The Hunted”, che ne ha raccontato la vita, sportiva prima e di tutti i giorni poi, portando a luce i tanti problemi di dipendenza che lo hanno colpito nel corso degli anni. Oggi il tedesco è commentatore televisivo e recentemente ha parlato, in un programma della rete WDR, della sua esperienza da corridore, aggiungendo nuovi dettagli a quanto già raccontato in passato.
“Negli anni non ho dovuto affrontare cause legali o cose del genere, perché gli sponsor sapevano tutto – le parole di Ullrich – Non mi hanno silenziato, ma sono stato pagato bene per non parlare. C’era un accordo comune affinché nessuno dicesse niente in pubblico”. L’ex corridore ha poi confermato una volta di più che “negli anni seguenti il mio partner era diventato il whisky. Poi, grazie alla disintossicazione, ho capito di dover stare lontano dalla droga e dall’alcol”.
Ullrich ha aggiunto: “Ho potuto ammettere di essermi dopato quando è venuta alla luce la storia di Lance Armstrong, quando ci sono state molte più ammissioni e quando si è visto che non era un problema di pochi corridori, ma che si trattava di unu qualcosa di più radicato”.
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