Caso Froome, il britannico pronto a patteggiare?

Nuovo possibile ribaltone nella vicenda Chris Froome. Il britannico in questi mesi sta cercando di difendersi dopo il valore anomalo di Salbutamolo riscontrato nel suo corpo dopo la diciottesima tappa della Vuelta a España 2017. Inizialmente la difesa del portacolori della Sky associava il valore anomalo di Salbutamolo ad un problema di disidratazione, ma nelle ultime settimane questa idea è stata scartata, soffermandosi invece su un problema a livello renale. La situazione però ora potrebbe cambiare, con il vincitore dell’ultima Vuelta che potrebbe decidere di patteggiare per negligenza.

A svelarlo è il Corriere della Sera che spiega come l’idea arrivi dalla moglie e manager del corridore Michelle Cound, con il britannico che eviterebbe così il processo davanti al Tribunale Indipendente Antidoping. La decisione sarebbe stata sostanzialmente presa per il timore che una eventuale sconfitta potrebbe costargli molto più caro, visto il rischio di subire una squalifica di due anni (che alla sua età, significherebbe quasi carriera finita). Le istituzioni politiche e mediche, inoltre, non avrebbero gradito che il Keniano Bianco passi per un malato cronico, con numerose patologie da curare per poter correre.

Proprio la moglie del corridore la settimana scorsa avrebbe ingaggiato un mediatore tra atleta e federazione, con Froome che sarebbe disposto ad accettare una squalifica di cinque o sei mesi, cedendo la vittoria della Vuelta a Vincenzo Nibali ed il bronzo nella cronometro dei Campionati del Mondo a Nelson Oliveira. L’idea del britannico sarebbe a quel punto di auto-sospendersi fino al patteggiamento, nonostante il regolamento gli consentirebbe di correre, per preservare le sue possibilità di correre comunque un 2018 ad alto livello.

Se questa idea del patteggiamento sarà perseguita, molto importante sarà tuttavia valutare la decisione sulla durata della squalifica: con una sospensione di sei mesi (che scatterebbe dopo il 20 settembre, data in cui ha corso la crono iridata) potrebbe schierarsi sia a Giro d’Italia che Tour de France, mentre con una squalifica di nove mesi potrebbe partecipare solo alla Grande Boucle (peraltro senza poter essere al via di nessuna corsa prima di allora).

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