Sicurezza, Matteo Trentin preoccupato per i tanti incidenti in allenamento: “È una giungla, ogni volta che esci di casa non sai mai come tornerai”

Matteo Trentin torna a parlare di sicurezza. Un argomento caro al corridore dell’UAE Team Emirates, che in passato non ha esitato a scagliarsi contro l’Unione Ciclistica Internazionale e gli organizzatori di corse per la poca attenzione riservata a questo importante tema. Il 32enne, che poco più di un anno fa aveva partecipato al gruppo di lavoro dell’UCI che ha stilato le nuove misure di sicurezza da adottarsi in gara, questa volta si è però pronunciato sulla sicurezza durante gli allenamenti su strada, alla luce anche dei tanti incidenti nei quali sono rimasti coinvolti gli atleti in questo inizio di stagione, il più grave dei quali ha riguardato Egan Bernal.

“[La strada] È più una giungla che un vero e proprio ambiente di allenamento – ha dichiarato Trentin a Cycling Weekly – Questo è ciò con cui dobbiamo fare i conti ogni singolo giorno, lo sanno tutti. Ogni volta che esci di casa la mattina per allenarti non sai mai come tornerai, se in piedi o sdraiato in ambulanza. Dobbiamo prestare sempre più attenzione alle strade”.

Il 32enne ritiene che la situazione non sia assolutamente migliorata nel corso degli anni: “C’è più traffico, la gente si innervosisce. Non riesco nemmeno a contare quante volte un’auto mi ha sorpassato e poi ha svoltato subito a destra. Oppure un’auto mi ha superato e poi ha frenato per un dosso stradale dieci metri dopo. La gente si stressa per niente e mette in pericolo chi va in bicicletta”.

Come conseguenza di questi pericoli, l’ex campione europeo teme anche per il futuro del ciclismo: “Ho due figli, molti corridori hanno figli, ma non molti sono contenti che i loro figli vadano in strada. Quale sarà il futuro del ciclismo se tutti i genitori non permetteranno ai loro figli di andare in bicicletta? Penso che il ciclismo abbia davvero bisogno di riflettere su questo”.

“Quando parliamo come sindacato dei corridori italiani, il più delle volte non parliamo di noi – ha proseguito il corridore trentino – Parliamo del perché i bambini non possono andare a scuola o al parco in bicicletta. Del perché una signora non può andare a fare la spesa o a lavorare in bicicletta, perché temono per la propria vita”.

Per provare ad evitare gli incidenti, il portacolori dell’UAE Team Emirates cerca “di fare tutto il possibile”, utilizzando “una luce frontale, una luce posteriore e vestiti abbastanza visibili”, ma invita anche gli automobilisti a essere più tranquilli: “Se sai che la strada è piena di ciclisti, prenditi cinque minuti in più. Se la maggior parte delle persone fosse più rilassata, avremmo meno incidenti in generale”.

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