Italia, Cordiano Dagnoni: “Davide Cassani ha contratto sino al 30 settembre, ma un presidente può farsi la sua squadra”

Cordiano Dagnoni interviene sull’addio anticipato di Davide Cassani ai Giochi di Tokyo 2020. Il commissario tecnico della nazionale maschile su strada sta infatti tornando in Italia dopo la conclusione degli eventi di sua stretta competenza, non assistendo così alle prove su Pista come fece ai Giochi di Rio 2016. Ormai chiaro che il suo ruolo di direttore tecnico e coordinatore della nazionali è sostanzialmente scaduto in favore del Team Manager Roberto Amadio voluto dal nuovo corso della Federciclismo, il 60enne faentino sembra ad un passo dal lasciare anche il suo ruolo di CT, risultato anche di un incontro con il nuovo presidente.

“Del futuro di Cassani ho parlato con lui nei giorni scorsi: voleva sapere subito cosa sarà, gli ho spiegato che è in programma un consiglio federale a fine agosto e le valutazioni e le scelte saranno fatti in quella occasione – spiega all’Ansa colui che da pochi mesi è il successore di Renato Di Rocco – Conferme a Cassani ora non gliele posso dare, comunque lui ha un contratto fino al 30 settembre che ‘copre’ anche i mondiali. È stato fatto dalla precedente gestione federale, anche giustamente, per dare continuità tecnica”.

Dagnoni non nasconde tuttavia che un cambio appare più che plausibile, anche se al momento non avanza nomi né certezze, in una direzione o nell’altra: “Ma è anche evidente che un Presidente da poco eletto abbia il diritto di farsi la sua squadra. Gianni Bugno (che da più parti viene ora dato come primo candidato, soppiantando Giuseppe Martinelli avanzato nelle scorse settimane, ndr) è più di un amico, è un fratello. Nomi però ora non sono in condizione di farne“.

Il presidente della Federciclismo respinge tuttavia le accuse di aver mandato a casa il CT della nazionale maschile, ribadendo che si tratta di un obbligo formale in base al regolamento in vigore ai Giochi: “Una cosa però la voglio puntualizzare: Cassani è rientrato in Italia perché le regole ai Giochi in tempo di pandemia dicono che, esaurito il suo compito, e le prove su strada sono finite, un tecnico deve rientrare a casa: fosse stato per noi, lo avremmo anche tenuto qui”.

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