Giro d’Italia 2022, CPA e atleti Gazprom chiedono sostegno al gruppo: “Vogliamo risposte dall’UCI”

Il CPA e i corridori della Gazprom-RusVelo chiedono al Giro d’Italia di tenere alta l’attenzione sulla loro situazione. Il sindacato dei corridori ha indetto, infatti, una conferenza stampa a cui hanno partecipato il presidente Gianni Bugno, il presidente dell’ACCPI Cristian Salvato e una rappresentanza degli atleti composta da Marco Canola Christian Scaroni, in cui è stato presentato un braccialetto azzurro. L’obiettivo è quello di chiedere ai corridori impegnati alla Corsa Rosa di indossare questo accessorio come segno di solidarietà nei confronti di chi si trova senza squadra non per colpa sua. La squadra russa è stata, infatti, chiusa dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e ancora non è stata trovata una soluzione per permettere all’organico di tornare a lavorare.

Se Bugno si è limitato a sottolineare come l’iniziativa non sia “una forma di protesta, ma di sensibilizzazione per invitare a chiedersi perché questi ragazzi non possono correre“, è stato Marco Canola a parlare maggiormente del progetto: “Questa è una cosa simbolica che deve fare capire quello che noi stiamo passando da inizio marzo. Da quando l’UCI ha ritirato la licenza alla nostra squadra ha posto tutti noi atleti in una situazione insostenibile. Ci troviamo in uno stato d’animo a terra e non sappiamo se possiamo continuare con il nostro lavoro e con il nostro stipendio”.

“Tutto questo rende vano il lavoro e i sacrifici fatti negli anni – ha aggiunto il classe 1988 che già si era rivolto pubblicamente all’UCI – Io non voglio finire la mia carriera così e non me lo merito, ma penso anche a tanti giovani: non credo sia giusto che un corridore così giovane debba pagare colpe che non sono sue. Abbiamo lavorato con il CPA e abbiamo chiesto agli altri corridori di portare questo braccialetto, ma vogliamo risposte dall’UCI. Abbiamo parlato più volte e abbiamo ricevuto risposte vaghe. Le nostro proposte sono state rigettate e l’unica soluzione è stata di affidarci ad una assicurazione bancaria per tre mesi, ma non possiamo pensare al nostro futuro se non possiamo metterci in mostra correndo“.

“Lo sport e la politica non devono immischiarsi – ha continuato il vicentino – Sappiamo che è una situazione particolare perché c’è di mezzo la guerra, ma il nostro obiettivo è che una situazione del genere non si ripeta più. Abbiamo cercato la via diplomatica, ma mi chiedo se dobbiamo cercare qualcosa di più forte, come una protesta scendendo in strada. Non so se l’UCI si merita di governare uno sport come questo: l’immagine del ciclismo rischia di essere infangata”.

Scaroni, invece, si è soffermato soprattutto sul difficile stato d’animo dei suoi colleghi: “Oggi saremo potuti essere molti di più, ma lo stato d’animo è a terra e tanti corridori sono con l’umore sotto i piedi. Il nostro obiettivo è quello di provare a smuovere le acque”.

Durante la conferenza è stato affrontato anche il tema della possibilità di chiedere una deroga all’UCI per permettere ad altre squadre di ampliare il numero di corridori sotto contratto. Una proposta che ha ricevuto una risposta negativa perché questo avrebbe potuto creare dei vantaggi nella lotta per i punti del ranking per passare nel WorldTour. Tra le altre possibili vie di uscita cercate c’era stata anche quella di chiedere l’intervento del TAS che, però, non ha portato a nessun cambiamento. Per il momento, tra i corridori italiani del team, il solo Nicola Conci sembra essere riuscito a trovare un ingaggio per continuare a correre, accontentandosi però di una soluzione di compromesso. Sono tornati in formazioni continental, trovando entrambi posto in squadre del proprio paese, Michael Kurkle (Elkov-Kasper) ed Eirik Lunder (Team Coop).

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