Tour de France 2018, Top/Flop del giorno

La nostra rubrica che, tra il serio ed il faceto, traccia il bilancio della giornata appena conclusasi al Tour de France 2018.

TOP

Team Sky: Gestisce a proprio piacimento i ritmi della corsa e cuoce a fuoco lento tutti gli avversari. Nel finale può permettersi perfino di fare a meno dei servigi di Wout Poels ed Egan Bernal riuscendo comunque a dominare la tappa. Il bello viene adesso: come gestire il dualismo tra la maglia gialla Geraint Thomas e il capitano designato Chris Froome? Alla strada il compito di sbrogliare un dolce nodo.

Tom Dumoulin (Sunweb): Ti attendi l’allungo in discesa di Nibali o Bardet e invece l’unica azione convinta (e convincente) la produce lui. Un attacco improvvisato e ben congegnato, di concerto con Kragh Andersen, che per poco non lo porta a dama. Ormai ha scoperto in maniera netta le carte e le prime vere salite lo hanno rivelato come l’avversario più credibile della corazzata Sky.

Damiano Caruso (BMC Racing Team): In una squadra rassegnata a perdere la maglia gialla e ormai impossibilitata a lottare per la classifica generale, gli viene lasciata licenza di pungere e per poco non la sfrutta appieno. Al traguardo, complice anche la resa negli ultimi metri di Mikel Nieve, è il migliore tra i fuggitivi di giornata. Più che una consolazione, un incentivo a riprovarci. Il terreno non manca.

FLOP

Movistar: Le montagne partoriscono tre topolini. Gli spagnoli partono in assetto da guerra e chiudono con una mesta ritirata. La serie di errori da matita rossa costella il finale. Prima non si muove nessuno per sfruttare la testa di ponte Valverde, poi si capisce il perché: né Quintana né (un più giustificato) Landa hanno le gambe per far male. I propositi di inizio Tour appartengono già alla preistoria.

Mitchelton-Scott: Vedi Adam Yates naufragare e pensi a Caleb Ewan sul divano. La formazione australiana, anche per scelte tattiche, è la sorella bruttina di quella ammirata al Giro d’Italia. Sulle rampe finali viene lasciata carta bianca a Nieve che – suo malgrado – non finalizza, mentre il capitano naufraga e abbandona con largo anticipo i sogni di gloria sprofondando nel peggiore degli incubi.

Jakob Fuglsang (Astana): È forse il più fragoroso tra i tonfi di giornata. Il solido corridore ammirato per dieci giorni si scioglie come neve al sole sulle rampe più dure verso La Rosiére. I 3’53” incassati all’arrivo gli fanno perdere otto posizioni e sentenziano ogni ambizione. L’Alpe d’Huez lo chiama a una scelta: se sarà un’altra resa, il futuro prossimo è nella caccia giornaliera.

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