Pagelle Tirreno-Adriatico 2019: Roglič spietato e Yates bello a metà – Bettiol, Maestri e Viviani le luci italiane

Primož Roglič (Jumbo-Visma), 9,5: Ribalta negli ultimi cinque chilometri una gara che gli era sfuggita di mano sin dal primo giorno. Costretto a rincorrere Yates già dalla cronosquadre, mai in grado di metterlo seriamente in difficoltà e costretto a perdere la sua ruota verso Recanati, lo sloveno affila lo sguardo tagliente alla Ivan Drago in coda a una cronometro che lo conferma – una volta di più – il miglior interprete delle brevi corse a tappe dell’ultimo biennio. Rispetto al recente passato non ruba l’occhio, ma porta a casa con cinismo un’altra vittoria di gran peso per palmares e morale.

Adam Yates (Mitchelton-Scott), 9: Appena 31 centesimi gli sottraggono la possibilità di ottenere uno dei successi più prestigiosi della sua carriera. Costruisce mattone dopo mattone un muro che fa crollare a sorpresa sul più bello, vanificando quanto di buono fatto sia correndo in difesa (verso Fossombrone) che attaccando sui muri recanatesi. Vento e conformazione fisica non certo da specialista lo fanno spegnere prima del dovuto nella cronometro finale, intaccando però solo parzialmente un giudizio che resta senza dubbio più che positivo.

Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), 9: Si porta via due tappe, quelle che gli bastano per diventare attualmente il plurivittorioso di stagione e per vestire gli scomodi panni di favorito in vista della Classicissima. Se a Pomarance fagocita un arrivo particolarmente adatto alle sue caratteristiche, a Jesi festeggia con un’azione scaltra e impronosticabile. Gli sfugge solo l’obiettivo della classifica generale, pur provando a tenere duro nelle tappe più complicate, ma il piazzamento finale – inficiato da una cronometro corsa decisamente a basse frequenze – è comunque degno di nota.

Jakob Fuglsang (Astana), 8,5: Il danese è in una condizione di forma probabilmente mai avuta in carriera. La cronosquadre d’apertura gli fa perdere diverso tempo, ma ciò gli permette di correre all’attacco e regalare spettacolo. Vince in grande stile la tappa di Recanati, risalendo la classifica generale fino al podio, e la dedica a Michele Scarponi gli fa ancora più onore.

Alberto Bettiol (EF Education First), 8: Viva una resurrezione sportiva incorniciata da due podi di tappa e dalla palma di miglior italiano (11°) in classifica generale. Se il terzo posto di Pomarance, alle spalle di due fuoriclasse da corse di un giorno, matura su un arrivo che ben si sposa con le sue doti, stupisce e meraviglia il secondo nella crono finale, cartina di tornasole di una condizione eccellente e che potrà suffragare nella Classicissima. Dopo il buio del 2018 il “ritorno a casa” gli ha decisamente giovato.

Alexey Lutsenko (Astana), 7,5: Quello che costruisce verso Fossombrone è un autentico capolavoro di cui neppure i due scarabocchi delle cadute mettono in discussione il valore, oltre a rappresentare un successo che ne può modificare definitivamente la statura di atleta. La sensazione è quella che il kazako, dominatore per il secondo del Tour of Oman, abbia finalmente raggiunto la piena maturità agonistica e neppure il fisiologico calo del giorno seguente, con l’uscita dai giochi per la classifica procedendo verso Recanati, intacca un giudizio fortemente positivo.

Sam Oomen (Sunweb), 7: A tratti si sostituisce al capitano designato nel tentativo di curare la classifica, a tratti sembra ancora mancargli qualcosa per poter lottare ad armi pari con i migliori. Si porta via dalla Corsa dei due Mari una maglia bianca che volge lo sguardo al futuro e fotografa un presente già interessante, in coda a una performance che ne ribadisce tutto il potenziale sui tracciati duri.

Mirco Maestri (Bardiani-CSF), 7: Due anni fa aveva ricevuto honoris causa da Sagan una maglia arancione che l’allora campione del Mondo in carica gli aveva soffiato sul più bello. La seconda che aggiunge nella sua collezione personale è invece tutta farina del suo sacco e lo ripaga di una corsa vissuta costantemente mettendo la testa fuori dal gruppo e battagliando con ferocia su tutti i traguardi volanti previsti dal percorso.

Simon Clarke (EF Education First), 7: Dopo il secondo posto finale al Tour de la Provence e l’ottavo alle Strade Bianche, conferma un’insospettabile brillantezza curando la classifica di una squadra che sfiora anche il colpaccio parziale con un ritrovato Bettiol. L’australiano resta con i migliori nelle due dure tappe marchigiane e, anche senza avere le energie per provare a metterli in difficoltà, si porta a casa un buon piazzamento finale.

Elia Viviani (Deceuninck-Quick Step), 7: È l’unico velocista ad aggiudicarsi una tappa e la statistica si commenta già da sola. Se la si abbina all’allestimento di un treno ancora rivedibile e al terzo posto di ieri, con gentile concessione ai compagni, non si può certo dire che la spedizione del campione italiano (che a Foligno ha fatto brillare per la prima volta la maglia tricolore in patria) sia stata infruttuosa. Il paradosso è che tra sé e il grande sogno che coltiva sabato l’avversario più ostico paia essere proprio la qualità debordante della squadra di cui fa parte.

Tom Dumoulin (Sunweb), 6,5: I muri del centro Italia non sono l’ideale per un corridore con le sue caratteristiche, ma il forte olandese si difende bene e alla fine chiude quarto in classifica generale. Purtroppo per lui, non riesce a sfruttare a dovere le due cronometro, visto che il ritardo accumulato nelle frazioni del weekend è troppo ampio per poter essere recuperato contro il tempo

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 6,5: Il francese non si tira mai indietro quando corre in Italia, ma la sua forma non è ancora quella desiderata. Paga le accelerazioni di Adam Yates e compagnia, prova a ricucire con tanta grinta, ma le gambe non gli permettono di andare oltre un quinto posto che riesce a conquistare grazie a una buona prestazione nella cronometro finale.

Davide Cimolai (Israel Cycling Academy), 6,5: Tra Pomarance e Jesi coglie i migliori risultati stagionali e, soprattutto, torna a fiutare un profumo che gli manca ormai da tanto tempo. A secco da due anni, in terra marchigiana arriva a pochi centimetri dal colpaccio a scapito di Alaphilippe, iniziando così a testimoniare la bontà della scelta di “retrocedere” in una Professional per ricavarsi spazi personali maggiori. I prossimi appuntamenti lo chiamano ora a salire un ulteriore gradino e la scelta di non disputare la cronometro finale per preparare la Sanremo la dice lunga sul rilancio delle ambizioni.

Greg Van Avermaet (CCC Team), 6: Non coglie un risultato pieno, ma si rivela all’altezza della situazione effettuando nel complesso un buon lavoro in vista delle Classiche, dove ha il dovere di migliorare quanto di poco fatto un anno fa. Battuto da Alaphilippe a Pomarance, non riesce a tenere le ruote nelle tappe coi Muri e prova a rifarsi scombinando i piani dei velocisti a Jesi, dove non ha successo il suo tentativo di giocare d’anticipo.

Tiesj Benoot (Lotto Soudal), 6: Giunto all’appuntamento sulla scorta di un periodo non particolarmente felice, si difende discretamente concludendo tre volte nei primi dieci e una – a Pomarance – ai piedi del podio di tappa, salvando così la spedizione di una formazione costretta a fare i conti con le defaillance di un Tim Wellens (5) mai competitivo. I 34” secondi persi a Foligno a causa di una foratura avvenuta a ridosso della zona neutralizzazione gli fanno sfumare la possibilità di aggiudicarsi la maglia bianca, ma nel complesso la sua prova con vista sulle classiche è accettabile.

Wout Poels (Sky), 6: Come prevedibile è lui a farsi carico delle ambizioni di classifica di una Sky che non può far leva su Thomas. Assolve solo parzialmente alla missione, entrando tre volte nei primi 10 di tappa ma senza mai essere della partita per il successo parziale nonostante terreni particolarmente congeniali alle sue doti.

Clément Venturini (Ag2r La Mondiale), 6: Si inserisce con buon profitto nelle rare occasioni riservate ai velocisti, ricavando un 7° e un 4° posto finale che ne confermano la caratura di sprinter affidabile, sebbene non sia certo un vincente nato. Soprattutto a Jesi, in assenza di un treno vero e proprio, è bravo a battezzare le ruote giuste centrando così quello che ad oggi è il suo miglior risultato in un appuntamento World Tour.

Rui Costa (UAE Team Emirates), 6: Spesso coi migliori, mai con i primi. L’iridato di Firenze produce una prestazione in linea col livello delle sue ultime stagioni, lambendo più volte la top ten di tappa e centrando quella della classifica generale. Non ha la brillantezza per insidiare gli scalatori più performanti ed è costretto a una gara di difesa che lo conferma in crescita rispetto a quanto fatto all’UAE Tour.

Giacomo Nizzolo (Dimension Data), 6: Si ferma ai piedi del podio a Foligno, dove rivela di essere ancora un gradino indietro rispetto ai migliori sprinter in circolazione e incapace di tornare su quei livelli che gli erano appartenuti fino a due anni fa, si ritira due giorni dopo per i problemi fisici legati a una caduta avvenuta nella giornata precedente.

Davide Formolo (Bora-hansgrohe), 6: Con Majka fuori causa ha la possibilità di correre da leader nelle frazioni mosse e la sfrutta a dovere verso Fossombrone, producendo anche un paio di accelerazioni sulla salita dei Cappuccini. Si spegne nel circuito di Recanati, venendo così tagliato fuori dai giochi di classifica e restituendo un senso di incompiutezza alla sua prestazione globale.

Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 5,5: Non si è presentato all’appuntamento con lo smalto dei giorni migliori, complici problemi fisici nell’avvicinamento allo stesso, e lo ha sfruttato essenzialmente per allenarsi, come testimoniato dalle montagne russe nei risultati e nelle prestazioni. Molla senza sfinirsi nelle frazioni più complicate, agli sprint prova la carta dell’anticipo a Foligno (2°) e si perde nel traffico a Jesi (5°). Ma guai a sottovalutarlo sabato, anche perché alcune delle perle migliori della sua collezione le ha incastonate quando è partito senza tutti i riflettori puntati addosso.

Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida), 5,5: Gli appuntamenti più attesi sono ancora spostati in avanti nel calendario, ma è innegabile che alcuni degli avversari con i quali si ritroverà a sgomitare sulle strade del Giro siano più avanti di lui. Sfrutta l’appuntamento per mettere fieno in cascina lasciando carta bianca a Matej Mohoric (6 politico, avrebbe potuto correre meno di rimessa e provare a capitalizzare qualche trabocchetto disseminato qua e là lungo i tracciati) e ha il merito di non mollare mai la presa, spendendosi anche in lavori “sporchi” (leggasi tirare il gruppo nei chilometri finali delle frazioni pianeggianti) per rifinire la condizione. Occhio a darlo per spacciato in vista di sabato: anche un anno fa, infatti, arrivò alla Classicissima con una forma tutt’altro che entusiasmante.

Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 5,5: Forse scottato dal precedente di un anno fa, quando una caduta gli fece saltare tutte le classiche, non si prende rischi inutili e rinuncia alla seconda e ultima volata. Non brilla però neppure nella prima, a Foligno, non riuscendo a sprigionare la sua potenza e ad insidiare minimamente Viviani. Via Roma servirà a stabilire le percentuali corrette tra pretattica e carenza di condizione.

Rohan Dennis (Bahrain-Merida), 5: Acquistato per rappresentare un valore aggiunto nelle prove a cronometro, non riesce a fornire il proprio contributo né in un deludente esercizio a squadre né quando ha facoltà di mettersi in proprio, svalutando la sua maglia da iridato della specialità a San Benedetto del Trento. Al servizio di Nibali, non ha inoltre modo di provare a curare una generale dai cui giochi si tira fuori sin da subito.

Sacha Modolo (EF Education First), 5: Che non sia un inizio di stagione particolarmente brillante lo confermano le (non) volate prodotte a Foligno e Jesi, dove si piazza rispettivamente 20° e 14°. Dopo la piazza d’onore all’esordio all’Etoile de Bessèges, il percorso di crescita del suo 2019 si è cristallizzato. Basterà l’approssimarsi della corsa che lo ha consacrato al grande pubblico, ormai nove anni fa, a risvegliarlo?

Richard Carapaz (Movistar), 4,5: Chiamato allo scoperto dal primo appuntamento World Tour dopo essersi disimpegnato discretamente in Sudamerica tra Argentina e Colombia, stecca sparendo nell’anonimato senza mai mettere in mostra le sue attitudini di scalatore. La sua prova globale è un ibrido che non porta a nulla negandogli, oltre alla possibilità di curare la classifica generale, anche gioie parziali senza mai centrare l’azione giusta.

Phil Bauhaus (Bahrain-Merida), 4,5: Gli viene messo a disposizione un discreto treno – con l’aggiunta di un vagone di lusso come Nibali verso Jesi – per esprimersi in volata, ma restituisce come “miglior” piazzamento il 16° posto di Foligno. Nelle tre corse a tappe alle quali ha preso parte finora per la prima volta resta fuori da una top ten, proseguendo un processo involutivo che ora non può più essere giustificato (come avvenuto nel 2018) dalle frizioni con la squadra.

Gianni Moscon (Sky), sv: Scende troppo presto di sella per poter restituire barlumi di giudicabilità alla sua prestazione. Pesantemente condizionato e limitato dalla duplice caduta in cui è rimasto coinvolto all’UAE Tour, si ritira già verso Fossombrone e si presenterà alle Classiche del Nord con una grossa incognita su tenuta e affidabilità.

Damiano Caruso (Bahrain-Merida), sv: Una fastidiosa bronchite gli impedisce in un colpo solo di proseguire la corsa dopo tre tappe, di essere d’aiuto a capitan Nibali e di provare a ripetere l’exploit di un anno fa, quando si arrese a Kwiatkowski solo all’ultima recita. Probabilmente (risultato della cronosquadre alla mano) non sarebbe riuscito a migliorarsi, ma il beneficio del dubbio lo accompagnerà almeno fino alla prossima uscita a pieno regime.

Geraint Thomas (Sky), sv: Giudizio necessariamente da sospendere sul vincitore dell’ultima Grande Boucle. In difficoltà verso Pomarance, dove giunge con un ritardo di 1’23” dal vincitore Alaphilippe a testimonianza di una condizione ancora in fieri, alza bandiera bianca nella tappa con arrivo a Fossombrone per problemi di stomaco. Ai Paesi Baschi si capirà quanto avranno influito sui suoi progressi in vista del grande obiettivo stagionale.

Nacer Bouhanni (Cofidis, Solutions Crédits), sv: Talmente vuoto da arrivare addirittura fuori tempo massimo già nella cronosquadre inaugurale, il velocista francese fa suonare un preoccupante campanello d’allarme in previsione della Sanremo in coda a un mese e mezzo in cui non è ancora riuscito a sbloccare il tabellino personale. Alla Nokere-Koerse in programma domani l’ultima chance per invertire la rotta prima di sabato.

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