Vini Zabù, il team si autosospende dopo il caso De Bonis: nessuna corsa fino alla conclusione delle indagini

La Vini Zabù si autosospende dopo il caso Matteo De Bonis. Il corridore della formazione italiana era risultato positivo all’EPO, assumendosi poi tutte le responsabilità di quanto accaduto, ed era stato sospeso dal team, con i NAS che  intanto hanno perquisito le case di 22 persone delle squadra. Il team manager Angelo Citracca, finito nel mirino del MPCC insieme a Luca Scinto, ha così rivelato a Cyclingnews che il team ha deciso di autosospendersi e quindi di non disputare alcuna gara fino a quanto le indagini non saranno concluse, con la speranza comunque di riuscire a conservare la Wild Card per il Giro d’Italia.

Abbiamo deciso di non correre fin quando le indagini saranno in corso – ha esordito – Ci sembra la cosa giusta da fare. Abbiamo chiesto all’UCI di ascoltare la nostra versione dei fatti. Non abbiamo una data, né sappiamo come il processo disciplinare si svolgerà. C’è il rischio che non correremo il Giro, ma chissà. È accaduto tutto così in fretta che non stiamo nemmeno pensando al Giro. Stiamo ancora cercando di capire cosa sia successo. Abbiamo raccolto delle prove e le abbiamo fornite alla polizia e all’UCI. Noi non siamo coinvolti. Le nostre investigazioni interne hanno funzionato, non siamo coinvolti nel doping e in quello che è successo, l’abbiamo dimostrato. Il corridore coinvolto ha ammesso di aver fatto alcune cose con altre persone e ha detto di non aver passato nulla agli altri corridori del team”.

Citracca è stato poi invitato a rispondere anche alle accuse del Movimento per un Ciclismo Credibile: “Devo rispondere all’UCI, non al MPCC. Quanti ne ha avuti l’Androni negli ultimi 25 anni? Lascio che siano gli altri a fare i calcoli. Noi paghiamo per il passaporto biologico, non il MPCC. Quello che dicono non ha molto senso. A noi interessa solo dimostrare che non siamo coinvolti in questo caso e che questo non ha nulla a che vedere con il team”.

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