Caja Rural-RGA, Sergio Martín racconta la sua vita un mese dopo l’incidente: “Le mie gambe non sentono nulla”

A un mese dal tremendo incidente capitatogli in allenamento, Sergio Martín descrive la sua condizione attuale. Il corridore spagnolo è stato investito da un’automobile mentre stava pedalando in sella alla bici da cronometro e ha riportato la frattura di 5 costole e, soprattutto, 2 vertebre. “Soprattutto”, perché i danni riportati alla colonna attualmente non permettono al 26enne di muovere autonomamente le gambe. È lo stesso Martin, portacolori della Caja Rural-Seguros RGA, a raccontare, attraverso una lettera, quella che è oggi la sua vita.

“8 aprile. Oggi sono un mese e un giorno dall’incidente, il giorno che ha cambiato completamente la mia vita. Prima la mia priorità principale erano i watt, la prossima gara e passare un po’ di tempo con i miei amici per staccare la spina, ora penso che debbano mettersi dal lato dove sono rivolto per evitare che mi faccia male al sedere.

Sì, è così. Non sono in grado di ruotare il corpo e, a meno che non sia qualcun altro a farlo per me, dormo tutta la notte nella stessa posizione.

Anche i miei orari sono cambiati. Prima portavo a spasso il cane, uscivo per allenarmi, lavoravo e andavo a mangiare tra le 2:30 e le 4, a seconda della durata dell’allenamento. Ora mi svegliano e in poco tempo ho la colazione su un vassoio, mi sollevano sulla sedia e vado a fare riabilitazione con la fisioterapia o la terapia occupazionale.

Nel pomeriggio ho la fortuna di ospitare la mia famiglia e i miei amici, il che rende la mia permanenza qui molto più piacevole. Parliamo di cose, ridiamo e mi portano cose di cui potrei aver bisogno, come un po’ di prosciutto o qualcosa di gustoso dalla pasticceria locale, anche se non sono goloso di dolci….

Ma appena se ne vanno torno alla realtà. Qui vicino c’è un paziente affetta da una malattia chiamata sindrome di Guillain Barré, che non riesce a parlare se non con una specie di voce urlata, ma senza riuscire a vocalizzare. Lo sento, vedo altri pazienti sulla sedia che tornano nella stanza, e quando sono da solo sulla sedia per un po’, guardo in basso e vedo le mie gambe, ancora lì, e comincio a pensare.

Quelle gambe che mi hanno dato tanta gioia in bicicletta, che ho sentito bruciare per aver dato tutto in una tappa della Vuelta, ora non sentono nulla. Non ci sono, non si muovono, non sentono né freddo né caldo, è una sensazione strana.

Mi mettono a letto tra due inservienti che mi dicono qualcosa di divertente per migliorare la situazione e spengo le luci.

Domani è un altro giorno”.

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