CajaRural-RGA, il TM Hernandez ribadisce l’estraneità del team alla Operacion Ilex: “Non abbiamo niente da nascondere, non abbiamo fatto niente di male”

La Caja Rural – RGA ribadisce la sua completa estraneiità alla Operacion Ilex e di non avere legami con il medico Marcos Maynar. A entrare più nel dettaglio dopo il comunicato emanato nei giorni scorsi è il team manager Juan Manuel Hernandez che respinge completamente ogni accusa, segnalando inoltre come ne l’UCI né le istanze antidoping abbiano in alcun modo contattato il team per chiedere spiegazioni dopo quanto emerso. Gli unico contatti sono stati con la direzione della Vuelta a España, visto che le prime indiscrezioni sono uscite durante la corsa e coinvolgevano anche un corridore del team presente in gara Orluis Aular, che era stata così mandato a casa dalla squadra a scopo precauzionale.

“Abbiamo deciso di ritirarlo per non creare problemi – commenta al Diario de Navarra il dirigente spagnolo – Si è trattato di una misura precauzionale. Nessuno ci ha consigliato di farlo, nessuno ci ha detto di fermare Orluis, né la Vuelta ci ha fatto pressione […] Anche la Guardia Civil ci ha detto che non ci sono problemi e possiamo stare tranquilli. In realtà gli inquirenti ci hanno anche consigliato di non farlo ritirare, altrimenti poteva sembrare ci sentivamo colpevoli. Ci hanno comunque sostenuto in tutto e ha ribadito che non siamo colpevoli di nulla. Siamo ancor più tranquilli per questo”.

A questo punto il problema sembra che lo stesso team manager, e un gruppo di atleti seguiti alla stessa università dove esercita Maynar, si siano dunque trovati al posto sbagliato al momento sbagliato. “Collaboriamo con la Università di Caceres, così come con quelle di Madrid e Murcia – spiega Hernandez – Ci hanno collegato a questo caso con cui non abbiamo niente a che vedere. Non c’entriamo nulla con questo caso. Molti corridori di molte squadre collaborano con l’università di Caceres e noi non siamo coinvolti in nessun caso o causa legale. Ero stato io ad andare a parlare con i preparatori e alle università perché sono il manager del team. Sono stato a quella università e non ho visto né conosciuto Maynar. Con me sono venuti quattro ciclisti, di cui non dirò i nomi, così come altri sono stati a Madrid o in altre università”.

Riguardo le conversazioni whatsapp che sono state citate non ha molto da dire: “Non sono mie, sono tra ciclisti e non c’è molto. Sono stato a Cáceres solo una volta, e Maynar non c’era. Non ho avuto alcun contatto con lui. Non c’è nessuna comunicazione da parte mia. Li ho portati lì perché sono il team manager e sono quello che negozia con tutti”.

Il loro referente era un certo Nacho, che tuttavia “è poi risultato anche lui indagato”, ma ovviamente spiega non ne avevano idea finché non è esploso il caso: “Si occupava della preparazione fisica dei nostri ragazzi, così come di quella di molte altre squadre. Ma non risulta da nessuna parte che i nostri ciclisti abbiano assunto o fatto qualcosa di illegale”.

Chiaramente ora i rapporti con l’università di Caceres sono interrotti e la squadra ha “fornito alla polizia tutto quel che è stato richiesto”. “Ma, mai, mai siamo stati coinvolti in qualcosa”, ribadisce Hernandez che sottolinea sempre di sentirsi tranquillo rispetto alla questione. “In questo caso ci sono alcune persone coinvolte e si sa chi sono – aggiunge – Io sono 40 anni che sono nel ciclismo e non ho mai avuto alcun problema di questo tipo. La Caja Rural è l’unica squadra dilettantistica con controlli interni e i nostri professionisti fanno anche controlli aggiuntivi rispetto al passaporto biologico. Lavoriamo con circa 50 corridori l’anno, possono esserci delle mele marce, e alcune nella nostra storia le abbiamo avute, ma che venga dalla squadra è surreale. La Caja Rural non ha nulla da nascondere perché non abbiamo fatto niente di male“.

Nelle carte dunque ci sarebbero solo elementi circostanziali fuori contesti, inviati da una fonte anonima che voleva danneggiare la squadra professional spagnola nel momento clou della sua stagione. “Dietro può esserci solo una questione di invidia per non essere alla Vuelta, non vedo altri motivi – commenta in proposito – Il dossier è stato inviato in molto molto subdolo, con molta cattiveria. Bisogna essere una brutta persona per fare una cosa del genere”.

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