Operazione Aderlass, chiamato in causa il manager Milan Erzen ma il suo avvocato smentisce

Proseguono le udienze del processo sull’Operazione Aderlass. L’agenzia di stampa tedesca dpa  ha riportato le testimonianze del processo che si sta svolgendo al Tribunale di Monaco di Baviera e che vede come imputato il medico tedesco Mark Schmidt. Secondo quanto riportato, uno degli investigatori avrebbe rivelato che Milan Erzen avrebbe tentato di contattare Schimdt nel 2014, ma che il dottore tedesco si sarebbe rifiutato di collaborare con il manager sloveno (che successivamente sarebbe stato tra gli uomini più importanti del progetto Bahrain – Merida alla sua nascita). Questo presunto tentativo di contatto era stato già riportato dal quotidiano francese Le Monde lo scorso anno, ma lo stesso Erzen aveva già provveduto a definire, tramite cyclingnews, “falso e infondato qualsiasi riferimento ad un suo coinvolgimento nella Operazione Aderlass”.

“Voleva una relazione d’affari” sarebbe la testimonianza dell’investigatore, che viene riportato aver spiegato come Erzen avrebbe chiesto informazioni su un “dispositivo” per la preparazione o l’elaborazione del sangue. L’agenzia di stampa tedesca, rilanciando ipotesi già circolate (ma mai confermate) già lo scorso anno, ha anche riportato che in seguito alle notizie sul coinvolgimento di Erzen, l’Unione Ciclistica Internazionale avrebbe aperto un’indagine. Tuttavia, ad oggi non risulta ufficialmente nessuna indagine né essere stato avviato alcun procedimento nei suoi confronti.

L’avvocato di Erzen, Blaž Tomažin Bolcar ha precisato in un comunicato mandato innanzitutto ai media sloveni, che “tra il 2013 e il 2016, Milan Eržen non ha svolto alcun ruolo nel ciclismo. Il messaggio di testo (SMS) del 2014 al dottor Schmidt non ha quindi nulla a che fare con il ciclismo. Inoltre, non c’è mai stata alcuna forma di collaborazione tra Eržen e Schmidt ed inoltre non c’è mai stato alcun legame tra Milan Eržen e Primož Roglič o Tadej Pogačar”. Questo ultimo accenno ai due campioni sloveni riguarda eventuali speculazioni apparse sui media nazionali, anche se nessuno dei due corridori è stato mai concretamente accostato alle indagini che invece hanno portato alle squalifiche di altri loro connazionali, alcuni dei quali appartenenti alla formazione emiratina.

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