UAE Team Emirates, per l’allenatore John Wakefield finora “non abbiamo ancora visto il miglior Pogacar”

Uno dei corridori che, lo scorso anno, ha dimostrato una grande crescita è sicuramente Tadej Pogacar. Dopo sole due stagioni da professionista, il 22enne della UAE Team Emirates, impegnato in questi giorni alla Tirreno-Adriatico, può già essere a buon diritto inserito in quel ristretto gruppo di corridori che possono essere considerati i più forti al mondo. Uno status acquisito non solo in virtù del suo successo al Tour de France, ovviamente il più importante della sua breve carriera, ma anche per le prestazioni offerte in quasi tutte le gare alle quali il talento sloveno si presenta al via, persino quelle apparentemente meno adatte alle sue caratteristiche, come dimostrato alla recente Strade Bianche. Secondo John Wakefield però, allenatore e responsabile delle performance del team emiratino, il mondo non ha ancora visto il miglior Pogacar.

“Qualcuno mi ha chiesto alla fine dello scorso anno, ‘È questo il miglior Tadej?’ Personalmente direi no. Non credo che abbiamo ancora visto il miglior Tadej – ha dichiarato Wakefield a Velonews – Direi che dal prossimo anno, fino ai prossimi tre, è quando vedremo il vero Tadej, il che a pensarci è abbastanza spaventoso”.

“C’è sempre spazio per lo sviluppo in ogni atleta. Questo è ciò su cui stiamo lavorando con Tadej e abbiamo tempo per farlo”, ha proseguito l’allenatore sudafricano, che non crede che il 22enne sloveno sia un corridore completo, ma che ci vada molto vicino: “Non sto dicendo che sia un ciclista completo, non esiste una cosa del genere. Ma fisiologicamente è uno di quelli in quel uno o due percento al top“.

È soprattutto a livello mentale che sembra risiedere la forza di Pogacar: “La sua caratteristica migliore, per me, è che non va mai nel panico, non si stressa mai o è di cattivo umore. È sempre lo stesso. Non è mai stressato nemmeno in una brutta giornata, è ancora tipo, ‘È stata una brutta giornata, ce la faremo domani’. Credo davvero che questo sia uno degli elementi chiave per le sue prestazioni”.

“Bisogna essere in grado di avere certi numeri, avere quella resistenza e la capacità di recupero – sottolinea Wakefiled – ma credo davvero che il suo approccio mentale alle cose sia ciò che lo aiuta a essere super tranquillo durante le gare“.

Dove e come potrà quindi crescere Pogacar? “Anche se si trattasse solo di migliorare a cronometro, o lavorare per essere più efficienti a certe altitudini, quella è crescita. Sono quelle piccole cose su cui vogliamo lavorare con lui e su cui tutti intorno a lui lavoreranno per farlo crescere e migliorare. Forse i suoi numeri non miglioreranno, ma ci sono ancora molti modi per renderlo più forte”, ha concluso Wakefield.

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