Trek-Segafredo, Giulio Ciccone: “Farò Giro d’Italia e Vuelta a España: preferisco vincere tappe, non penso alle classifiche generali”

28 anni da pochi giorni, Giulio Ciccone può definirsi un corridore nel pieno della maturità sportiva. Sull’abruzzese della Trek-Segafredo si sono spesso riposte tante delle speranze italiane di avere un uomo da Grandi Giri ma la traiettoria di carriera che Ciccone sta seguendo sembra aver preso un’altra direzione. In carriera finora l’azzurro ha vinto 3 tappe al Giro d’Italia ed è andato vicinissimo a lasciare il segno anche su un traguardo del Tour de France (secondo nel 2019 a La Planche des Belles Filles), riuscendo comunque a mettersi addosso, e a difendere a lungo, la Maglia Gialla.

Le Maglie, però, continuano a non essere il primo pensiero di Ciccone: “In tanti dicono cose – le parole del corridore raccolte da Marca – Ma negli anni la situazione è cambiata. Abbiamo visto che posso vincere tappe, ma impormi nelle classifiche generali dei Grandi Giri è una cosa cui ora non penso granché. Nel prossimo futuro cercherò di essere competitivo e di dare sempre il massimo. Poi, vedremo a che punto potrò arrivare. Di certo, preferisco i successi di tappa a fare quinto, sesto o settimo in una classifica finale. La vittoria è sicuramente un risultato più bello”.

Rispetto al 2022, il portacolori della Trek-Segafredo cambierà programma: “Il 2022 è stato un anno difficile, anche se è arrivato il successo di tappa al Giro. Come voto mi do un 6,5. Sono sicuramente mancati gli obiettivi che mi ero prefissato e ora mi sto preparando per quelli della prossima stagione. L’anno scorso ho fatto Giro e Tour, mentre nel 2023 farò Giro e Vuelta a España.  Cercherò di partire un po’ più forte, rispetto agli anni precedenti”.

Cosa manca a Ciccone per arrivare dove spera? “Prima di tutto, un po’ di fortuna, perché ho avuto molti problemi di salute. L’anno scorso, prima del Giro, stavo bene e poi è arrivato il Covid, che mi ha condizionato. Ma alla fine, quando sto bene, so esprimermi con regolarità: mi manca un po’ di sorte per continuare a crescere”. Fino al livello di Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard? “Loro sono fenomeni. In questo momento ci sono 4-5 corridori che hanno una marcia in più. Il livello è aumentato moltissimo e il ritmo delle gare è impressionante. Pogačar e Vingegaard sono i Messi e i Ronaldo del ciclismo, fanno la differenza rispetto agli altri. Remco Evenepoel? Ha dimostrato quanto sia forte, è uno di quei fenomeni di cui parlavo”.

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