Sky, Froome: “Convinto di poter fare cinque anni al top, sono ossessionato dalla necessità di miglioramento”

Chris Froome non sa ancora cosa fare nel 2019, ma ha le idee molto chiare sui suoi progetti a più ampio raggio. Se per la prossima stagione il corridore simbolo del Team Sky deve ancora decidere fra Giro d’Italia e Tour de France, con una netta preferenza comunque per l’opzione più sicura per portarlo al quinto successo alla Grande Boucle, nel complesso ha un’idea precisa della sua carriera e di come continuare. Autore quest’anno dell’impresa più memorabile con la cavalcata vittoriosa iniziata sul Colle delle Finestre, portandolo al trionfo di Roma, il Keniano Bianco ha così trovato anche una nuova dimensione sotto alcuni aspetti, ma non nel suo essere e sul suo focus principale, che restano comunque i grandi giri.

“Certo, mi piacciono i Monumenti, se la Liegi capitasse in un periodo diverso potrei anche farci un pensierino, ma devo accettare che la mia strada sia quella delle corse a tappe – spiega alla Gazzetta dello SportNon è questione fisica o di doti atletiche, quanto di preparazione“. Un campo in cui, assieme alla squadra, ha dimostrato di avere una meticolosità eccezionale. Alla costante ricerca dei propri limiti, ha sorpreso con pedalate e ritmi inusuali: “Credo di riuscire a fare allenamenti che pochi al mondo, forse nessuno, potrebbe sopportare. Sono di un’intensità pazzesca. Provo ogni volta a superare i miei limiti. Talvolta sono state fatiche più dure che in corsa. Si dice ‘no pain, no gain’ (nessun dolore, nessun guadagna, ndr)”.

Se in passato aveva portato questo estremo sino ad allenarsi di notte, indirizzato da allenatori e preparatori ha smussato gli eccessi facendo dell’allenamento uno dei suoi punti di forza. “In corsa magari per un po’ riesci a stare a ruota e tirare il fiato. In allenamento cerco sempre un’intensità che vada oltre. Succede che faccia salite più veloci che in corsa, lo Zoncolan del Giro ne è un esempio. In ricognizione sono andato fortissimo. Devi portare il tuo corpo in allenamento oltre ogni limite. Devi essere abituato a superare i limiti, come volume di intensità, perché questo limite, in corsa, deve diventare normale. Io vado più veloce e più forte in allenamento che in corsa. Io sono ossessionato da questa necessità di miglioramento, sono affamato da tutte quelle cose che mi fanno migliorare. Mi ci dedico enormemente, con un lavoro durissimo”.

Se da un lato ammette di essere “un uomo normale”, che cambia i pannolini, si sveglia di notte e cucina (pur spiegando di amare questa attività che richiede “un ritmo lento”), dall’altro la preparazione appare come la luce guida delle sue giornate, anche quando è fuori stagioni e non sarebbe strettamente necessario. “La maggior parte del tempo la trascorro pensando e studiando come migliorare il mio rendimento – ammette aver illustrato alla rosea le sue numerose attività sportive per diletto (dal gravel alla corsa, passando per l’immersione – Ci metto una passione totale per capire ogni minimo dettaglio“.

Con il tempo potrebbe comunque apportare alcune piccole modifiche al suo consueto modo di ragionare. “Ho sentito di una nuova corsa con arrivo sul Ventoux – ammette – Attira la mia attenzione. Non cambio ora, magari lo farò per l’Olimpiade di Tokyo 2020 (con un percorso per scalatori, ndr)”. Due eccezioni dunque, ma un disegno e un canovaccio ormai da tempo costruiti che non ha intenzione di stravolgere completamente, almeno non fino a quando non avrà raggiunto quello che attualmente è il grande obiettivo della sua carriera, che condiziona dunque pesantemente anche le scelte per la prossima stagione.

“Non ho ancora deciso, bisogna sedersi con la squadra e ragionare – spiega riguardo i GT da scegliere nel 2019 (mentre intanto l’organizzatore della Vuelta a España si dice convinto che avrà il campione 2017 al via) – Il Giro è una corsa molto spettacolare, il Tour è il miglior modo per misurare il tuo valore come corridore. Non nascondo che i cinque successi sono un obiettivo. Voglio entrare in quel club speciale con Anquetil, Hinault, Indurain e Merckx”.

Arrivato tardi al grande ciclismo, avendo iniziato ad imporsi ad alti livelli solo a 27 anni, Froome si augura di poter invece avere una carriera ancora abbastanza lunga. Grazie a questa sua grande attenzione e capacità, fisica e mentale, di fare una vita da atleta tutto l’anno, le possibilità ci sono e il britannico si mostra fiducioso. “Sono convinto di potere resistere per altri cinque anni – aggiunge – Quindi fino a 38 anni. Ma dovrò essere al top della forma”. Ovviamente, uno come lui, ormai abituato ad essere ai vertici, difficilmente si potrebbe accontentare di un ruolo marginale.

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