Qhubeka Nexthash, Fabio Aru: “La fede è tanto importante nelle vittorie quanto nelle sconfitte. Non ci si appella a Dio solo nelle difficoltà”

Fabio Aru racconta il suo rapporto con la religione. Il corridore della Qhubeka Nexthash, che alla Vuelta a España 2021 sta correndo l’ultima gara professionistica della sua carriera, si è raccontato in un’intervista a Famiglia Cristiana, raccontando della prima maglia da gara acquistata a Lourdes fino ad arrivare ai momenti difficili in maglia UAE e il sorriso ritrovato con la nuova squadra. Il sardo ha ricordato anche le difficoltà nel dover lasciare la sua terra e l’importanza di appellarsi alla fede (nel suo caso quella in Dio) non solo nei momenti difficili, ma anche quando le cose vanno per il meglio.

La vita di uno sportivo è fatta di vittorie e sconfitte, ma la fede è tanto importante nelle prime quanto nelle seconde – ha commentato – Non ci si appella a Dio solo nel momento della difficoltà, ma occorre ricordarsi di quello che ci dona anche quando le cose vanno bene, anche quando pensiamo che il successo sia normale”.

Il vincitore della Vuelta 2015 ha poi raccontato dell’udienza con Papa Francesco (“la migliore esperienza che potessi fare”), arrivata proprio dopo una caduta nel GT spagnolo: “L’anno precedente, in una tappa della Vuelta, ero caduto a 70 chilometri all’ora. Siccome tutto andò bene, non potevo che ringraziare Dio così, anche quando il professionismo ci allontana dalla possibilità di praticare con costanza”.

Dopo aver parlato del rapporto con la sua Sardegna e dei Quattro Mori che porta sempre sul casco, il villacidrese ha commentato anche la decisione di ritirarsi: “È giunto il momento di dare la priorità ad altre cose nella mia vita, alla mia famiglia. Spero di essere stato in grado di dimostrare i veri valori della sportività durante la mia carriera”.

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