Pagelle Tirreno-Adriatico 2023: Roglic già in versione Robocop, Ganna e Ciccone in mostra, Tao è rinato, gli uomini da Classiche si nascondono

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 10 e lode: Parte da dietro, supera tutti in uno sprint ristretto, taglia il traguardo per primo, accenna un sorriso e spegne il computerino. Questa è una scena che abbiamo visto ripetutamente, come in quei film in cui il protagonista è costretto a rivivere più volte la stessa giornata, ma stavolta non siamo in un film e il giorno non è sempre lo stesso, semplicemente lo sloveno domina l’intera settimana, portandosi a casa tre tappe e conquistando tutte le classifiche (a eccezione ovviamente di quella dei giovani). Questa era la sua prima corsa stagionale, e se il buongiorno si vede dal mattino, gli altri pretendenti al Giro d’Italia sono avvisati.

Joao Almeida (UAE Team Emirates), 9: Alla fine è lui il capitano della UAE. In una squadra in cui sembrano esserci tanti leader, il portoghese si gestisce come suo solito e alla fine è il migliore dei suoi e nella penultima tappa decide anche di mettere i compagni a fare il forcing per provare un assalto, invano, alla leadership di Roglic. Al termine della corsa ha dichiarato di non avere rimpianti, ma è chiaro che se questa corsa è servita per stabilire le gerarchie interne in vista degli appuntamenti futuri, dai prossimi appuntamenti il feeling con i compagni dovrà crescere ulteriormente.

Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 9: Due splendide vittorie di tappa che ne fanno il migliore dei velocisti nella Corsa dei Due Mari, a conferma di una dimensione ormai pienamente raggiunta per un corridore che sa destreggiarsi negli sprint con o senza treno (certo, quando il tuo uomo è Mathieu Van Der Poel è anche un po’ più facile). Di ottimo auspicio per una primavera in cui arriva con grandi ambizioni per dimostrare di essere più di un velocista.

Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), 8,5: In una Ineos che si è riscoperta all’improvviso a corto di capitani per le corse a tappe, il britannico sta vivendo una fase di rinascita. Dopo il podio e una vittoria di tappa alla Volta a la Comunitat Valenciana, il classe ’95 è grande protagonista anche nella corsa dei Due Mari, ottenendo un altro podio finale, stavolta a livello WorldTour, un risultato che gli mancava da una tappa del Giro del Delfinato del 2021 e addirittura dal Giro d’Italia vinto nel 2020 limitando la statistica alle sole classifiche generali. Con l’addio di Carapaz e con Thomas e Bernal ancora fermi ai box, Tao è tornato proprio quando la Ineos ha più bisogno di lui e spera di poter far durare il più lungo possibile questo momento, magari proprio fino alla Corsa Rosa.

Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), 8: Nella tappa di Tortoreto si prende, un po’ a sorpresa, la maglia di leader, sfruttando anche la grande prova nella crono inaugurale. A quel punto il tedesco capisce che può ottenere un grande risultato e prova a difendere il podio. L’obiettivo gli sfugge proprio sull’ultima tappa con arrivo in salita, ma 11″ (quelli che gli mancano dal terzo posto di Geoghegan Hart) non possono cancellare una settimana in cui è stato grande protagonista e che fanno davvero ben sperare per il futuro.

Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 8: Vince la crono inaugurale e si gode per un altro paio di giorni la maglia azzurra di leader. Il dominio nella prova contro il tempo e le precedenti due corse a tappe affrontate avevano fatto pensare a qualcuno che il piemontese potesse anche provare a difendersi per ottenere un piazzamento nella generale, ma i percorsi della seconda metà di settimana erano oggettivamente troppo duri per lui. L’ex campione del mondo si è quindi messo a disposizione della squadra, portandosi a tirare in testa al gruppo nei momenti in cui la squadra ne aveva bisogno. Da applausi la rimonta nel vento!

Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 7,5: All’abruzzese è mancata solo la vittoria in una corsa che certifica definitivamente il suo ritorno nelle zone alte delle classifiche delle corse a tappe. Il capitano della Trek-Segafredo dimostra di non aver subito il contraccolpo psicologico della beffa subita alla Volta a la Comunitat Valenciana persa all’ultima tappa e nel corso della settimana riesce a reagire subito anche a una botta a un ginocchio dopo che un auto dell’organizzazione gli investe la bici. Il classe ’94 non vede l’ora di essere al via del Giro d’Italia nel suo Abruzzo, ma con lo stato di forma dimostrato, che l’ha portato al quinto posto finale, con anche un secondo posto di tappa alle spalle solo di Primoz Roglic, anche nelle Ardenne potrebbe puntare a qualche piazzamento di alto livello.

Fabio Jakobsen (Soudal-QuickStep), 7,5: Un successo al primo sprint utile che certifica ancora una volta la sua affidabilità, al comando di una squadra che non è sempre stavolta è stata ineccepibile. Le altre volate sono state meno proficue, ma il suo sigillo era già arrivato e in vista dei grandi obiettivi stagionali continua ad confermarsi ai massimi livelli.

Wilco Kelderman (Jumbo-Visma), 7: Il neerlandese si è ambientato subito nel nuovo team. Roglic forse non ne avrebbe bisogno, ma l’ex Bora-hansgrohe fa un grande lavoro per lui, restando in classifica quasi fino alla fine. Nella tappa dei muri, il classe ’91 non riesce a tenere, ma ci pensano i compagni Attila Valter e Tiesj Benoot (6,5 per entrambi) insieme a Wout van Aert, di cui parleremo più giù, a tenere al sicuro Roglic. Il trentunenne è appena tornato in una squadra che è cambiata molta da quando la aveva lasciata da giovane talento ancora non del tutto espresso, ma si è probabilmente già guadagnato molto affetto e molta stima all’interno della compagine di Richard Plugge.

Alexander Vlasov (Bora-hansgrohe), 7: Il risultato finale non è il massimo, ma gli va dato atto di essere stato l’unico a provare a mettere in difficoltà Roglic. Il russo, infatti, ha provato a sorprendere lo sloveno attaccando da lontano nella tappa dei muri, arrivando anche a prendersi la leadership virtuale. Il lavoro degli uomini Jumbo e soprattutto il forcing della UAE permettono al gruppo di rientrare sulla sua azione, ma lui può consolarsi sapendo di averci provato e di averci regalato spettacolo. Il settimo posto finale non gli cambia di certo la vita, ma se riesce a essere pericoloso anche quando la forma non è al 100%, potrebbe riuscire a regalarsi una grande stagione.

Mikel Landa (Bahrain Victorious), 6,5: Non brilla nella tappa più adatta a lui (ma quel giorno, a parte un encomiabile Damiano Caruso (6,5), tutti si guardano), ma resta sempre con i migliori e nella tappa dei Muri è tra i più dinamici e coraggiosi. La sua azione rischia di venire vanificata dalla rischiosa scelta di passare sulla canalina al lato della strada, ma viene poi graziato dalla giuria che gli annulla la penalità consentendogli così un discreto piazzamento finale in una corsa in cui non ha realmente avuto modo di esprimersi a fondo.

Enric Mas (Movistar), 6,5: Sempre nel vivo dell’azione, mai davanti a tutti. Lo spagnolo è spesso tra coloro che lottano per la vittoria, ma sbaglia i tempi e così alla fine si trova con una classifica che forse non rende giustizia alla sua condizione, visto che gli altri lo superano grazie al tempo guadagnato a cronometro e agli abbuoni. Migliorando la gestione degli sprint finali, potrebbe essere uno dei principali protagonisti nella Campagna delle Ardenne.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 6,5: Per il secondo anno di fila chiude la Corsa dei Due Mari in Top10. Il classe ’90, che appenderà la bici al chiodo a fine stagione, sembra aver ritrovato la sua dimensione dopo alcuni difficili e appare pronto a godersi il finale di carriera sperando in altri risultati come questo, anche se sicuramente vorrà provare a farsi vedere maggiormente.

Hugh Carthy (EF Education – EasyPost), 6,5: Ci mette la grinta ed è interessante ritrovarlo nelle posizioni di vertice, anche quando la tappa a lui più adatta è pesantemente condizionata dalle condizioni climatiche. Anche lui, come Landa, rischia la beffa per una scelta ai limite del regolamento, ma conclude poi nei dieci una settimana in cui si ritrova spesso e volentieri con i primi.

Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 6,5: Dopo la grande prova di due anni fa, stavolta il belga torna senza obiettivi di classifica. Alla fine torna a casa comunque con delle top 10 parziali e riuscendo a fare anche un buon lavoro per Roglic nella tappa dei muri. Per lui, come per Roglic, questa era la prima uscita stagionale ed è servita soprattutto per mettere chilometri nelle gambe in vista dei grandi appuntamenti della primavera, a partire dalla Milano-Sanremo di sabato prossimo.

Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep), 6,5: Anche lui come gli altri specialisti delle Classiche si fa vedere, ma senza esagerare nel corso della settimana. L’ex campione del mondo è un prezioso vagone nel treno di Fabio Jakobsen, ma a Tortoreto cerca anche la gloria personale, battuto solo dall’eccezionale Primoz Roglic di questi giorni. La sensazione è che la sua forma sia cresciuta nel corso della settimana con lo scopo di farlo arrivare al top nelle Monumento primaverili.

Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), 6,5: Il neerlandese, almeno a parole, è quello che sembra meno soddisfatto, anche se comunque non preoccupato, delle sue prestazioni di questi giorni. Il classe ’95, infatti, ha chiuso senza alcuna top 10 e riuscendo a essere protagonista solo nelle tappe di Foligno e San Benedetto del Tronto, quando tira due volate perfette a Jasper Philipsen, bravissimo poi a finalizzare negli ultimi metri. Anche per lui come per Alaphilippe e Van Aert l’appuntamento è alla Sanremo per iniziare a fare sul serio.

Biniam Girmay (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Ci mette la grinta e la determinazione, ma che non sia ancora al suo miglior livello appare evidente giorno dopo giorno, tanto nelle volate che nelle frazioni più mosse, che lo respingono senza grandi possibilità di appello, malgrado lui comunque provi a metterci del suo. La grinta e la determinazione gli valgono la salvezza.

Simone Consonni (Cofidis), 6: L’ottimo stato di forma delle ultime settimane non basta a supplire delle volate che non sono propriamente le più adatte alle sue caratteristiche. Raccoglie così qualche piazzamento che conferma una discreta gamba, ma che chiaramente non può bastare quando ci sono velocisti potenti di primo piano.

Alberto Dainese (Team DSM), 6: Per qualche motivo in squadra non è ancora l’uomo di riferimento per gli sprint malgrado abbia dimostrato di poter ottenere risultati importanti, ma quando ne ha l’occasione prova sempre a lasciare il segno e il terzo posto nella tappa conclusiva, malgrado un approccio non proprio ideale, è la conferma che con più fiducia e uomini al suo servizio può ottenere di più.

Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 5,5: Non brilla, ma è un discorso comune a tutti i cacciatori di classiche. La differenza per lui è che dal britannico ci si aspetta anche qualche risultato importante in salita e questo non arriva. Una caduta lo priva delle possibilità di risultato in una tappa che la squadra aveva impostato su di lui e un’altra lo taglia fuori dalla corsa l’ultimo giorno, quando tuttavia ormai i verdetti erano già decisi. Non esita comunque a mettersi al servizio del team quando necessario.

Adam Yates (UAE Team Emirates), 5,5: Se questa era la sua occasione per risalire posizione nelle gerarchie interne, non è andata proprio come sperato. Il britannico chiude sì in top 10, ma a oltre un minuto dal compagno Joao Almeida, per il quale forse a questo punto si sarebbe potuto sacrificare anche di più. L’impressione è che sia passato dalla Ineos alla UAE per restare nel ruolo di gregario di lusso, forse non proprio ciò che sperava.

Dylan Groenewegen (Team Jayco-AlUla), 5,5: Sfiorare la vittoria all’ultimo giorno dopo non aver certo brillato negli sprint precedenti lo avvicina alla sufficienza, visto che è una questione di poco, ma di certo non esce come avrebbe voluto da una settimana di corsa in cui le occasioni non mancavano.

Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 5: Lo statunitense non ha mai nascosto di voler puntare sulle corse a tappe, nonostante i buoni risultati nelle corse di un giorno. La sua presenza in squadra, dunque, riempie di punte la formazione emiratina, che non ha il coraggio di scegliere, fino a quando è la strada a fare la sua selezione, con l’americano che crolla nella tappa dei muri, uscendo addirittura dalla top 10, dopo essere stato in top 5 per l’intera settimana. Rimandato.

Thymen Arensman (Ineos Grenadiers), 5: Non è ancora scoccata la scintilla tra il corridore neerlandese e il suo nuovo team. La formazione di Dave Brailsford sembrava la squadra ideale per far fare il salto di qualità all’ex DSM dopo le grandi prestazioni delle scorso anno, ma al momento il classe ’99 sembra addirittura in fase di regressione. Probabilmente è soltanto una questione di condizione o di ambientamento nel nuovo team, anche perché siamo solo a marzo, e già tra un mese o due potremmo trovarci a scrivere cose completamente opposte, ma al momento il ventitreenne sta facendo più fatica del previsto.

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 5: Dei tre capitani della Bora-hansgrohe è l’unico che ne esce proprio male. Se Kämna ha indossato la maglia di leader e Vlasov è stato protagonista di quello che di fatto è stato l’attacco più pericoloso alla leadership di Roglic (ed entrambi hanno comunque chiuso in top 10), l’australiano non ha nulla di positivo da portarsi via da questa settimana italiana. Il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia, però, quest’anno punterà sul Tour de France e quindi ha più tempo per ritrovare la condizione rispetto agli altri due, che dovrebbero essere protagonisti alla Corsa Rosa.

Fernando Gaviria (Movistar), 5: Terzo nella prima volata, poi quasi non si vede più, finendo lontano nelle volate successive. I buoni segnali di inizio stagione non sono ancora del tutto spariti, ma affinché si confermino serve di più. Molto di più.

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