Israel-Premier Tech, per Chris Froome “la retrocessione non è ancora sicura. In ogni caso, il sistema triennale può essere letale per le squadre”

Per la Israel-Premier Tech non è ancora detta l’ultima parola. O almeno, nella squadra israelo-canadese c’è ancora un pizzico di ottimismo per quel che riguarda la possibilità di restare nel novero delle formazioni World Tour, a fronte della recente retrocessione decretata dalla classifica triennale 2020-2022 dell’UCI. Il sodalizio del presidente Sylvan Adams ha comunque presentato domanda d’iscrizione, confidando magari in qualche problema burocratico-gestionale di altre formazioni aventi diritto. C’è quindi qualche settimana di attesa davanti, anche se il verdetto sembra ormai ineludibile.

Secondo Chris Froome, uno dei volti da copertina della Israel-Premier Tech, trattasi di verdetto discutibile, almeno sul piano regolamentare: “Il sistema ha bisogno di essere perfezionato – le parole del britannico raccolte da CyclingNews – Ci sono sicuramente dei difetti, in particolare la base su tre anni. Stando così le cose, è una condanna a morte per squadre che vivono anno dopo anno, nel vero senso delle parole. Se queste si sentono dire che per tre anni di fila non parteciperanno al Tour de France, allora chiudono i battenti. Non sono contro il concetto di retrocessione, ma mi piacerebbe vedere che si ragionasse in funzione di un singolo anno”.

Froome parla anche del sistema di punteggio, bollato già da altri addetti ai lavori come “folle”. “Noi abbiamo vinto due tappe al Tour 2022, ma se si guarda ai punti effettivamente raccolti, hanno lo stesso peso di piazzare due corridori nella Top 10 di una gara della Coppa di Francia. Questo aspetto, in termini di risultati, proprio non sta in piedi. Il modello deve essere perfezionato, in modo che sia più rappresentativo del mondo del ciclismo professionistico”.

In casa Israel-Premier Tech ci sono comunque ancora speranze: “La retrocessione non è ancora definita – il commento di Froome – Aspettiamo che l’UCI approvi l’iscrizione di tutte le squadre. In quel momento le cose saranno sicuramente più chiare. Cosa farà la squadra se diventerà Professional? Non conosco i dettagli, non è giusto che ne parli”. Il riferimento è al proposito di Sylvan Adams di adire le vie legali, nei confronti dell’UCI, in caso di retrocessione “certificata”.

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