Parigi-Roubaix 2019, contratto in settimana per Tafi? “Se avrò questa opportunità, per me sarà qualcosa di grande. Magari andrò in fuga…”

Andrea Tafi ci crede. La sua voglia di Parigi – Roubaix 2019 non è una boutade, ma un ambizioso progetto che probabilmente non si risolve semplicemente con la sua partecipazione all’Inferno del Nord. Vincitore nel velodromo più famoso nel 1999, vuole tornarci a vent’anni da quel trionfo come corridore, quando sarà ormai alla soglia dei 53 anni. Un’idea che fa molto discutere nell’ambiente: dagli appassionati agli addetti ai lavori tutti hanno una propria opinione, favorevole o contraria, divertita-arrabbiata-stupita-incredula-chipiùnehapiùnemetta… Ma lui guarda avanti e pensa a come realizzare questo progetto nato “quando in testa mi è caduta una pietra”, come scherzando ci riferisce.

“Stavo pedalando con gli amici e mi hanno detto che potevo ancora fare la Parigi – Roubaix – spiega – Gli dicevo di no, che non era possibile, ma poi ho riflettuto e mi son detto che, in effetti, avrei potuto”. La domanda che tutti si pongono è con quali obiettivi può realisticamente prendervi parte. La sua risposta è molto semplice: “Per me sarebbe meraviglioso fare tutto il percorso, come fatto venti anni fa. So che non posso giocarmi la vittoria. Penso che sarà una bella storia da raccontare”. Anche se, l’idea di una corsa completamente anonima potrebbe stargli anche stretta: “Quando sarò in corsa, non so cosa farò. Magari andrò in fuga…

Assente dalle corse dal 2005, quest’anno si è presentato, quasi per gioco (o forse aveva già altro in mente, perlomeno nel suo subconscio?), al via di una piccola corsa in Ungheria, la V4 Special Series Debrecen – Ibrany, per un totale di 157,6 chilometri. Al traguardo fu 37°, un risultato non proprio esaltante, ma considerando che era arrivato praticamente senza preparazione, può fare ovviamente molto di meglio. “Faccio molta bici, ma non ho fatto una preparazione specifica – aggiunge – Ma se faccio una preparazione specifica, faccio tutto per bene per arrivare all’obiettivo”.

Ovviamente, pensare a corridori ormai non proprio più giovanissimi che continuano non può non far venire in mente Davide Rebellin, che a 47 anni continua la sua incredibile carriera. “Ma lui fa tutto, anche le montagne, per me sarebbe difficile – ammette – Ma il pavé e la pianura posso farcela senza problemi“. Non lo preoccupano neanche le critiche del suo ex compagno Johan Museeuw, con il quale ha tanto corso e condiviso. “La mia ambizione non è vincere, io non punto a niente del genere – ribadisce – Per me essere al via sarebbe già speciale, non è irresponsabile. Per me la salute è la cosa più importante e penso che non sia un problema. Penso che se ci pensa un po’, magari vorrà farlo anche lui”.

Tra le numerose critiche subite, direttamente o indirettamente, il fatto che possa togliere posto ai giovani, visto che per correre dovrà avere un contratto con una squadra quantomeno Professional, privando eventualmente anche di un posto in una corsa di primissimo piano. “Ho il massimo rispetto per i giovani, io non tolgo il posto a nessuno – chiarisce – Loro sono il futuro, io sono il passato, lo so, è una cosa completamente diversa. Se avrò questa opportunità, per me sarà qualcosa di grande“.

Qualcosa che potrebbe anche non fermarsi qui… “Mi auguro che la settimana prossima ci sarà un contratto, così presenteremo tutto il progetto”, precisa e se gli si chiede se questa sua idea non sia che un preludio ad un suo ritorno nel mondo del ciclismo, anche con altre prospettive, lancia l’amo: “Ora vogliamo fare un passo alla volta. Si comincia così, poi si vedrà…

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