Tour de France, Thierry Gouvenou: “In futuro possibile una tappa con lo sterrato. Tappe lunghe? Per disegnare un GT non ci sono regole precise”

Thierry Gouvenou commenta i possibili futuri percorsi del Tour de France. In un’intervista rilasciata a Sans Filtre, il braccio destro di Christian Prudhomme ha commentato con entusiasmo l’ultimo Tour, parlando soprattutto della spettacolare prima settimana, ma ha dato anche alcuni interessanti spunti sul futuro. L’ex corridore francese non ha escluso in futuro una tappa caratterizzata dallo sterrato, come accadrà al Tour de France Donne nel 2022 e come è già accaduto nell’ultima edizione del Giro d’Italia. Proprio parlando della corsa rosa, al transalpino è stata chiesta un’opinione sul percorso del Giro, che Oltralpe vedono come pensato appositamente per provare a differenziarsi dalla Grande Boucle.

“Chiaramente ci siamo domandati se mettere o meno questo genere di percorsi al Tour – ha dichiarato riferendosi allo sterrato – Ci pensiamo da tempo e abbiamo cercato molti luoghi adatti e abbiamo notato che al sud di Troyes c’era quello di cui avevamo bisogno. Le donne saranno pioniere, ma monitoreremo la cosa con attenzione. Se sarà bello, penso che non ci vorrà molto prima di inserirlo anche nel percorso del Tour. […] Non faremo più differenze tra uomini e donne, possiamo vedere le stesse cose. Anche se io pensavo il contrario prima, poi ci hanno sorpresi con il modo in cui hanno corso la Roubaix. Si possono di certo trarre degli insegnamenti dalle corse femminili. È un primo assaggio, sappiamo che ci sono molti altri percorsi”.

Il classe ’69 si è poi soffermato sulla lunghezza delle tappe, rispondendo indirettamente sia al percorso del Giro che a Patrick Lefevere, che aveva invocato tappe più brevi: “Per disegnare un GT, io penso che non ci siano regole precise e, soprattutto, non bisogna precludersi nulla. Se in un dato momento, un organizzatore sente di fare in un certo modo, ha ragione di farlo. Non ho commenti da fare sul percorso del Giro, ma non penso che sia pensato deliberatamente per essere contrapposto al Tour de France. Si parla anche quando si mettono delle tappe troppo lunghe, con troppe salite e alla fine non succede nulla e tutto si gioca negli ultimi due o tre chilometri, se non addirittura all’ultimo come al Grand Colombier nel 2020. Attualmente non serve a nulla mettere quattro o cinque salite in una sola tappa. La proposta di Lefevere? Se commento tutte le uscite di Lefevere, la cosa diventa lunga (ride – ndr). L’anno scorso il Giro aveva messo una tappa di 250 chilometri all’ultima settimana, ma il problema è che a ottobre e con tutte le restrizioni sanitarie non è la stessa cosa che a maggio. Per questo è complicato disegnare dei percorsi. Il lato psicologico, il maltempo, la fatica, cambiano la valutazione del percorso. Non è facile sapere cosa va bene e cosa no”.

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