Tour de France 2020, le ipotesi per correre in sicurezza: “La carovana potrebbe distribuire mascherine e gel. Dovremo essere più disciplinati che nell’esercito”

L’annuncio del divieto agli eventi con più di 5000 persone prima di settembre ha messo in dubbio lo svolgimento del Tour de France 2020. Appare chiaro come siano ancora molte le problematiche da risolvere per vedere regolarmente svolgere il più grande evento ciclistico al mondo, previsto dal 29 agosto al 20 settembre. In primo luogo dipenderà da come evolverà la pandemia in questa nuova fase di progressiva uscita dal lockdown. Quello che sembra certo è la Grande Boucle non si farà a porte chiuse e si potrà svolgere solo se ci saranno le condizioni sanitarie per farlo con il pubblico e in piena sicurezza anche per i corridori.

Non mancano dunque, da parte degli addetti ai lavori, le proposte per poter ripartire con la presenza del pubblico e in maniera sicura: “La gestione delle zone di partenza e di arrivo è facile da organizzare – il pensiero di Marc Madiot, general manager della Gropama-FDJ – con zone protette per tenere sotto controllo le persone che vi possono entrare. Sono fiducioso che ASO riesca a risolvere la situazione. Penso che non non sarà un compito insormontabile”.

Anche il dottor Michel Cerfontaine, medico della Cofidis, concorda sul fatto che non sia troppo complicato garantire la sicurezza per le aree di partenza ed arrivo, e suggerisce anche un’altra idea per il pubblico a bordo strada: “Se la carovana pubblicitaria del Tour de France potesse distribuire mascherine e gel idroalcolico invece di distribuire gadget con il loro logo, in modo che la maggior parte delle persone fosse protetta, penso che sia una cosa che, in teoria, potrebbe essere fattibile”.

L’aspetto più complicato è quello che riguarda la sicurezza dei corridori: se, ovviamente, non è possibile adottare misure di distanziamento in corsa all’interno del gruppo, è necessario pensare a delle misure di sicurezza molto rigide che investano tutti gli altri aspetti, come, per esempio, dividere le squadre in mini gruppi di corridori: “Dobbiamo essere assolutamente rigorosi, con una disciplina più rigida che nell’esercito – ha continuato Michel Cerfontaine – Una volta che tutti i team sono altrettanto rigorosi e avremo fatto abbastanza test su tutto lo staff e su tutti i corridori prima della gara, allora avremo forse la possibilità di avere un gruppo con zero contagi”.

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